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La Collezione Wurth e la parabola dell’apprendista di ferramenta

A Palermo, fino al giugno 2005, la Sala “Duca di Montalto” di Palazzo dei Normanni, ospiterà 50 delle opere della collezione privata dell’imprenditore tedesco.

di Paola Fagone - mercoledì 6 aprile 2005 - 11291 letture

Reinhold Wurth è un industriale tedesco con il pallino delle collezioni d’arte.

Fin dagli anni sessanta, il suo hobby, divenuto passione, lavoro, ricerca maniacale, ha prodotto una “modesta” collezione privata che comprende oltre settemila opere, costantemente aggiornate da nuovi acquisizioni. Il suo impero industriale, famoso nel mondo per la produzione di sistemi di fissaggio (chiodi, bulloni e derivati), sembrerebbe avere poco a che fare con l’arte, di ogni epoca e provenienza, invece è il marchio riconosciuto di una Fondazione e di un Museo che, ormai da tanti anni, promuove la cultura sotto ogni sua forma. La Fondazione Wurth infatti organizza nei propri spazi aziendali, eventi culturali di vario genere, con una attenzione particolare all’arte, primo e grande amore del suo fondatore.

Le attività culturali della multinazionale, che hanno eco in tutto il mondo, sono riconosciute con unanimità di consensi, da quanti considerano l’opera di Wurth, un vero e proprio mecenatismo.

Il 27 settembre scorso, ad Ancona, Wurth è stato insignito del prestigioso premio internazionale “Federichino 2004” per il contributo importante alla diffusione dell’arte e alla promozione culturale nel mondo.

Il Museo Wurth, prestigioso punto di riferimento della cittadina di Kunzelsau, nella Germania meridionale, raccoglie le più importanti opere di autori del passato e delle nuove avanguardie artistiche, con un ampia collezione, la “Collezione Wurth” appunto, di inestimabile valore.

A Palermo, fino al giugno 2005, la Sala “Duca di Montalto” di Palazzo dei Normanni, ospiterà solo cinquanta delle opere della collezione privata dell’imprenditore tedesco.

Una sequenza che abbraccia i capolavori dell’impressionismo e dell’espressionismo, partendo dalla fine dell’Ottocento fino alla prima metà del Novecento. Una carrellata di artisti, Monet, Pissarro, Manet, Sisley, Munch, per citare i più noti, che raccontano la storia del costume dei moderni.

Dalle esistenze, rappresentate con leggerezza, dei paesaggi impressionisti, ancora fortemente legati ad una pittura figurativa e paesaggistica.

Alle inquietudini, l’alienazione dell’essere umano, provato dall’industrializzazione, dalla guerra e dalle brutture della coscienza.

Opere pulsanti di sofferenza, tormento, come nello splendido esempio del “Vampiro” di Munch, saturo di vibrante angoscia.

L’incontro di Wurth con la città di Palermo avviene venticinque anni fa; durante un viaggio in Sicilia, l’imprenditore tedesco è incredibilmente attratto dalle meraviglie della ex capitale sveva, scrigno di capolavori architettonici di cui avere cura.

Da qui l’esigenza di dover contribuire seriamente al recupero di alcuni siti, che appartengono all’umanità. Dopo un fitto scambio epistolare, l’Assemblea Regionale, nella persona del Presidente Lo Porto, e la Fondazione Wurth stabiliscono un protocollo d’intesa volto al restauro e recupero della Cappella Palatina, della sala d’Ercole, della Torre Pisana di Palazzo dei Normanni, fortemente danneggiate dalle scosse di terremoto del settembre 2003.

Un intervento necessario ed urgente, che vede coinvolti i due enti in un progetto importante di salvaguardia e di promozione del territorio.

I lavori di restauro, non ancora completati, infatti non hanno impedito il regolare flusso di turisti in visita alla Cappella Palatina. Non solo, attraverso un percorso è possibile seguirne gli sviluppi e gli interventi.

Il protocollo inoltre prevede l’allestimento di mostre tematiche, con cadenza annuale e per i prossimi cinque anni, che possano esporre una parte delle numerose opere raccolte dalla Fondazione Wurth. Uno scambio culturale di successo vista l’alta affluenza di pubblico.

Un tentativo riuscito di avvicinare all’arte più gente possibile, con l’ingresso gratuito, a cui le iniziative della Regione ci ha ormai abituato; ed un fornito punto shop, accattivante e dotato di una divertente varietà di gadget (cataloghi, grembiuli, cartoline e altro) rigorosamente firmati Wurth.

Un operazione di marketing ben riuscita, capace di offrire arte di altissimo livello, con la leggerezza che si addice alla divulgazione che vuole essere popolare. Difficilmente si resiste alla tentazione di acquistare il “sale e pepe” a forma di vite e di bullone... L’allestimento rigoroso, è vietato oltrepassare le strisce bianche sul pavimento, permette di avere un incontro, non troppo ravvicinato, con veri e propri capolavori della pittura moderna.

In un atmosfera non troppo formale e piacevole, è un vero peccato non potere capire ciò che Reinhold Wurth spiega in una clip da uno schermo al plasma. Mandata in onda in tedesco, sembra fatta apposta per i numerosissimi turisti teutonici che è possibile avvistare sornioni tra la folla.

Ne è passato di tempo, fin da quando il piccolo Reinhold, lavorava come apprendista nella bottega di ferramenta del padre. Una parabola ascendente di grande prestigio, cui manco a dirlo, “Girodivite” non poteva astenersi di documentare.


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La Collezione Wurth e la parabola dell’apprendista di ferramenta
24 maggio 2006, di : un agente wurth

peccato che wurth mascheri con iul mevcenatismo per tacitater la coscienza il cinico esasperato sfruttamento dei suoi dipendenti!
    La Collezione Wurth e la parabola dell’apprendista di ferramenta
    13 luglio 2006, di : ll

    ma l’italiano di questo articolo è dovuto a una traduzione con babelfish???