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(r)esistenze quotidiane dell’Anonima Scrittori

Torniamo a fare quattro chiacchiere con l’Anonima Scrittori. L’occasione ci è data dall’uscita del bando per Resistenze, la terza edizione del concorso per scrittori emergenti...

di Tano Rizza - domenica 27 gennaio 2008 - 4302 letture

Torniamo a fare quattro chiacchiere con l’Anonima Scrittori. L’occasione ci è data dall’uscita del bando per Resistenze, la terza edizione del concorso per scrittori emergenti. L’Anonima sta continuando la sua strada, che ha come base di partenza la rete, dove attorno al collettivo si è formata una popolosa community che a oggi conta oltre 400 membri. Per chi non conoscesse il progetto, c’è da dire che il collettivo di scrittori ha in ballo tanti progetti, aperti a chiunque, che hanno come unico limite quello del numero di battute. 2500 battute per i racconti brevi a tema fisso – le pillole – e 7000 battute per il concorso (r)esistenza. Il resto è affidato alla creatività e all’attitudine degli scrittori che si avvicinano alla parola scritta. Ne parliamo con Graziano, tra i fondatori dell’Anonima Scrittori.

Graziano, siamo giunti alla terza edizione del concorso (r)esistenza. Spiegaci, in breve, quale è la tematica del concorso.

Il nostro primo obiettivo è quello di attualizzare il concetto di Resistenza. Dal sottotitolo – Manuale di storie contemporanee – è facile intuire la nostra volontà di fare un ritratto dell’Italia di oggi, dell’Italia che ha (r)esistito e che (r)esiste ancora oggi. Precariato, intolleranza religiosa, discriminazione razziale, guerra, malattia psichica, omofobia ecc. ecc. Sono tanti i motivi per cui ognuno di noi, ogni giorno, combatte e (r)esiste. La data è significativa. Vorremo che il 25 Aprile diventasse il giorno della Liberazione. Per tutti, da tutto. Quest’anno, poi, il concorso si allarga. Al fianco del concorso letterario, infatti, c’è quello fotografico. Insieme con l’associazione LibLab, di Milano, abbiamo dato vita al concorso Scatti di (r)esistenza. Al Mugello, luogo mitico per la (r)esistenza, scelto appositamente anche per la testimonianza di Don Milani, ci sarà, in via del tutto sperimentale, il concorso per le scuole medie e superiori.

Anche il vincolo temporale che avete stabilito per l’ambientazione delle storie in concorso è significativa. Dal dopoguerra al futuro più lontano. Spiegaci questa scelta.

Il vincolo temporale è tutto. Crediamo che la Resistenza classicamente intesa debba essere un fenomeno dato per assodato. La Repubblica Italiana nasce da lì. Non credo che si possa più mettere in dubbio una situazione del genere. Ci sono state e ci sono ancora parecchie discussioni in merito, anche strumentali e politiche. A noi non interessa. La Resistenza c’è stata ed ha avuto un ruolo storico. A noi non piace aggiungere ancora altra carne al fuoco su quel periodo. Abbiamo una nostra idea. Crediamo che il concetto debba essere attualizzato. Vogliamo parlare della (r)esistenza che ancora oggi, ognuno di noi, è costretto a fare a lavoro, a scuola, all’università, in famiglia, in Chiesa, nella Moschea, nella Sinagoga, tra gli amici ecc. ecc.

Leggendo il bando tutto ruota attorno ad una data emblematica della storia dello Stato italiano, il 25 Aprile. Credete che la liberazione, nel senso più ampio del suo termine, debba ancora avvenire?

La Liberazione, almeno quella dal nazifascismo, è avvenuta. Oggi siamo in un paese che, seppure tra mille limiti, è ancora una paese libero. Crediamo che ci siano ancora delle sacche in cui bisogna (r)esistere. Alle volte, e il fenomeno sta assumendo sempre più contorni preoccupanti, il linguaggio che viene usato dai media ‘democratici’, ricorda quello usato dai media del ventennio. Basti pensare che una volta banditi erano i partigiani. Oggi banditi, provocatori o, addirittura, terroristi sono quelli che pensano che il Papa non debba essere invitato dal Rettore durante l’inaugurazione dell’anno accademico all’università La Sapienza. Sono storie, testimonianze a cui vogliamo dare voce. Quest’anno offrendo, a fianco della testimonianza letteraria, anche quella fotografica.

