Pubblicato domenica 27 maggio 2007.
1 Giugno 2007: partecipiamo insieme allo sciopero generale catanese
I movimenti affianco dei lavoratori e delle lavoratrici
Liberiamo Catania da Scapagnini, Lombardo... e dai loro picciotti
Ecco il documento, elaborato dal comitato 16 settembre; si può
sottoscriverlo inviando una mail a questo indirizzo, l’elenco sarà
visibile sul sito del Centro Iqbalmasih
Eventuali aggiornamenti su: http://www.centroiqbalmasih.it/
http://www1.autistici.org/openmind/open.htm.
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Il documento del Comitato 16 settembre
La provincia di Catania vive una crisi economica, sociale e politica
sempre più difficile da combattere e sanare. Le poche conquiste
democratiche e sociali di cui abbiamo goduto fino a questo momento
sono messe in costante pericolo dalle istituzioni locali, che
rappresentano quanto di più antidemocratico e reazionario il quadro
politico e istituzionale siciliano possa offrire. Queste stesse
istituzioni sono dirette responsabili del degrado che la città e l’
intera provincia stanno vivendo. Per tali ragioni il Coordinamento 16
Settembre, partecipando allo sciopero generale del 1 Giugno intende
sottolineare la necessità delle immediate dimissioni delle
amministrazioni comunale e provinciale. Anni di malgoverno degli enti
locali, di politiche clientelari, di connivenza tra Mafia, imprese
economiche e politica istituzionale hanno inflitto un duro colpo all’
economia e al tessuto sociale del nostro territorio. La chiusura di
stabilimenti industriali, licenziamenti di massa, malasanità, aumenti
vergognosi di tributi e tariffe ( I.c.i, canone idrico, T.a.r.s.u.,
addizionale Irpef) sono il biglietto da visita dei governi Cuffaro,
Lombardo e Scapagnini. La privatizzazione e la mercificazione dei beni
pubblici come l’acqua ha portato al peggioramento della qualità dei
servizi, all’aumento delle tariffe, al degrado e allo spreco delle
risorse. Sosteniamo la legge di iniziativa popolare a favore dell’acqua
pubblica. Ancora una volta sono i quartieri popolari a risentire
maggiormente di questa nuova crisi sociale. La mancanza di servizi, di
spazi sociali, di luoghi di aggregazione sono la terribile
manifestazione del degrado sociale che vivono le nuove generazioni,
quella grande moltitudine di “esclusi” senza volto e senza nome.
La dispersione scolastica, un fenomeno che vede ogni anno migliaia di
bambine e bambini, ragazze e ragazzi abbandonare gli studi rappresenta
simbolicamente lo stato di abbandono in cui versano i nostri quartieri.
La lotta delle madri degli alunni dell’Istituto Comprensivo A. Doria,
le quali si battono affinché non venga chiusa la scuola storica del
quartiere di San Cristoforo, in una zona ad altissimo rischio di
criminalità, rappresenta un esempio di “resistenza” al tentativo da
parte dell’amministrazione comunale di spostare tutte le istituzioni
scolastiche fuori dai quartieri popolari. La lotta per la qualità dell’
insegnamento è messa a dura prova, da una parte dall’amministrazione
provinciale che non fornisce i locali e i più elementari arredi
scolastici, e dall’altra dal Governo nazionale che, attraverso l’ultima
finanziaria, ha aumentato il rapporto alunni/classe causando la
formazione di classi con un numero troppo elevato di studenti/esse e l’
accorpamento di sezioni. La nostra lotta parte dal bisogno urgente di
un piano di edilizia scolastica efficace e che combini
ristrutturazioni, costruzioni e messa in sicurezza.
Gli studenti universitari sentono drammaticamente questa crisi
sociale, economica e democratica. E’ da parecchi anni ormai che
denunciamo le drammatiche condizioni in cui gli studenti, soprattutto
quelli socialmente più deboli, si trovano a vivere, a partire dalla
drammatica situazione delle stanze affittate ai fuori sede, in cui
mancano le più elementari garanzie igieniche, e il mercato degli
affitti in nero costituisce un’immensa fonte di profitto per una vasta
cerchia di speculatori, proprietari di casa, con il silenzio assenso
degli enti locali. Riteniamo inammissibile la scarsa attenzione
prestata dall’Ente regionale per il diritto allo studio sulla questione
abitativa. In un’università messa già a dura prova dalle riforme
Zecchino e Moratti, e ulteriormente penalizzata dai tagli dell’ultima
Finanziaria, la carenza di borse di studio e di posti letto costringe
migliaia di studenti ad abbandonare il proprio percorso formativo,
ingrossando in tal modo le fila del lavoro nero.
