Documenti: Un appello contro la guerra
A Bacoli (Napoli), mentre si svolgeva il
seminario su "Nuove parole, nuovi metodi" rivolto ai docenti di storia, sono
iniziate le operazioni di guerra della Nato in Jugoslavia. I docenti hanno redatto
il documento, sottoscritto da tutti i partecipanti e dal comitato paritetico
MPI-SIS (Ministero Pari Opportunità e Società Italiana delle storiche)
che organizza il corso, che riproduciamo e che la redazione di Scherazade sottoscrive.
AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ON. OSCAR LUIGI SCALFARO
AL PRESIDENTE DEL SENATO ON.LE NICOLA MANCINO
AL PRESIDENTE DELLA CAMERA ON.LE LUCIANO VIOLANTE
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI ON.LE MASSIMO D'ALEMA
AL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE ON.LE LUIGI BERLINGUER
AL MINISTRO DELLE PARI OPPORTUNITA' PROF.SSA LAURA BALBO
AL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA ON.LE ROMANO PRODI
MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE- SOCIETA' ITALIANA DELLE STORICHE
Corso di aggiornamento per docenti di storia Nuove parole, nuovi metodi
Siamo qui donne e uomini, docenti di storia, per trovare "nuove parole, nuovi
metodi" che diano più senso alla ricerca e all'insegnamento della storia. La
partecipazione alla guerra contro la Repubblica Federale Jugoslava esprime invece
vecchie parole e vecchi metodi per la risoluzione dei conflitti e perpetua la
concezione di una politica e di una storia senza relazione con i soggetti, con
la concretezza dei loro corpi e delle loro vite: esattamente il contrario di
quello su cui stiamo lavorando. Per anni quelle stesse forze politiche e istituzionali
e quei media, ora schierati a favore della guerra, hanno ignorato la repressione
dei diritti degli abitanti albanesi nel Kosovo e l'oppressione del regime di
Milosevic contro coloro - circoli culturali, gruppi di donne, giovani obiettori,
associazioni di volontariato, radio libere, giornalisti, singoli cittadini -
che strenuamente gli si oppongono. La fitta tessitura di rapporti fra gruppi
femministi e pacifisti serbi e albanesi in Kosovo si è concretizzata nella costruzione
di centri sociali e strutture assistenziali per la parte più debole della popolazione.
Questa realtà così "europea" e così civile, è stata completamente ignorata.
La popolazione del Kosovo avrebbe potuto più utilmente essere difesa dando sostegno
e riconoscimento politico e istituzionale alle ragioni di quanti da tempo lottano
pacificamente all'interno della società dell'ex Jugoslavia per la tutela dei
suoi diritti e contro la cultura del nazionalismo etnico che si è dolorosamente
espresso anche attraverso l'uso "politico" dello stupro.
Nel denunciare l'inaccettabile ipocrisia e il tragico fraintendimento del significato
della vita e dei suoi valori da parte di maggioranze trasversali che, mentre
affermano il diritto alla vita dell'embrione, negano quello stesso diritto ai
tanti civili inermi colpiti dai bombardamenti,
CHIEDIAMO AL GOVERNO ITALIANO
- di rispettare l'articolo 11 della Costituzione (di cui il Presidente della
Repubblica è tenuto a farsi garante) ripudiando qualsiasi forma di partecipazione
a questa guerra che colpisce il cuore dell'Europa;
- di battersi in Europa affinché l'ONU diventi una effettiva forza di interposizione
e di pace tra i contendenti. Se le ragioni vengono ancora una volta sostenute
con le armi, sempre più difficile sarà per noi trasmettere alle giovani generazioni
- attraverso la memoria e la storia - il valore e la speranza della civile convivenza
tra i popoli.
Bacoli (Napoli), 25 marzo 1999
Autore |
aa.vv.
|
Titolo |
Lettera appello contro la guerra
|
Data stesura |
25 marzo 1999
|
Data aggiornamento |
|
|