Città e risorse locali

Con l’autorevole intervento del prof. Paolo Ragazzi portavoce del Coordinamento per lo Sviluppo Sostenibile inizia la pubblicazione di tutta una serie di riflessioni che hanno come "primo motore" lo sviluppo della Città di Lentini e del suo circondario.

di Emanuele G. - lunedì 30 gennaio 2012 - 5069 letture

Un progetto per Lentini

Gli scioperi e le giornate di protesta che hanno bloccato la Sicilia nei giorni scorsi sono la manifestazione più chiara di un malessere crescente delle regioni meridionali (e della Sicilia nella fattispecie) in relazione a una crisi economica dai risvolti imprevedibili. Se un dato hanno fatto emergere queste manifestazioni, anche a prescindere da possibili infiltrazioni mafiose, è quello dell’assoluto immobilismo di partiti e organizzazioni sindacali o di categoria peraltro ben radicate nel territorio. Anche a Lentini stenta ad emergere una percezione adeguata degli effetti della crisi sulle condizioni di vita di buona parte della popolazione e non può certo bastare un ordine del giorno del Consiglio Comunale a recuperare il tempo perduto. Ritengo invece urgente una riflessione a largo spettro sulla crisi economica e sulle azioni che può mettere in atto la locale Pubblica Amministrazione. Parafrasando le parole del presidente Kennedy, non chiediamoci per una volta cosa gli altri possono fare per noi, ma cosa noi possiamo fare per il nostro territorio.

Città e risorse locali

Le città, grandi o piccole che siano, hanno svolto un ruolo determinante nella nascita e nell’affermazione del capitalismo moderno, perché nelle città si trovavano le competenze, i servizi e gli spazi in cui far nascere i capannoni, spesso la fonte energetica per fare funzionare gli impianti. Sappiamo invece che, con la grande produzione di massa (oggi anche con la grande distribuzione), l’ "impresa fordista realizza al suo interno la maggior parte dei servizi e dei beni intermedi di cui ha bisogno per il suo funzionamento." (Fonte: RES, Rapporto 2011: sintesi). Rispetto a questo schema, negli ultimi anni assistiamo a un’ulteriore inversione di tendenza: le città tornano a svolgere un ruolo decisivo per lo sviluppo almeno sotto alcuni profili e, in particolar modo, nel contesto italiano: il recupero del patrimonio architettonico, artistico e culturale, la valorizzazione dei prodotti tipici locali, una maggiore sensibilità ambientale e una spinta alla partecipazione responsabile molto marcata. La globalizzazione, lungi dal deprimere questi valori, li ha rafforzati. Localismo e globalizzazione dunque vanno di pari passo.

Se ci sono strutture in ‘perdita di identità’ sono quelle intermedie: dalle province alle strutture regionali a quelle statali. E’ anche sulla base di queste semplici considerazioni che è nata ‘Agenda 21’, il Documento di Indirizzo delle Nazioni Unite per lo Sviluppo sostenibile nel XXI secolo, approvato in occasione della Conferenza UNCED di Rio de Janeiro del giugno 1992, confermato dalla Carta di Aalborg approvata dai partecipanti alla Conferenza europea sulle città sostenibili tenutasi nella omonima città danese il 27 maggio 1994. "L’amministrazione locale si colloca a un livello prossimo a quello in cui vengono percepiti i problemi ambientali e il più vicino ai cittadini". Questo insieme di valutazioni, con maggiore o minore grado di consapevolezza, 4 anni fa ci ha spinto a chiedere all’Amministrazione Comunale di Lentini l’adesione alla Carta di AAlborg e ai protocolli di Agenda 21 (cosa fatta puntualmente) e, comunque, ad avviare un impegno sui temi specificamente locali sapendo bene che non bastava una mera adesione formale. Nel corso dell’attività abbiamo scoperto che su alcune tematiche: sicurezza, salute, sviluppo economico, decoro urbano, le differenze ideologiche o partitiche erano di fatto ininfluenti: anzi talora, piuttosto che aiutare a risolvere i problemi, erano di ostacolo.

