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Il Council: un percorso di transito?

Negli ultimi anni la nostra cultura è al confine di una transizione epocale. Sempre più siamo costretti a mettere in discussione o meglio ridefinire i contenuti ed i significati di, molti aspetti della nostra società......

di Enzo Maddaloni - mercoledì 13 giugno 2007 - 6553 letture

Dopo aver fatto l’esperienza del Council credo che questo sia un vero è proprio “percorso di transito”, un po’ come furono definite dai critici, negli anni 90, l’arte di Keith Haring.

E’ proprio una delle sue opere “arte in transito” che mi è sembrata molto appropriata come logo di questo piccola riflessione su uno dei “riti” più antichi degli Indiani d’America.

Il Council: un “percorso di transito” .... alla ricerca del “terzo incluso” ? Il Council macchina del tempo ? Il Council per scoprire le nuove definizioni del vivere? Il Council come "laboratorio d’analisi"....?

Negli ultimi anni la nostra cultura è al confine di una transizione epocale. Sempre più siamo costretti a mettere in discussione o meglio ridefinire i contenuti ed i significati di molti aspetti della nostra società: le strutture politiche, l’organizzazione medica e scolastica, l’economia, la famiglia, la religione, le ideologie, il lavoro, tutto è sottoposto al cambiamento e ciò in assenza anche di punti di riferimento collettivi se non quelli del denaro e dell’apparire.

Sempre più prendiamo coscienza (intimamente parlando) di sentirci imprigionati da ruoli ed emozioni cristallizzate. Lo stesso rischio di perdita della “identità” rischia di fomentare il ricorso al razzismo, ai fondamentalismi, alla violenza.

Le nostre “ … emozioni sono molto più complesse di quanto sia richiesto, oppure offerto, dai modelli condivisi”. (Platone è meglio del Prozac – Lou Marinoff – Ed Emme)

Ognuno si rifugia ed a volte le antiche tradizioni “d’ascolto” potrebbero aiutarci a “ridefinire”: definizioni e significati.

La tradizione del Council è antica e si è sviluppata dalla pratica dei nativi d’America, ma anche una fonte autorevole come l’Iliade di Omero, un classico della letteratura greca, contiene dei riferimenti al rito del Council.

Gli stessi dialoghi (filosofici) di Socrate (maieutica) si potrebbero individuare come cerchi di Council per rinnovare la nostra consapevolezza.

Di recente si è scoperto che lo spirito del council è molto presente anche nel mondo islamico. Nel giorno delle preghiere, si sceglie una persona che dovrà reggere il bastone e dovrà rappresentare colui che parla all’assemblea, come fece Maometto sulla montagna. Oggi anche in molte chiese cattoliche, superata l’ora della “giusta predica”, si praticano i cerchi del Council.

La mia esplorazione del “Rito del Council”, aiutato e guidato dal mio carissimo amico Sidney (Grande Maestro) è stata però solo in parte ispirata dalle tradizioni dei nativi americani. La mia curiosità mi ha spinto oltre, ai confini di diversi mondi e tradizioni: tra l’arte e la scienza della parola e della biologia.

Il mio viaggio di Gulliver mi ha fatto conoscere, tra l’altro, le influenze che derivano dalla saggezza degli incontri dei quaccheri, dalle riunioni familiari aperte e da molte tecniche contemporanee delle dinamiche di gruppo, come ad esempio nella comunicazione “non violenta”e dal ricordo degli incontri che facevo, al suo paese in Basilicata, con la saggezza del padre di mia moglie o ancora più lontano con mia zia e mia nonna, mia madre e mio padre.

Certo anch’io, nell’applicare il council a situazioni attuali, condivido la preoccupazione di molti, nativi americani, sull’appropriazione di cerimonie sacre proprie di una cultura, anche cosi lontana da noi, da parte di altre.

Eppure sperimentando questo rito ho vissuto esperienze bellissime. Il segreto sta di accostarsi ad esso con amore. Ho visto ho sentito non solo la mia mente ma anche il mio corpo “liberarsi” da una delle paure più becere: quella dell’altroe di noi stessi.

Potremmo dire (anche se mi rendo conto che è un’esasperazione) che il nostro cervello è come un “computer biologico” che immagazzina dati ed informazioni e se siamo bravi possiamo anche “focalizzare” le nostre paure ed aspettarci una vita migliore.

L’informazione, in questo caso “una sensazione sentita”, può arrivare dalle “due menti separate” (conscio ed inconscio) che formano la voce centrale che controlla il nostro corpo e la nostra biochimica.

Nella sostanza credo che la stessa esperienza sviluppata negli anni da Eugene T. Guendellin con il suo percorso del “Focusing” possa essere vissuta anche attraverso il cerchio del Council e ci si può interrogare dove hanno origini alcune tensioni che proviamo con il nostro corpo.

