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Il politico sparito

Dove finisce il cialtrone e dove inizia l’impostore?

di Massimo Stefano Russo - venerdì 16 agosto 2019 - 1703 letture

La mediocrità è la qualità del cialtrone che ne fa un precetto di vita. Il cialtrone a cui, per definizione stessa è proibita l’eccellenza, non spicca nemmeno nella cialtroneria, può ambire al massimo a diventare un mediocre cialtrone. Fisso e multiforme nella sua ignoranza si dipana e si affanna.

Convinto di possedere le qualità necessarie per ciò che non può essere, sfugge a ogni classificazione, ma è onnipresente nella nostra vita e dobbiamo conviverci, riconoscendolo. Il cialtrone si identifica con sé stesso e per diventare quello che non è spinge gli altri a trattarlo come se lo fosse. Il primo a credere a questa illusione è lui. Solidale in tutto con l’immagine che propone di sé, vi si identifica e annulla così la distanza tra il vero e il falso. Il cialtrone lo ritroviamo nell’attore che non ha alcuna attitudine alla recitazione, nel politico senza alcuna competenza. Un sostituito dell’essere umano reale. La sua ragione ultima persegue il prestigio che deriva dall’apparire ciò che non si è. Una persona vuota, in balia completa di forze esterne. Umorismo e cialtroneria sono antitetici?

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Per acquistare prestigio si dice che il modo migliore sia l’avere un fiuto sottile, per ciò che è importante e per chi è importante. Sarà vero?

L’agire politico deviante del Comandante Supremo, nel suo voler sovvertire ogni formulazione costruttiva o progressiva, lascia il passo a uno sbalordimento crescente. Si rimane imbarazzati. Cosa possiamo capire di ciò che va dicendo e facendo? A guardarlo in televisione, sudato e a disagio in giacca e cravatta, nell’annunciare ai suoi seguaci di aver rotto ufficialmente con gli alleati, è sembrato più un leone maschio che, vuol sembrare disinvolto e spavaldo, per prendere il controllo del branco e come prima cosa uccide i cuccioli del capo precedente, mentre gli avvoltoi volano in cerchio pronti a spolpare le ossa.

Riuscirà, lasciando nell’aria il non detto, a mantenere il suo giro di affari, tra i più redditizi in assoluto per il commercio che ha? E di che si tratta? Segreti di Stato?

Il fiduciario preposto, con tutta la cortesia dell’avvocato, che ha portato a casa un contratto vantaggioso, (se non fosse stato per lui non si sarebbero messi d’accordo) resta in attesa: lasciare il trono, significherebbe mettere da parte quelli che considera i suoi figli. Con la voce fremente di dignità offesa, sopportando sguardi malevoli, il suo è un appello al diritto e per legittima difesa già ricerca appoggi, nel fare l’intermediario fra gli uni e gli altri. Chi può aiutarlo? E chi rimarrà deluso quando saprà di non aver ottenuto il trono? E questo a chi spetta?

Il Comandante Supremo è simpatico, sprizza allegria, soldi e divertimento. È molto popolare nella sua brigata, che in questi anni da nullafacente gli ha dato lavoro, incoraggiandolo a fare carriera. Crede di essere ben organizzato e in possesso di una strategia precisa. Con la “grande decisione” presa, (chi poteva sospettare la sua voglia di cambiare alleanze? Perché ha rotto il patto e voluto rinunciare alla collaborazione? La fedeltà della sua organizzazione incominciava a sgretolarsi?) vuole dare una dimostrazione, un avvertimento e passare all’attacco. E c’è chi, cosa prima impensabile, si congratula con lui. È stato messo lì per compiere una missione e non può fallire. Chi si rende conto di cosa potrà accadere?

I giorni, nel diffondersi dell’incertezza, saranno complicati. Il potere statale fa paura a chi, sin dalla sua nascita ha fatto e continuerà a fare di tutto per danneggiare l’equilibrio sociale del Paese. Ma qual è l’interesse principale del Comandante Supremo? vuole una parte ancora maggiore di profitti?

In questi mesi di governo, in una posizione di vantaggio, in un mix particolarmente tossico, è riuscito a imporre la propria autorità di sicurezza a scapito di tante vite altrui. C’è chi sostiene che in tutto questo suo amministrare, con saggezza, ha saputo accumulare capitale politico e per questo il suo consenso sembra crescere a ritmo impressionante. Ma siamo del tutto sicuri che le probabilità di successo stiano in modo inequivocabile dalla sua parte? E che per vincere basta credere nel denaro, nel potere e in sé stesso? Nella situazione che si è venuta a determinare chi comanda è chiamato a prendere le decisioni, mentre le rivalità personali si mescolano alle rivalità tra le fazioni. A questo punto cosa faranno gli appartenenti al ceto produttivo e/o medio e la buona società per cui i contatti politici sono utilissimi per il proprio lavoro?

Il Comandante Supremo, si vede che è nervoso e ne ha ben motivo, (mai deludere la gente e ciò che la gente si aspetta), con insulti conosciuti e nuove formule rituali appena entrate nel vocabolario politico, vuol aprire porte che altrimenti sarebbero rimaste chiuse. Anticipa, a braccia aperte, come cambieranno le cose quando e se prenderà il comando? L’evento, in un’atmosfera di timore e trepidazione, rischia di essere fatale e portare caos e violenza? Sarà una vera sciagura? Politici, media e cittadini devono iniziare a preoccuparsi?



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