In qualche caso si tratta di ricostruire un tessuto comunitario, uno snodo di civiltà, una storia e un senso di appartenenza insidiati da crisi economica, abbandono delle vecchie attività lavorative, rarefazione dei momenti di vita collettiva indotta in buona parte dalla nascita di internet e social network, spostamento delle attività commerciali verso i grandi centri di distribuzione. Non è facile tornare a parlare di ‘città’ nel nostro contesto meridionale. Certamente si difendono molto meglio le città del centro-nord. Ma ciò non deve far prevalere in noi un senso di sconforto o rassegnazione. Una cosa è indubbia: non bastano i pannicelli caldi o l’assistenzialismo e neanche misure sganciate da una visione d’insieme. E’ proprio in quest’ultima direzione che si vuole dare un contributo con questa iniziativa.

In tema di sviluppo economico ci sono variabili che vanno ben oltre i nostri confini territoriali: sono quelle legate alla congiuntura economica, al quadro legislativo nazionale ed europeo, all’erogazione del credito, alla stessa possibilità di disporre di aiuti finanziari della U.E. o della Regione Sicilia. Ma ci sono misure e scelte che dipendono esclusivamente dagli organi preposti al governo locale.

In ordine ai fattori esterni, un indubbio volano dello sviluppo potranno costituire, nei prossimi anni, i fondi della legge regionale 433: ben 26 milioni circa per opere pubbliche che il territorio attende ormai da un ventennio, a cui vanno aggiunti i 7 milioni di euro stanziati recentemente per il risanamento dell’Area ASI. E’ veramente incredibile come, a fronte di una crisi economica dagli effetti devastanti e delle unanimi richieste di rilanciare la crescita, non si riescano a spendere risorse che sono già nella disponibilità della Regione Sicilia. Sempre con riferimento ai fattori esterni, dovremmo chiederci come mai, in Sicilia, degli aiuti della Comunità europea fino al 2013 siano stati utilizzati solo il 7%. Su questo piano, sono decisivi il controllo e le pressioni che possono essere esercitate dalla nostra deputazione nel parlamento regionale e, comunque, si tratta di nodi burocratici che la politica regionale deve sciogliere; altre questioni invece rientrano nella discrezionalità dell’Amministrazione Comunale e su queste si può e si deve intervenire con tempestività. Questo intervento è centrato sulle questioni correlate allo sviluppo, cioè su tutti quegli aspetti legati alla funzionalità degli uffici, alle scelte partecipate, al contesto e al decoro urbani, all’efficienza ed efficacia degli strumenti telematici che, pur non producendo direttamente ricchezza, sono fattori imprescindibili di uno sviluppo economico concepito non in chiave predatoria nei confronti della popolazione e del territorio. In fondo è quello che sta cercando di fare anche il governo nazionale per rilanciare lo sviluppo in una situazione in cui le risorse sono scarse o non vi sono affatto.

1 - Governance

La prima questione riguarda la conoscenza dei fattori che possono favorire lo sviluppo economico. Solo attraverso un’analisi attenta e rigorosa delle opportunità che ci si offrono, si può sviluppare un’intelligente pianificazione degli interventi seguita da una valutazione scrupolosa dei risultati. E’ un problema di Governance, la cui soluzione sta, a mio parere (ma su questo credo di poter parlare anche a nome del Coordinamento per lo Sviluppo Sostenibile) nello sposare fino in fondo le buone pratiche di Agenda 21, su cui peraltro questa Amministrazione ha espresso parere favorevole con una delibera del dicembre 2007. Preliminare a ogni politica di Governance è la conoscenza del territorio a partire dai principali indicatori economici: popolazione, scolarità, redditi, investimenti, occupazione, credito, interscambio, rapporti tra settore primario, secondario e terziario, trend di crescita o decrescita, impiego delle risorse esterne, infrastrutture, regime fiscale ecc. Bisogna avere la capacità di raccogliere questi dati e di elaborarli in chiave dinamica, fornendo informazioni preziose a chiunque voglia intraprendere o sviluppare ulteriormente un’attività nel nostro territorio. Un tempo (neanche tanto lontano) l’Amministrazione comunale sottoscriveva accordi di consulenza milionari (delle vecchie lire) e di durata quadriennale: basterebbe molto meno per commissionare uno studio del genere. Sotto un altro profilo, ‘Governance’ significa anche gestire alcuni servizi in un’ottica consortile. La cosa più naturale sarebbe che i due comuni limitrofi, Lentini e Carlentini, si consorziassero. Anche su questo terreno i ritardi e le incomprensioni, non solo non hanno aiutato, ma, anzi, hanno rappresentato un’inutile fonte di spreco e un costo per tutta la collettività.