Proveremo in questo caso ad essere sinceri, “parlando con il cuore”, anche con il nostro corpo, che è la parte di noi che trascuriamo di più, non ascoltandolo.

Ci sarà capitato molte volte che pensiamo al rapporto con una persona che, la sola sua presenza, ci fa stare male fisicamente. Ma non sempre si hanno risposte dalle mente che ci fanno comprendere i motivi. Ciò che è vero non può essere nascosto. Dichiararlo apertamente non lo renderà peggiore. Oltre al contatto con le emozioni, si crea un luogo “fisico” (interiore) dove il “il terzo incluso” il nostro corpo, risponderà ai nostri bisogni di comprensione.

Ecco per noi occidentali che siamo abituati ad ascoltare poco (parlo per me). Lo scopo è quello di praticare una forma di council che onori lo spirito delle antiche cerimonie senza la pretesa di essere tradizionali. “Noi crediamo che le diverse forme di council appartengono a tutte le persone che si incontrano in un cerchio per accogliere la sfida di ascoltare e parlare dal cuore”. (La Via del Council di Jack M. Zimmerman)

Certo, il Council nella tradizione dei nativi d’America, non è una semplice tecnica che si può acquisire attraverso la lettura di un manuale, ma è una vera e propria esperienza di vita personale e di gruppo.

Per questo con Sidney stiamo sfidando la sorte elaborando un manuale (frutto di una sua lunghissima esperienza sul campo e di una passione innata) che ha solo l’obiettivo di accompagnare i facilitatori di gruppi (o meglio di cerchi) che vorranno iniziare questa meravigliosa esperienza che è il Council.

In effetti, molte persone che siedono regolarmente in cerchio hanno cominciato a vederlo come una pratica spirituale, indipendentemente dal fatto che il cerchio sia composto da più persone alle prese con problemi sociali o semplicemente da due individui che esplorano i misteri della propria relazione intima.

Con “spirituale” non si suggerisce un legame con alcuna tradizione particolare o formula religiosa. Il Council in questo caso può rappresentare una “pratica spirituale” come l’è una qualsiasi attività che risvegli il desiderio e fornisca i mezzi per ampliare la conoscenza di Sé, dell’Altro nella nostra Comunità ed anche del mistero più grande del nostro essere persone e senza voler esagerare andare così alla ricerca anche del mio Clown Schamano.

Nel Council l’ingresso al “mistero” sta nell’ascolto.

“Ascoltiamo non solo con le orecchie. Ascoltiamo con la consapevolezza che ha un vecchio saggio che ascolta il vento o di una madre del suo bambino che sta imparando a parlare. A mano a mano che si pratica la via del council, ascoltiamo sempre più senza reazioni, senza essere influenzati da pensieri a lungo trattenuti o da associazioni di idee, come farebbe un bambino di cinque anni con la sua storia della buona notte preferita. Quando ascoltiamo in questo modo e la persona che parla lo fa in maniera autentica, possiamo vedere la sua storia svolgersi davanti a noi”. (La Via del Council di Jack M. Zimmerman)

La partecipazione al council ci può insegnare a lasciar perdere le nostre aspettative personali ed a prestare un’assoluta attenzione agli altri. La pratica alimenta una risposta empatica e dà una continua fonte di saggezza: la compassione.

L’empatia, sorge spontanea mentre ascoltiamo con rispetto e ci esprimiamo sinceramente a cuore aperto, sia che lo facciamo con parole, musica, gesti o in silenzio. L’ascolto della voce del council ci insegna che la conoscenza del cerchio è superiore alla conoscenza totale di tutti i singoli individui che vi partecipano. In questo stato di consapevolezza collettiva, le diversità e il disaccordo non portano immediatamente a una polarizzazione e all’ostilità.

Imparare ad ascoltare la voce del council può aiutare le persone a trascendere anche le più radicate identità culturali, razziali e personali, le logiche di potere individuali, superando le paure, sapendo che alla fine: “La vera autorità del council risiede nella totalità del cerchio più che in una singola porzione di esso.”

Sentirsi parte dell’interezza del cerchio riduce la paura e la disperazione da isolamento, facendo in modo che il disaccordo diventi un ponte per una più grande comprensione reciproca recuperando non solo dignità personale nell’essere riconosciuta come persona che fa ma anche come persona che sa. Portare testimonianza al modo in cui la verità di un cerchio emerge da punti di vista diversi può essere un’esperienza notevole ed unica che vi invito a provare.

Alcuni l’hanno descritta come se percepissero delle voci che sostengono il gruppo, un cerchio dello spirito che incontra un movimento concentrico la sua controparte terrena.

“Un asserto può essere vero o falso, non esiste una terza possibilità”. La logica aristotelica, alla base della nostra logica occidentale e che ha condizionato il nostro “punto di vista” su tutte le cose umane, prende la definizione di “logica a due valori” proprio da questo principio. E’ tipicamente occidentale dividere la realtà in estremi opposti ed inconciliabili, buono e cattivo, morale ed immorale, bene e male, anima e corpo, materia e spirito, la luce ed il buio.

