Catania faccia un’operazione di verità

"E’ trascorso un mese e abbiamo un Sindaco ed una maggioranza che non sono stati in grado di conferire le deleghe, con il risultalo di avere degli assessori che non conoscono ancora il settore dell’amministrazione che dovranno seguire e di quali atti si assumeranno la responsabilità..."

di Redazione - sabato 18 giugno 2005 - 2877 letture

“E’ già trascorso un mese da quando l’elettorato catanese ha scelto per il prossimo quinquennio il proprio sindaco ed il consiglio comunale. In democrazia le elezioni assegnano i ruoli: chi vince governa, chi perde fa opposizione. Ecco, qua sta il punto, chi vince non solo è titolare del diritto di governare ma ha anche il dovere di farlo nel rispetto degli interessi della collettività, dei cittadini, compresi quelli che hanno votato per l’opposizione.

E’ trascorso un mese e abbiamo un Sindaco ed una maggioranza che non sono stati in grado di conferire le deleghe, con il risultalo di avere degli assessori che non conoscono ancora il settore dell’amministrazione che dovranno seguire e di quali atti si assumeranno la responsabilità.

Affermo questo perché ho la sensazione che non esiste da parte degli amministratori, la consapevolezza della gravità sociale di quanto sta accadendo in questa città.

E’ sufficiente leggere i quotidiani locali che, per inciso, non possono essere accusati di “partigianeria”, o peggio di pregiudizi nei confronti della maggioranza di centro-destra, per rendersi conto della drammaticità della situazione e dell’incapacità dell’amministrazione di farvi fronte. Nella rifatta Piazza Duomo si susseguono senza soluzione di continuità, manifestazioni di protesta di diverse categorie di lavoratori che chiedono all’amministrazione comunale di saldare i propri crediti consentendo di poter ricevere quanto da loro spettante per il lavoro prestato.

Forse non era questo quello che i cittadini si attendevano. Oggi sappiamo che quello che fino a ieri era decisamente negato a al massimo vociferato nei corridoi è la triste realtà: siamo dinanzi ad un Comune sull’orlo del baratro finanziario e sarebbe responsabile da parte del sindaco fermarsi prima che sia troppo tardi.

Fermarsi in tempo significa fare un’operazione di verità: dire coraggiosamente come stanno realmente le cose e come si intende affrontare la questione.

Nessuno si accontenta delle assicurazioni del primo cittadino: non ci credono le lavoratrici degli asili nido, gli ausiliari socio sanitari che avevano avuto garantito la continuità e oggi so ritrovano con le lettere di licenziamento, non sia accontentano coloro che avevano lavorato per le iniziative estive del 2004, non sia accontenteranno le operatrici dell’assistenza agli anziani e sono convinto non si accontenteranno le decine di imprenditori che avendo svolto lavori per il Comune. Sono creditori , e anche di ingenti somme.

Il sindaco dica se è vero che non vengono saldate le bollette dell’Enel, se agli uffici è stato chiesto di evitare di fare raccomandate, se è vero che i solarium non si realizzano non perché si sono svolte le elezioni, ma perché non vi sono le risorse: Questo solo per citare pochissime cose ma che danno la dimensione della situazione.

Così come non sarà il contributo straordinario di 70 milioni di euro richiesto al Governo nazionale, a sanare il buco di bilancio . Non si sa, tra l’altro, se sarà mai concesso.Si curererebbero comunque gli effetti ma non le cause. I problemi restano tutti per intero, qualcuno dovrà spiegare che cosa è accaduto e perché tutto ciò si è determinato e se il caso dovrà non solo assumersi la responsabilità ma trarne le dovute conseguenze.

La politica non può essere affrontata con superficialità e con evanescenza; le promesse sono come le cambiali, prima o poi vengono portate all’incasso. I cittadini oggi chiedono che le promesse siano mantenute e che i comportamenti dell’amministrazione siamo improntanti alla trasparenza ed al rispetto dei diritti. Una città è più bella non solo perché ha piazze o strade ristrutturate ma anche se ha una classe dirigente all’altezza dei compiti cui è chiamata. E forse Catania non è più bella di qualche anno fa.

Pippo Di Natale, Segretario provinciale CGIL di Catania


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