2 - PRG

La seconda questione riguarda l’adeguamento del P.R.G. e il centro storico. Se c’è una lontana possibilità che, ambedue, possano rappresentare un fattore di sviluppo, essa va esplorata fino in fondo. Io credo di sì, soprattutto per quello che riguarda il Centro Storico. C’è una circolare dell’Assessorato Regionale Urbanistica che – costatato il fallimento nella redazione di piani particolareggiati per il centro storico da parte delle Amministrazioni locali – consente di intervenire in esso anche attraverso normative da inserire nel P.R.G., purché almeno di questo si riesca a discutere. Qui la politica ha l’obbligo morale di fare una scelta. Se l’idea è quella di reperire nuove aree edificabili e di abbandonare a se stesso il centro storico lo si deve dire chiaramente. In caso contrario il Consiglio Comunale e l’Amministrazione attiva devono dare le direttive utili a sbloccare il P.R.G. prevedendo un intervento per le aree degradate del centro storico: non si può giocare con la pelle delle persone, in particolare con centinaia di tecnici, operatori del settore e operai che, dallo sblocco dei lavori nel centro storico, potrebbero trarre una dignitosa fonte di guadagno. E non si può neanche procedere di Variante in Variante senza una visione d’insieme. Propongo dunque un asse progettuale privilegiato e quattro strumenti fondamentali: l’asse è quello di mettere in movimento capitali e risorse finanziarie locali, gli strumenti sono: lo sblocco delle aree riservate alla lottizzazione residenziale, la perequazione urbanistica, i piani per gl’insediamenti industriali e artigianali, le convenzioni urbanistiche finalizzate al risanamento di aree degradate.

3 – Decoro urbano

Una città che vuole rilanciare se stessa valorizzando le sue risorse migliori, a cominciare dal patrimonio architettonico, storico e ambientale, non può essere indifferente alle problematiche del decoro urbano. Non è solo questione d’immagine, ma di sostanza. Riqualificare vie, piazze e giardini del centro storico è un formidabile vettore per dare ossigeno al tessuto commerciale senza il quale il centro storico muore definitivamente. Occorre dunque frenare il drenaggio verso i grandi centri commerciali, intanto non incoraggiandone la nascita di ulteriori e poi pensando al centro storico come efficace alternativa anche sotto il profilo delle scelte di consumo. Un incentivo può anche essere offerto dall’A.C. in termini di esenzione dal pagamento di alcune tasse (TARSU). C’è un complesso edilizio il cui abbandono - da tempo - suggella il degrado del nostro contesto urbano: sono i locali dell’ex UPIM per costruire i quali è stato sventrato un intero quartiere. Sono fermamente convinto che il centro non potrà tornare a essere vissuto nel migliore dei modi se l’edificio rimarrà in questo stato. Non sta a me trovare soluzioni, ma ritengo che già solo porsi il problema ci consentirebbe di fare un passo avanti.

Una questione centrale, in tema di decoro urbano, è quella della raccolta dei rifiuti e della differenziata. Qui bisogna fare veramente uno sforzo titanico per combattere vecchie abitudini, ma anche atteggiamenti demagogici che la politica ha avallato in passato e che hanno determinato una lievitazione dei costi. Il problema presenta tali e tanti risvolti che – come abbiamo avuto modo di sostenere nei mesi scorsi avanzando una proposta di Forum all’A.C. – essa richiede il concorso di tutti i soggetti interessati: dall’Amministrazione politica alla ditta, agli uffici comunali, alle organizzazioni sindacali, alla società civile che del servizio è destinataria. Gli obiettivi devono essere nell’ordine: una graduale correzione nei comportamenti di consumo, l’estensione della raccolta differenziata ‘porta a porta’ con conseguente eliminazione dei cassonetti, il riciclo del materiale al fine di ridurre i costi per la cittadinanza. La riorganizzazione non deve prescindere anche da una politica tributaria mirata a fare pagare tutti per pagare di meno e anche in questo decisiva è la volontà dell’Amministrazione Comunale di stanare gli evasori.