"Questi semplici - giochi di parole - nascondono delle prese di posizione che se non esplicitate a dovere possono far nascere delle profonde contraddizioni”. (Le parole sono finestre ..oppure muri – libro sulla comunicazione non violenta di Marshal B. Rosenberg).

Queste contraddizioni sono insite nel nostro modo di pensare e di concepire la realtà, e ce le portiamo dietro finché non riusciamo ad identificarle alla radice.

Il Council è un percorso di vita (per gli Indiani d’America è molto di più), ma ciò lo si può comprendere solo dopo che si esercita l’esperienza del Council che và certamente supportata dalla conoscenza, ma fondamentalmente dall’esperienza, che ci consentirà di comprendere attraverso l’ascolto come è possibile costruire nuove relazioni ed un nuovo tipo di società.

L’antropologia è scienza dei popoli, e ci ha insegnato anche come le culture, le “credenze” o meglio nella nuova scienza biologica “l’Epigenetica”, come “ … ciò in cui crediamo (sentimenti, emozioni) determina cosa siamo, e non è il nostro DNA a determinare la nostra vita e la nostra salute” … e può addirittura “influenzare lo stato di salute”, la nostra visione del mondo e la nostra capacità di scoprirci essere umani. (La Biologia delle Credenze di Bruce H. Lipton)

Ida Magli – Antropologa – nel suo saggio introduttivo al libro “Onorate il Grande Spirito” (Fiabe degli indiani d’America) ci dice che: “La stessa scienza è erede della mitologia greca e latina, che cambia la forma, ma appare uguale, come esperienza, a molti popoli, anche se lontani tra di loro, ma non si fa riconoscere al momento, che la metafora o l’esperienza si compie.”

Un’altra cosa che vi ricordo e che ho già trattato in passato è quando Ida Magli, ci spiega che: “..c’è una differenza sostanziale fra i nostri racconti e quelli degli indiani d’America : “E’ il vissuto del Tempo”.

Nella sostanza, i miti greci li abbiamo fatti uscire fuori dalla storia dandogli il taglio “mitico-fantastico” perché troppo “incredibili e irrazionali”; nelle favole dei nativi d’America raccolte nel libro “Onorate il Grande Spirito” si avverte il fatto che: “... il presente... il creduto... l’agente” deve essere compreso con la stessa logica del due più due fa quattro e quindi è vero ….!

“Il terzo incluso?”.

Il tempo “c’è o non c’è” ci ha spiegato Ida e non solo, ma ci invita a credere che il futuro e il passato indichino un tempo che non c’è …. "siamo consapevoli di esistere in un tempo, siamo in grado di distinguere delle fasi: passato, presente, futuro e questa consapevolezza nasce contemporaneamente alla consapevolezza dell’esistenza di ognuno di noi: nel gruppo, insieme al gruppo, ma separato dal gruppo."

Lo stesso scorrere del tempo, incide sulle nostre emozioni, perché ricostruisce vissuti. Ora quanti di questi vissuti in negativo o in positivo hanno un rapporto, con il nostro contesto ambientale, della nostra vita: casa, lavoro, strada, città, ambienti naturali di vita in genere e con il nostro benessere, la nostra salute la nostra spiritualità ?

Questa esperienza del “tempo” la ritroviamo anche nel Vangelo di San Tommaso che ci indica un Gesù “vivente” , che vive oggi in mezzo a noi. Oggi o tra duemila anni Egli è qui adesso. Gesù non è remoto, nascosto. E’ immediatamente accessibile. Dà insegnamenti per guidare chi è in viaggio con Lui.

Ecco il Council è una modalità, un rito, una “macchina del tempo” che ci aiuterà a far emergere quella luce interiore e quel potere che è già in noi, ma noi gli abbiamo impedito di uscire.

Possiamo dare vita a una sensazione corporea olistica, inizialmente poco chiara (forse) ma sarà certamente la sensazione globale del significato di una questione particolare.

E’ percorrrendo questo “luogo” - il cerchio del council - che può avere origine una serie di cambiamenti interiori. Un “transito” costituito da molti passi.

"E’ il sangue degli antenati

Che scorre nelle nostre vene

Le forme cambiano

Ma il cerchio della vita rimane."

Versi attribuiti a Chairlie Murphy


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Appuntamenti Fuori Rotta
12 gennaio 2009, di : Enzo Maddaloni

Per promuovere la cultura del council con alcuni amici abbiamo avviato alcune iniziative che potete seguire su questi due blog:

"Il CERCHIO, Comunità Libertaria per sognatori pratici" http://sognatoripratici.blogspot.com/

Appuntamenti fuori rotta: La Biblioteca dell’Anima http://radunonazionaleclowndottori.blogspot.com/