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Intimità e smarrimento

Intimità e smarrimento. Poesie inedite di Salvatore Bongiovanni.

par Maria Gabriella Canfarelli - samedi 22 novembre 2008 - 13504 letture

Intimità e smarrimento. Poesie inedite di Salvatore Bongiovanni.

La poesia di Salvatore Bongiovanni arriva con parole dirette, terse, dopo avere esperito “il vortice, il fondo, l’intimità divorante” della passione urgente e inesplicabile, un ignoto che “tiene la carne e la grazia, /il corpo e l’anima, /l’esistenza e la sorte”, tematica precipua d’una raccolta inedita nella quale, insieme a una luce dolorosa, alla consapevolezza dell’ “errore”, della “ricerca / senza mai farci trovare”, è costante il tentativo di dare senso all’ “ attesa insaziabile, / che ama l’oscurità del sangue”.

Chiarezza espressiva, di stile e di contenuto, che è tramite, contatto di opposti ; che risolve la dicotomia luce/ombra con equilibrio formale, ovvero, la misurata sobrietà quale approccio alla complessità del sentimento, dell’esistenza, della “ (...) storia segreta e lunga delle cose / a quale seduzione di nascosta voce / risponde, quale ansia segue”. Tra prossimità e lontananza, nel magma dei contrari e dei contrasti, il poeta scrive di “questa vicenda assidua” il cui significato profondo sfugge, poiché “non riuscita conoscenza” : limite oggettivo per il quale, di converso, e per ostinazione a volere comprendere, infine rinuciando, germinano versi icastici, predittivi ogni perdita ; prima tra tutte, dell’amore (vinto dalla morte), ombra per poco sottratta all’ombra : “Non ce n’è una che non sia Euridice”, corpo d’amore dileguato, offuscato, disperso, senza possibilità di ritorno. Del resto, tutto passa, anche “(...) la nostra passione. / E irreparabile, incalcolabile, / (emorragia senza fine) / è ciò che continuamente perdiamo”.

Che il tema della perdita irreversibile sia una costante di questa scrittura trova fondamento tanto nella concisa, asciutta modalità versificatoria quanto nelle chiuse assertive, nella totale assenza di circonlocuzioni o rimandi verbali (Anche la parola raggiunta / e rivelante cosa può contro/ la nostra prigionia). Il contatto con la realtà è, allora, immediato e apparentemente dimesso, senza sussulti, impennate ; esplicita e coinvolgente è la comunicazione, il verso che espande il tentativo della ratio e lo legittima : “Però avremmo voluto trovare un senso, / una ragione degna, posto che abbiamo corso / tutta questa varia vicenda / in cui dal fondo del nulla / è fiorito il dolore. / E le avventure del sangue, / le oscure ramificazioni” :

Realismo senza indulgenza e osservazione disincantata che, per contumacia dell’ ”imputato” (trascendente) o doppia latitanza (dell’io e dell’altro), rimandano alla limitatezza, alla finitezza ; alla distruzione quotidiana nonostante “Le continue, impensabili nuove pagine” ; alla decadenza e dispersione di amori, affetti, speranze ; cose periture e altre eterne, macro e microcosmo : “Astri, mari, / l’attrazione fra i mondi, fra i sessi, / le affinità chimiche ed elettive, le distanze di anni-luce, / il tempo, / lo zero assoluto, / chissà quanti altri enigmi / oltre la relatività, l’infinito e l’infinitesimale. / Non la felicità”. E dunque : “Fu amore, fu il suo opposto, / fu sapienza, insipienza, / fu volontà, coscienza, puro caso, / l’origine delle cose ? / Non si va più in là /della domanda”.


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