Altro aspetto legato alla vivibilità del centro storico è quello della riduzione dei fattori inquinanti: controlli più severi sulle caldaie a metano o a gasolio, spostamento di attività artigianali particolarmente inquinanti o rumorose in periferia, trasferimento dell’interscambio dei mezzi pubblici fuori dal centro urbano, autobus e mezzi pubblici elettrici, piste ciclabili ove possibile, politiche di mobilità urbana tese a favorire i percorsi pedonali o l’utilizzo di mezzi pubblici, politiche per lo smaltimento, a norma di legge, dell’amianto dagli edifici.

4 - Superare l’isolamento

In un’economia globalizzata, un aspetto determinante dello sviluppo è legato all’isolamento del territorio dal contesto nazionale e internazionale. Da questo punto di vista, è folle considerare il sito WEB di un comune come un mero strumento d’informazione ad uso e consumo della popolazione residente. Esso costituisce invece sempre più e sempre meglio un formidabile fattore di promozione della città ben oltre i confini comunali. Se di questo si tratta, è inaccettabile che, cliccando sul link “Economia” del sito, non si trovi altro che una notizia enciclopedica sulle qualità organolettiche dell’arancia a polpa rossa (sacrosanta per altri aspetti). Il Web e le nuove tecnologie per la comunicazione svolgono un ruolo essenziale soprattutto in relazione al turismo culturale. Bisogna implementare immediatamente questo link, presentando in modo intelligente tutte le risorse e le potenzialità del territorio in termini di sole, acqua, terra fertile, infrastrutture, di precondizioni per lo sviluppo (aree destinate agli insediamenti industriali), di valorizzazione dei beni archeologici e artistici, di impegno a favore della legalità.

Uno dei tanti strumenti per vincere l’isolamento in cui può ricadere il nostro contesto urbano, nonostante la costruzione di infrastrutture che lo pongono obiettivamente come baricentro di ben tre province, è quello del gemellaggio con altre città appartenenti all’Unione Europea. Si potrebbe così attingere a finanziamenti comunitari (il cosiddetto “town twinning”) per creare una vera e propria rete di città gemellate con le quali interagire a tutti i livelli.

Ancora nella prospettiva di vincere l’isolamento, intendo avanzare una proposta che a molti potrà sembrare utopica, ma che risponde all’esigenza vitale di mettere in feconda sinergia, oltre a strumenti amministrativi (la gestione consortile di alcuni servizi essenziali), anche risorse economiche e naturali, potenzialità, idee, storia e tradizioni di un territorio (il bacino che fa capo a Lentini, Carlentini e Francofonte) che presenta alcune indubbie affinità. La proposta è la creazione di un distretto socio-economico e culturale in cui siano rappresentate tutte le istanze significative del territorio dal punto di vista economico: le amministrazioni locali, ma anche le associazioni di categoria e professionali, i consorzi per lo sviluppo industriale, il G.A.L., gli istituti bancari, l’assessorato regionale, il consorzio di bonifica lago di Lentini, la fondazione (o, comunque, la struttura) che dovrà gestire il complesso edilizio di Palazzo Beneventano di cui si parla in altro intervento. Un organismo di questo tipo, diretto da un manager di provate qualità, potrebbe interloquire molto meglio di quanto riescano a fare i singoli enti locali con realtà economiche e urbane del Mediterraneo e della costa africana in particolare, anche in considerazione dei grandi spazi che si aprono dopo le tante “primavere arabe” cui abbiamo assistito in quest’ultimo anno. Si tratta di opportunità e spazi che bisogna sapere sfruttare anche attraverso contatti diretti, oltre che nel quadro di scambi commerciali ed economici fra stati.

5 - Legalità

Ultimo aspetto la legalità, non certo in ordine d’importanza. La sicurezza degli ambiti territoriali è uno dei principali requisiti per attrarre investimenti. Il problema presenta almeno tre risvolti collegati tra di loro: la legalità connessa ai comportamenti quotidiani; la speditezza e la trasparenza delle procedure volte all’intrapresa di un’attività economica; il controllo del territorio.

