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27 Settembre Climate Strike

Sciopero Generale Nazionale

di Redazione Lavoro - mercoledì 25 settembre 2019 - 2203 letture

La USB Vigili del Fuoco aderisce allo sciopero generale nazionale a supporto di quello globale sul clima. La nostra adesione è doverosa per la nostra esposizione agli effetti devastanti dei cambiamenti climatici, abbiamo l’obbligo morale di sostenere una politica per l’ambiente, perché il nostro compito istituzionale è quello di salvaguardare la vita umana, quindi quale migliore sfida per un Pompiere: salvare l’intero Pianeta?

Con l’adesione allo sciopero vogliamo sollecitare il Governo italiano ad intervenire per approntare politiche di salvaguardia ambientale mirate alla riduzione delle “emissioni di gas serra” attraverso la conversione delle fonti energetiche, vogliamo l’applicazione del piano di riassetto idrogeologico al fine di mitigare gli effetti del cambiamento climatico.

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Come vigili del fuoco assistiamo impotenti ad una estremizzazione dei fenomeni naturali: trombe d’aria che diventano tornado, piogge che si trasformano in tempeste tropicali, siccità prolungate che favoriscono incendi boschivi devastanti. Qualcuno obietta che i modelli climatici non sono concordi, che una parte, piccolissima, della comunità scientifica è scettica, ma chi nega l’esistenza del problema è uno stolto. Come negare lo sfruttamento delle risorse minerarie, agrarie, ittiche, la distruzione sistematica di foreste e boschi, l’acidificazione degli oceani, l’inquinamento dell’atmosfera, dei fiumi, dei mari, degli oceani. Come negare la distruzione degli ecosistemi, la scomparsa di centinaia di specie animali e vegetali. Il prezzo dello sviluppo umano lo stiamo già pagando ed inizia ad essere troppo alto per poterlo sostenere. I cambiamenti climatici sono responsabili di carestie, conflitti che sfociano in guerre, migrazioni di massa. Dobbiamo forse aspettare che l’ultimo albero sia tagliato, l’ultimo fiume avvelenato, l’ultimo pesce pescato per renderci conto che non sarà più possibile vivere in questo pianeta? Cosa serviranno a quel punto i trilioni di euro o dollari che una economia avida, spregiudicata, criminale, ha generato? Assieme all’impoverimento delle risorse e dell’ambiente, assistiamo all’impoverimento delle nostre risorse economiche, concentrate sempre più su poche company private, si impoveriscono anche gli stati, peggiora la qualità del lavoro, dei servizi, della salute, in generale della nostra vita. Negare tutto questo è impossibile, fuggire dalla realtà non ci salverà, soprattutto non salverà i nostri figli.

Mentre una classe politica a livello globale finge di cercare una via di uscita che non intacchi gli interessi dei petrolieri, il clima cambia, le foreste si riducono, gli oceani si riempiono di plastica e si svuotano di pesci. La questione è sicuramente globale, ma va affrontata a livello nazionale, ognuno nel proprio Paese. In Italia non si fa molto, si discute di mega infrastrutture, di trivelle, di TAP, di TAV, di Moses, ma intanto le colline franano, i fiumi straripano, il livello del mare si innalza, tutto nell’indifferenza generale, bei discorsi dai palchi delle tragedie, intere comunità che piangono per la perdita dei loro cari e dei loro beni, poi tutto come prima, le politiche energetiche ed ambientali sono inadeguate per rispondere all’emergenza climatica attuale. Attendiamo come cittadini e vigili del fuoco da anni il grande piano per il riassetto idrogeologico da 40 MLD che mitigherebbe in modo significativo gli effetti dei mutamenti climatici, investimenti che oltre a dare maggiore sicurezza ai territori, aiuterebbe le economie locali, l’occupazione, ma evidentemente tante piccole opere interessano meno di una sola grande opera. La sensibilità su queste questioni sta aumentando, ma rimane ancora una sottile indifferenza che ci porta a sottovalutare tanti processi fuori controllo che la modernità ha messo in moto. Diffusa la convinzione che la tecnica e la tecnologia ci salverà, è possibile, ma solo a patto che si inizi da oggi, da subito, il cambiamento climatico impone il cambiamento delle nostre coscienze, del nostro modo di interpretare l’ambiente, del nostro modo di consumare, dobbiamo tutti dare un segnale forte di dissenso verso politiche neoliberiste che ci illudono con il mito della crescita infinita, che ci promettono un mondo migliore solo a condizione che venga sfruttato, che il benessere passa dal consumo continuo e compulsivo. La favola è finita, il lieto fine dipende da noi. La scomoda verità? Il Pianeta Terra è uno e uno solamente, l’uomo sta distruggendo il proprio habitat, non è proprio una cosa furba.


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