Italiani a Berlino
Intervista con l’autore di Italien in Berlin, un libro dedicato a 500 anni di storia della presenza italiana a Berlino
Nei giorni scorsi é stato presentato a Berlino Italien in Berlin, un libro dedicato alla storia dei rapporti tra Italia e Germania, in particolare Berlino. Il volume racconta 500 anni della presenza italiana nella capitale tedesca soffermandosi soprattutto sul fenomeno dell`emigrazione e dello scambio culturale. L´autore, Gianluca Falanga, è nato a Salerno nel 1977, ha studiato letterature comparate a Torino e a Copenhagen e dal 2002 vive e lavora a Berlino, dove ha già pubblicato vari testi di saggistica in lingua tedesca.
Cosa ha spinto in tutti questi anni gli italiani a trasferirsi a Berlino?
Esiste un mito di Berlino che con il passare degli anni si è sempre colorato di caratteristiche diverse. Durante l´illuminismo Berlino é stata un rifugio per molti intellettuali italiani, vittime di persecuzioni da parte della Chiesa. Negli anni 20 si é sviluppato il mito di Berlino come città veloce, moderna e schizofrenica, una città d´avanguardia che rompeva con il passato e dove era possibile osservare le nuove tendenze politiche e artistiche d´Europa. Negli anni 60 si é diffuso invece il mito della città rivoluzionaria, erano gli anni del movimento studentesco cui seguì un decennio più tardi il movimento delle case occupate. Il mito di Berlino assume oggi una connotazione ancora diversa perché è la città aperta ai nuovi arrivati che trovano facile inserimento nel suo tessuto sociale ed è la città giovane, non solo perché popolata da giovani ma soprattutto perché negli ultimi anni ha subito numerose mutazioni rinnovandosi costantemente. Ed è proprio questo mito a esercitare ancora oggi una grande forza di attrazione sugli italiani che sentono la differenza con il loro paese natale, un paese “vecchio”, imbrigliato in rigide strutture consolidate, difficilmente accessibili. Berlino rappresenta per gli italiani di nuova generazione una via di fuga da queste difficoltá, la possibilità di incidere nella societá piú liberamente che in Italia e di liberarsi da costrizioni sociali opprimenti per poter esprimere al meglio se stessi. Berlino è una città dinamica, in continuo movimento e in continua trasformazione, una trasformazione visibile e percettibile, é una città avanguardistica e libera da convenzioni: un laboratorio di stili di vita.
Qual è la differenza tra gli emigrati di un tempo e quelli di oggi?
La differenza centrale è il motivo per cui si lascia il paese natale. In passato l´emigrazione era dovuta a un fattore economico, si emigrava alla ricerca di un lavoro. Oggi alla base dell`emigrazione c´è un fattore individuale ovvero la volontà di conoscere nuove realtà e di mettersi alla prova. Il lavoro non è più il motivo scatenante. Quella attuale è una generazione mobile, una mobilità resa possibile dalle nuove forme di aggregazione europea, dalle offerte competitive delle società aeree e nel caso di Berlino dai suoi costi di vita alquanto bassi per una capitale europea. Tutto ciò ha portato a una forma di pendolarismo che si colloca a metà tra emigrazione e turismo.
Qual è la configurazione degli italiani a Berlino?
Prima della caduta del muro si contavano a Berlino circa 8000 italiani. Oggi ne sono registrati 13000 e di questi ¼ vive a Berlino da meno di 5 anni. Si tratta quindi di un fenomeno che si è intensificato soprattutto di recente. Questi dati sono però approssimativi perché fanno riferimento solo agli italiani che hanno deciso di farsi registrare ufficialmente. Negli anni passati si trattava soprattutto di sardi e meridionali, alcuni veneti e trentini. Oggi invece la loro composizione è eterogenea. Si tratta soprattutto di studenti, laureati e dottorandi che vengono qui per guardarsi intorno. Dei 13000 registrati più della metà lavora nel settore gastronomico. Altri sbarcano il lunario dando lezioni private di italiano o lavorando come call center agents. Altri ancora sono borsisti. Pur non avendo un lavoro che soddisfa le loro aspettative tutti si dicono contenti di vivere a Berlino, dove hanno la possibilità di guardarsi in giro e di scoprire le proprie passioni e di incanalarle eventualmente verso uno sbocco positivo perché a Berlino tutto è più a portata di mano e accessibile, grazie anche a sovvenzionamenti e agevolazioni.
Questi emigrati mobili cercano l´appoggio delle istituzioni italiane a Berlino come l´ambasciata o l´Istituto di cultura?
Diciamo che c´è un disinteresse verso le istituzioni italiane a Berlino e verso gli italiani di vecchia generazione. I nuovi arrivati cercano direttamente il contatto e il confronto con la realtà del luogo, non necessariamente tedesca: Berlino è anche una città multiculturale.
Sono integrati?
Tanti sì. Ma la parola integrazione non va usata in senso stretto, si dovrebbe parlare più di confronto. Integrarsi significa soprattutto parlare il tedesco e molti lo parlano ma non si deve dimenticare che qui siamo in un contesto multiculturale.
Come nasce il tuo libro? Perché ti sei concentrato su Berlino e cosa differenzia questa città dal resto della Germania e dalle altre capitali europee?
Mi sono avvicinato all´argomento per interesse personale. In altre parti della Germania c´è una maggiore concentrazione di italiani ma si tratta soprattutto delle vecchie guardie. A Berlino invece è visibile la nuova tendenza. Quello che poi differenzia Berlino dalle altre capitali europee è il fatto che costa poco, è una città in continua evoluzione in cui la storia svolge un ruolo molto attivo, la vivi e ne vedi le tracce a ogni angolo di strada e ciò é attraente.
Perché hai scritto questo libro? Qual è il suo scopo?
Mi interessava indagare il rapporto tra l´Italia e la Germania e in particolare Berlino. È un rapporto contraddittorio a causa di luoghi comuni, di eredità storiche e per l´obiettiva diversità dei due popoli. Si dice che i tedeschi amano l´Italia ma non l´apprezzano mentre gli italiani apprezzano i tedeschi ma non li amano. I tedeschi vedono nell´Italia il loro opposto, sono attirati dal disordine, dal caos e dalle forti passioni di cui sono capaci gli italiani, elementi che però non riescono ad apprezzare fino in fondo. Gli italiani al contrario apprezzano l´ordine tedesco ma in fondo restano convinti che il loro modo di fare sia più bello. In questo contesto Berlino rappresenta un´eccezione, forse perché è la meno tedesca tra le città tedesche, offre una realtà multiculturale con elementi di caos e di meltin pot dai quali molti italiani si sentono attratti.
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