Terra di rapina, di Giuliana Saladino
Terra di rapina
/ Giuliana Saladino. - Palermo : Sellerio, 2001.
Il
libro fu pubblicato una prima volta nel 1977 a Torino. Parla di Giuseppe
di Maria, di Cianciana, provincia di Agrigento, che nel 1972 tentò
un colpo in banca a Torino. Fu quasi linciato mentre scappava. Da
questa vicenda l'indagine di Giuliana Saladino: nei luoghi e nella
storia di Giuseppe Di Maria. Un quadro della Sicilia dal dopoguerra
agli anni sessanta, dalle lotte per la terra al miracolo economico,
che in Sicilia vuole dire emigrazione e perdita di civiltà. Dalla
cronaca alla tragedia: lo sforzo di comprensione e il ritmo del racconto
in Giuliana Saladino operano la trasfigurazione. Giuseppe di Maria
diventa la vittima di una storia e di una società con poche vie d'uscita.
Il miracolo, da Giuliana Saladino, Terra di rapina, Sellerio, 2001,
pp.111-112
"In pochi anni, con pochi tocchi e senza che nessuno
ci metta qualcosa di suo, la Sicilia diventa irriconoscibile e indecifrabile.
Le città si dilatano, gli uffici si stipano, le strade si ingorgano,
i negozi rigurgitano di merce, le case di elettrodomestici e le teste
di immagini, anziché al braciere ora ci si scalda alla televisione,
che ogni sera ha un racconto nuovo, migliore di quello dei paladini
di Francia. Il benessere dello sviluppo altrui piove prima rado e
poi sempre più fitto sul sottosviluppo, lo camuffa sotto una coltre
di cianfrusaglie, di falsi bisogni, di nuove abitudini. Piovono i
gioielli della tecnologia su massaie ai cui polsi d'acciaio si chiede
ora solo di premere un bottone per fare il bucato o accendere il fuoco,
il frigo abolisce le finestrine a tramontana in cui diventa acida,
a 30 gradi di calore, la salsa di pomodoro, le magliette colorate
travestono i bambini di Palermo e di Agrigento, i pescatori hanno
stivali di gomma come nei film senza che il loro tenore di vita e
il livello del loro abbrutimento mutino di una virgola, i contadini
hanno l'Ape e continuano a partire per la Germania. Gente estasiata
e impaurita del nuovo dice "che tempi!", e se si volta indietro, benché
non ci sia nulla da rimpiangere, comincia a confondere il cattivo
tempo antico con la propria gioventù. In campagna scompaiono le grandi
fatiche collettive della mietitura e della trebbiatura, solo i vecchi
rimangono a tu per tu con la zappa, scompaiono le teorie di muli sostituiti
da sciami di motorini, scompaiono i carretti soppiantati dai furgoncini,
nulla da rimpiangere, scompaiono ogni sorta di attrezzi di zinco di
vimini di terracotta di giunco intrecciato di tela di sacco e dilaga
la plastica in tutte le sue accezioni, indistruttibile non biodegradabile,
secchi e bidoni non fanno più rumore, le bottiglie non si rompono,
scompaiono gli scapolari di panno blu foderati di panno verde dei
contadini, gli scialli neri delle donne, nulla da rimpiangere, scompare
il pane che ciascuno fa per sé e deve durare una settimana, scompare
il pagliaio in cui dorme il contadino con la sua bestia, nulla, nulla
da rimpiangere, scompare il padrone, il carabiniere, la manodopera,
si può davvero parlare di un vuoto, di una disarticolazione dei rapporti
sociali, di una caduta all'indietro mentre sembra di andare avanti."
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