Tutti e tre gli aspetti potrebbero essere oggetto di un più pressante impegno dell’Osservatorio Permanente per la legalità, a condizione che questo non sia uno specchietto per le allodole, ma un effettivo luogo di confronto e partecipazione responsabile. Cosa che non è allo stato dei fatti. L’osservatorio non si riunisce dal gennaio 2011, registrando, sempre più di frequente, una scarsa partecipazione dei vari componenti coinvolti, a cominciare dai rappresentanti istituzionali delle forze dell’ordine.

Riguardo ai comportamenti individuali, dalla disciplina nella raccolta dei rifiuti solidi urbani, al rispetto del codice della strada, all’utilizzo di spazi pubblici, alla disciplina della vendita ambulante o alla distribuzione di materiale di propaganda, il soggetto preposto a fare rispettare leggi e regolamenti è il corpo di Polizia Municipale. Comparto che però, in città, si trova nell’assoluto marasma per la mancanza di un dirigente, per il sottodimensionamento di personale e mezzi, per l’impossibilità di disporre di locali idonei. Il personale insufficiente ha tuttavia rappresentato, troppo spesso, un comodo alibi per non affrontare seriamente il problema dell’efficacia della sua azione. Anche qui, non bisogna andare troppo lontano. L’ente locale faccia una seria ricognizione delle risorse umane disponibili: si scoprirà che queste risorse esistono e tutt’al più si tratta di utilizzarle in modo ottimale. C’è, poi, strettamente legato al risvolto precedente, un aspetto di cui nessuno mai parla: la totale assenza di formazione del personale in servizio, anche questo può essere fattore di spreco e d’inefficienza. Ritengo ci siano – al momento in cui scrivo - risorse e opportunità che consentano di affrontare almeno questo problema a costo zero per l’Amministrazione.

Sull’iter burocratico per avviare un’attività economica, bisogna creare un ufficio che, interfacciando prefettura, uffici giudiziari e autorizzazioni amministrative, riesca a velocizzare al massimo le procedure, facendo anche tesoro delle esperienze positive di altri enti locali sul territorio nazionale.

Ogni attività repressiva e di controllo del territorio, a maggior ragione in un territorio caratterizzato ancora da una ancora pervasiva presenza di organizzazioni mafiose, come di fenomeni legati alla microcriminalità, non può prescindere da un coordinamento delle forze dell’ordine (Carabinieri, G. di F., P.S., Polizia Municipale) e da un potenziamento delle stesse in termini di uomini e mezzi. Anche su questo l’azione dell’Amministrazione Comunale, nella figura del sindaco, è decisiva. Quest’ultimo, infatti, è primo responsabile dell’ordine pubblico e, in questa veste, è la sola figura che può proporsi per un compito così delicato. Non so se e come questa funzione sia stata esercitata in passato. Quello su cui non si può discutere è che deve essere più pressante in futuro.

In conclusione di quanto ho cercato di dire forse in modo eccessivamente schematico, si esca dagli stereotipi per cui l’Amministrazione locale non può fare nulla per lo sviluppo e il lavoro, per cui i Comuni, stretti nella morsa dei tagli e dei debiti accumulati negli anni, non sono in grado di adottare misure incisive. Dalla Grande Incognita rappresentata da una crisi che non presenta solo risvolti economici ma politici, sociali, culturali ed etici, e da una situazione in cui, per migliorare la qualità della vita, sempre più determinanti appaiono le relazioni con gli altri esseri umani piuttosto che le condizioni materiali, si esce con lo sviluppo sostenibile sia in chiave “ambientale” che in chiave “sociale”. E se di questo si tratta, è chiaro che non si può prescindere dai bisogni, dalle risorse, dalle volontà e dai comportamenti che il territorio esprime a livello locale. Apriamo dunque una stagione nuova nella città di riflessione sui temi economici ma anche di un ampio concorso di forze politiche, istituzionali e civili per dare al territorio una prospettiva di crescita.

Lentini, 27/01/2012

Paolo Ragazzi.


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