Per quanto riguarda la
questione abitativa Catania infatti offre poco più di 900 posti letto
a fronte di
oltre 3000 richieste e 35.000 studenti fuori sede, un numero
bassissimo rispetto ad altre città del Sud. Crediamo che l’università
possa essere strumento di cambiamento sociale volto allo sviluppo di
un’economia territoriale svincolata dalle logiche mafiose e di casta.
Per questo riteniamo scandaloso l’attuazione di convenzioni come quella
con la Sanfilippo Editore, casa editrice del quotidiano “La Sicilia”,
convenzione che vede i fondi dell’Ateneo regalati a chi detiene il
monopolio dell’informazione a Catania, alimentando i circuiti dei
potentati economici locali, e senza così avanzare un progetto
alternativo di crescita per la nostra città.
Sosteniamo i centri sociali autogestiti e occupati, Auro e Experia
vittime delle politiche di aggressione messe in atto dall’
amministrazione comunale e dalla regione negli ultimi anni. Questi
luoghi sono spazi restituiti alla gente, luoghi di aggregazione sociale
in una città che offre sempre di meno ai giovani, ai disoccupati, agli
abitanti dei quartieri popolari. Difendere questi spazi di libertà vuol
dire rompere il meccanismo dei locali commerciali che mercificano il
tempo libero e escludono le categorie economicamente deboli.
In questi anni abbiamo assistito ad una notevole crescita di
sentimenti omofobi. Tali sentimenti si sono manifestati apertamente il
28 giugno 2006 con la presenza di Forza Nuova lungo il percorso del
corteo del Gay Pride, corteo che non era stato sufficientemente
tutelato dalle forze dell’ordine. Gli amministratori di questa città
non hanno speso una parola di condanna nei confronti degli aggressori.
Questi atteggiamenti favoriscono il diffondersi di una sottocultura
intollerante e violenta
contro le minoranze e le diversità. Siamo in piazza per diffondere la
libertà di amare e la libertà di lottare.
Ci opponiamo con forza alla svendita del patrimonio immobiliare messa
in atto dal comune di Catania con una vergognosa operazione che vede al
centro il trasferimento di immobili pubblici di rilevante valore
artistico e culturale ad una società fantasma denominata “Catania
risorse”. Questa opera di cartolarizzazione senza precedenti non è solo
segno della povertà progettuale di questa giunta, ma è anche la
dimostrazione di una criminale spregiudicatezza che ha condotto la
giunta Scapagnini a svendere la nostra città per coprire i buchi di
bilancio causati da una vergognosa politica clientelare.
La lotta dei lavoratori Coem, Conad e Cesame negli ultimi mesi ha
costruito momenti di conflittualità sociale difficilmente riscontrati
in questi anni. Uomini e donne che ormai da due mesi
occupano pacificamente i locali della provincia e del comune, i
palazzi del potere simbolo dell’ottusità organizzata della nostra
inetta classe politica. Le promesse fatte in questi mesi di campagna
elettorale di riuscire a trovare una nuova collocazione lavorativa a
questi lavoratori si sono dimostrate prive di fondamento, si trattava
solo delle solite promesse di Lombardo e dei suoi amici. Le solite
strategie che calpestano senza un minimo di rispetto le speranze dei
lavoratori esasperati da anni di mobilità e da ormai due mesi di
occupazione. La loro lotta è la nostra lotta. Abbiamo espresso loro
tutta la nostra solidarietà, ora scenderemo in piazza per denunciare
non solo le responsabilità delle istituzioni locali, sulla cui
affidabilità è stato un errore investire, ma anche una pratica
concertativa che ha permesso ad imprenditori senza scrupoli di
sfruttare il nostro territorio per poi abbandonare nel limbo della
cassaintegrazione centinaia di lavoratori.
