Gli infanti del fascismo


Un caro amico aveva il vezzo di sottolineare: “le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, sempre che questi si comportino bene”. Oggi abbiamo a che fare con una destra maldestra nelle parole e nei fatti che, nel riproporsi attiva, racconta storie inenarrabili e vorrebbe falsare l’accaduto.


di Massimo Stefano Russo pubblicato il 5 agosto 2024

Chi è nato negli anni Settanta dice che in quegli anni non c’era e che rinvangare il passato è improduttivo, insensato e fuori luogo. A che serve? Si tratta di un modo tutto proprio e particolare di intendere la storia, a proprio esclusivo vantaggio, per accreditarsi democratici e rispettosi? Cosa dire a chi afferma che le sentenze vanno sempre rispettate mentre invoca giusti processi retroattivi? Le temperature torride fanno brutti scherzi e annebbiano l’intelligenza e il pensiero razionale e ancor prima ragionevole?!

Ci vuole sfacciataggine e una buona dose di arroganza nel dichiarare tutto il proprio rispetto per le istituzioni e poi infangare la memoria e la storia. Nelle parole di chi chiede di revisionare il passato storico e rivedere l’operato della magistratura arrivato a sentenza definitiva si ha tutta una concezione rappresentativa del potere che contraddistingue questa destra al comando.

Conversano e dialogano a senso unico, con disinvoltura e compiacimento e nell’ignorare la storia la stravolgono a “proprio uso e consumo”. Se ne escono con affermazioni provocatorie per vedere l’effetto che determinano sull’opinione pubblica, sempre pronti poi a dire di essere stati interpretati male, che il loro pensiero è stato stravolto. Se la maggioranza si scandalizza ritirano tutto e arrivano persino a fingere che si trattava solo di una “battuta”.

Arrivati al potere, seduti sui più alti scranni faticano a trattenersi senza tradire i loro pensieri e desideri più reconditi che richiamano per storia familiare e percorsi di crescita il fascismo. Imperterriti nel loro ardire, quando possono, mostrano tutta la loro faccia tosta. Possiamo rimanere impassibili ad ascoltarli, senza provare imbarazzo alcuno o indignarci?

Nel prenderli in debita considerazione, vanno affrontati e smentiti, senza timore alcuno e con particolare attenzione. L’esempio viene dalla più alta carica dello Stato. La destra, in un profluvio di chiacchiere per evitare domande imbarazzanti, ha un problema vero col fascismo e col terrorismo nero che non riesce a risolvere. Definire teorema una sentenza vuol dire avere ed esprimere dei pregiudizi in proposito al lavoro del collegio giudicante.

Un caro amico aveva il vezzo di sottolineare: “le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, sempre che questi si comportino bene”. Oggi abbiamo a che fare con una destra maldestra nelle parole e nei fatti che, nel riproporsi attiva, racconta storie inenarrabili e vorrebbe falsare l’accaduto. Insinuano lievi variazioni nel ricordare la sequenza degli eventi per darne la propria versione e risultare così credibili.

Carichi di tensione nel reclamare una sorta di giustizia da taglione, livellante e qualunquistica negano le complicità del passato e senza fornire gli elementi necessari e i dati essenziali, nascosti con puntiglio, vogliono mantenere il segreto a ogni costo e presentare la violenza stragista come qualcosa di superato dal tempo. Di fronte a inoppugnabili dati di fatto sostengono ipotesi fantasiose.

Hanno l’approccio tipico dei vinti che nel parlare, sapendo poco e niente, insinuano affermazioni a bruciapelo per sostenere le proprie ragioni. Vogliono disperatamente giustificare e rivendicare il proprio operato, mentre ignorano il punto cruciale della questione che riguarda in primo luogo l’agire democratico. Estasiati, convinti di avere ormai le carte in regole per governare, riesumano i desideri inconsapevolmente sepolti in un luogo nascosto del loro animo e che, persa ogni remora, una volta emersi continuano ad alimentare. Parlano o meglio straparlano educatamente male, spesso “senza sapere nemmeno quello che dicono”.

Dobbiamo ribadire tutta la nostra preoccupazione di fronte a chi nel sorridere sempre con gli angoli della bocca rivolti leggermente all’insù, il faccino tondo e gli occhi azzurri socchiusi in una perenne smorfia vuole quasi esprimere una sorta di ottimistica concentrazione e l’idea di una positività condiscendente, nel continuare a fare discorsi che con parole cadenzate e scontate sanno avvolgere solo l’aria. Oggi che le contrapposizioni si utilizzano in prevalenza in chiave postdemocratica si può rimuovere il fascismo e farlo diventare il grande assente nel dibattito sulle sorti della democrazia?

Possiamo permettere che si degradi la democrazia senza riconoscere le contraddizioni politiche e affrontarle a viso aperto? Dobbiamo attivare e allacciare un’ampia “cintura di sicurezza politica” per continuare ad affermare e far prevalere le ragioni della democrazia.


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