Continua la sfida delle limite di battute per i testi. Quanto è difficile, e quanto è stimolante, per uno scrittore emergente confrontarsi con una storia che deve avere un inizio, uno svolgimento, e una fine in 7000 battute, come nel caso di (r)esistenza?

Anonima Scrittori funziona così. Noi creiamo iniziative che hanno diversi vincoli. Lo facciamo per stimolare la creatività. Crediamo che attraverso vincoli di ogni genere, dalla fonte d’ispirazione alla lunghezza del racconto alla tematica, la sfida con la pagina bianca, quella che spesso blocca chi scrive per lunghissimo tempo, possa essere vinta. In genere non facciamo una selezione su quello che riceviamo. Diventa un esercizio di stile. Con (r)esistenza, invece, abbiamo deciso di puntare anche sulla qualità, di affidare il giudizio ad una giuria qualificata e di premiare (crediamo che la scrittura sia un lavoro e debba essere retribuito) quelli che hanno saputo dare la testimonianza migliore. Il concorso nasce proprio in questa ottica. Per il resto abbiamo anche altre iniziative, sempre vincolanti. Basti pensare a Modica Quantità, in cui rivisitiamo i generi letterari in 2500 battute, o Cronache da un Pianeta abbandonato, un laboratorio di scrittura in cui stiamo elaborando un romanzo davvero collettivo. Al primo capitolo, che uscirà ad Aprile su Nuovi Argomenti, rivista della Mondatori, abbiamo lavorato in 11.

Per questa terza edizione la giuria è formata da personalità note nel campo della scrittura e dell’arte, avete trovato anche un appoggio istituzionale. La scrittura e gli autori emergenti stanno finalmente trovando il giusto spazio nella cultura attuale?

Troverebbero maggiore spazio se non fossero relegati in un limbo: quello appunto degli emergenti, a volte eterni. Spesso vengono fatti passare per emergenti autori che emergenti non sono. E’ un settore del mercato editoriale, niente di più. C’è chi lo vuole far passare come un genere letterario o paraletterario. D’altronde il mondo editoriale è composito. C’è gente seria, che crede nel lavoro che fa. C’è anche gente che seria non è, che crede molto di più nei soldi che lo scrittore in cerca di pubblicazione a tutti i costi è disposto a versare sul suo conto in banca. Abbiamo scelto con cura la casa editrice con cui pubblicare l’antologia di quest’anno che uscirà fuori dal concorso. E’ l’Argonauta. Una casa editrice di Latina che ha deciso di investire nel progetto, senza chiedere un euro a noi o ad alcuno dei partecipanti. Una filosofia che ci guida è proprio quella che l’autore non deve spendere nulla. Né per la partecipazione al concorso, né per la partecipazione al laboratorio di scrittura.

Un ultima domanda cade sul web. Quanto questo strumento di comunicazione ha fatto avvicinare alla scrittura le persone? E, secondo te, per uno scrittore emergente, il salto dal web alle case editrici tradizionali è ancora troppo lungo?

Dipende. Spesso ci si interessa a ciò che avviene nel web solo per moderismo. C’è chi parla di web letteratura. Dire così è costruire un muro, di quelli che nella realtà sono caduti da quasi una ventina d’anni. In mente parecchi hanno i fenomeni editoriali degli ultimi tempi. Gente che sembra scrivesse solo sul blog e a cui poi vengono offerti contratti da case editrici. In realtà si tratta, nel 99% di casi, di gente che già è nell’ambiente dell’editoria o di persone che hanno pagato profumatamente la propria pubblicazione. Alle persone che guardano da fuori sembra che sia nato un nuovo genere. In realtà si tratta sempre dello stesso identico fenomeno commerciale. Per cui, abbreviando, quando vi parlano di web letteratura diffidate. E’ soltanto un modo per svilire, con molta classe, quello che si fa. Il segreto è continuare. Scrivere, impegnarsi, sudare, confrontarsi, viaggiare, organizzare reading. E il web può essere di grande aiuto, come qualsiasi strumento utile.


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