La crisi dell’agricoltura in Sicilia rappresenta una delle cause
maggiori di una sempre più dilagante disoccupazione, e come conseguenza
di una nuova drammatica stagione di emigrazione della nostra gente
verso le regioni del nord. L’assenza di politiche in grado di
valorizzare i prodotti locali, la crisi della domanda, le politiche
speculative dei poteri forti hanno portato alla perdita di migliaia di
posti di lavoro e il dilagare del lavoro nero sfruttato e malpagato,
situazione aggravata dal nuovo fenomeno di sfruttamento dei lavoratori migranti, nuova carne da
macello da usare a proprio piacimento. Esprimiamo tutta la nostra
solidarietà ai lavoratori dell’Oranfreezer di Scordia che rischiano in
questi giorni il posto di lavoro.
Sosteniamo i lavoratori del pubblico impiego, che lottano per la
stabilizzazione e per una gestione trasparente della cosa pubblica.
Sono migliaia i lavoratori che attendono da anni un contratto “vero” e
“duraturo”. Chiediamo la stabilizzazione di tutti i lavoratori
precari.
Lo sfruttamento del territorio, la mancanza di serie politiche di
sviluppo sostenibile, il progetto di distruzione di grandi aree
agricole e di aree di grande interesse scientifico-archeologico hanno
portato negli ultimi mesi alla nascita di movimenti spontanei popolari
che si oppongono alle speculazioni dei gruppi di potere economico della
nostra terra. Il progetto di una nuova militarizzazione nelle contrade
di Xirumi, Cappellina e Tirerò, che prevede la costruzione di nuovi
alloggi per i militari della U.s.Navy di Sigonella impegnati nella
guerra globale e permanente pone oggi ancora di più l’esigenza di una
nuova politica di pace che porti alla smilitarizzazione di Sigonella e
alla sua riconversione in aeroporto civile. Una vicenda che richiama
direttamente il caso dell’ampliamento della base militare USAF di
Vicenza-Dal Molin anche per il coinvolgimento di una impresa edile come
la Maltauro Costruzioni, oltre alla Cappellina, Srl di proprietà della
famiglia Ciancio Sanfilippo editore del quotidiano “La Sicilia”.
Il progetto di costruzione di nuovi impianti di smaltimento rifiuti
come gli inceneritori e i termovalorizzatori nelle zone di Adrano e
Paternò, che ha visto il beneplacito di tutte le istituzioni
locali, si scontra contro la volontà delle comunità. La centralità
della salvaguardia e dell’autorganizzazione del territorio ci ha visto
in questi mesi scendere in piazza con le comunità della Val di Noto che
si battono contro le trivellazioni petrolifere delle multinazionali del
petrolio. La loro lotta è la nostra lotta. Siamo a fianco delle
comunità in lotta, ieri come oggi senza se e senza ma.
Il 1 giugno saremo in piazza a Catania:
Contro una gestione affaristica , clientelare e mafiosa della cosa
pubblica.
Contro l’operazione “Catania risorse”
Contro l’aumento vergognoso di tributi e tariffe che come al solito
colpiscono lavoratori, disoccupati, precari e studenti fuori sede.
Contro l’abbandono dei quartieri popolari al degrado sociale.
Contro il sistema della concertazione.
Contro la precarietà, la disoccupazione e il lavoro nero.
Per una scuola pubblica, sicura ed efficiente
Per un lavoro stabile e duraturo.
Per la stabilizzazione di tutti i precari e l’abrogazione della legge
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Per la difesa dei beni pubblici inalienabili come l’acqua
Per il diritto alla cittadinanza dei/delle migranti
Per la tutela dei diritti delle donne e contro le discriminazioni di
genere.
Per una cultura che valorizzi le diversità
Per la centralità dei quartieri popolari.
Per la difesa degli spazi di aggregazione popolare.
Per la dignità di tutte/i
Ripartire dalla partecipazione, costruire le premesse per una nuova
Catania possibile!
Sottoscrivi il nostro documento e partecipa allo spezzone aperto dallo
striscione: “Liberiamo Catania da Scapagnini e Lombardo”!
Coordinamento 16 Settembre
Centro Open Mind Glbt, saas Centro Iqbal Masih, Giovani Comunisti Ct,
Csa Auro, Collettivi studenti medi, Coordinamento collettivi
universitari, Circolo “Precari” Prc, Attac-ct, Rete antirazzista
catanese, SlaiCobas, Collettivo “Zona Rossa” Scordia, Ass. culturale
“Officina Rebelde”, Circolo Prc Scordia...