Rita Atria
Sorella di Nicola Atria, Rita aveva soltanto undici anni quando
il padre che adorava, un boss mafioso, venne assassinato. E nel
1992 aveva solo 16 anni quando venne assassinato a colpi d'arma
da fuoco il fratello Nicola. Nonostante fosse cresciuta in una famiglia
mafiosa, decise di testimoniare contro l'organizzazione. Fu condotta
sotto protezione a Roma, dove visse con la cognata Piera Aiello,
anche lei testimone d'accusa. sconvolta e spaventata dall'assassinio
di Paolo Borsellino nel luglio del 1992, poco dopo Rita Atria si
suicidò.
In effetti è questa, fra le storie di donne, quella in
cui entrano, insieme, l'innocenza delle donne - Rita non si è
macchiata di alcuna colpa - la speranza - la sua vita sarebbe potuta
essere diversa - le contraddizioni - la cultura mafiosa che ha già
interiorizzato e la difficoltà a metterla d'accordo col suo
dolore - la tragedia - Rita si suicida a sedici anni, dopo la morte
di Paolo Borsellino.
Non a caso due libri importanti su mafia e donne, come quelli
di Clare Longrigg (1997) e di Liliana Madeo (1994), finiscono con
la storia di Rita. Nata nel 1974, nel 1985 - lei ha 11 anni - suo
padre, Vito Atria, viene ucciso. Nel 1991 - Rita ha 15 anni - a
Giugno, viene ucciso suo fratello Nicola. Nel 1991, a Novembre,
comincia a collaborare con la giustizia. Nel 1992, a luglio, dopo
la morte di Paolo Borsellino, si suicida buttandosi dalla finestra
del nuovo appartamento che le è stato assegnato a Roma come
collaboratrice di giustizia.
La vicenda di Rita si intreccia con quella di sua cognata, Piera
Aiello ed entrambe disegnano due destini e una storia. La storia
è quella della Sicilia. I destini delle due ragazze sono
immersi nella storia siciliana dal dopoguerra a oggi. Piera, nata
nel 1968, l'anno del terremoto del Belice, è figlia di un
emigrante tornato in Sicilia a fare il capomastro.
Rita è figlia di un pastore legato alla mafia perdente degli
Accardo (i nuovi sono gli Ingoglia).
Lo sfondo è quello di un paese della zona del Belice, Partanna,
dove un sindaco democristiano, Vincenzino Culicchia, ha governato
per trent'anni, in mezzo alla speculazione del dopo terremoto.
Le deposizioni di Piera, di Rita e di altri hanno permesso di arrestare
alcuni mafiosi e di avviare un'indagine sul sindaco, accusato fra
l'altro dell'omicidio del suo vice. (Il processo non lo condanna).
Sembra una cattiva sceneggiatura. I cattivi, i buoni, il peso di
una storia che sembra offrire pochi varchi: Piera vive clandestina
a Roma, Rita ha scelto di morire a sedici anni.
Vedi anche: Stille, pp. 296-297 e 341
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