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Ortofresco s.r.l, un'azienda divetata un fantasma

Scomparso il posto di lavoro per venti operai

di Alessandro Calleri

Tutti si aspettavano un ritorno alla normalità invece Martedì 05 Agosto i sogni e le speranze di oltre 20 lavoratori si sono violentemente infranti contro i cancelli di una fabbrica che non c’è più, locali sbarrati e deserti e – si dice - un frettoloso trasloco notturno.

La Ortofresco s.r.l. di Belpasso nasce nel ’98 grazie all’ing. Sergio Campagna e al dott. Andrea Tomasich, due imprenditori che decidono di investire nella produzione di insalate gia lavate ed affettate dando vita ad una delle più promettenti iniziative imprenditoriali della provincia di Catania; un’azienda capace di ricevere i favori, i sogni e le speranze dei 36 dipendenti che da 4 anni investivano e scommettevano in questa promettente attività.

Un inizio attività quasi in sordina ma dopo soli tre anni l’azienda registra un fatturato di 2.6 milioni di euro, un segnale stimolante ma i problemi sono solo dietro l’angolo. Nel 2002 la Smafin (i supermercati sma) - che da sola assorbiva il 70% del fatturato - rescinde il contratto di fornitura, un brutto colpo che scuote l’economia e le speranze della Ortofresco e dei suoi lavoratori.

Nel marzo scorso i titolari concordano la cassa integrazione con 20 dipendenti, tredici settimane (questo era l’accordo) di allontanamento dal lavoro durante le quali l’azienda ha continua regolarmente le sue attività. Mentre per i lavoratori iniziava un lungo periodo di incertezze e difficoltà il marchio Ortofresco continuava regolarmente a circolare nei banchi dei supermercati. Da quanto dichiarato alcune lavoratrici dell’azienda nessuno di loro in questi mesi ha mai ricevuto le somme spettanti per la CIG vedendo così aggraversi la loro già precaria posizione economica.

Martedì 05 agosto alla fine della cassa integrazione i lavoratori si sono presentati davanti ai cancelli dello stabilimento di Belpasso accompagnati dai sindacalisti (Concetta Raia e Carmelo Stella per la Flai-Cgil e Giovanni Pintabona e Pippo Midollo per la Fai-Cisl) ma le incertezze sul futuro non sono riuscite a contenere una sorpresa davvero troppo grande per tutti. Stabilimento chiuso.

Alcuni dei vicini hanno registrato un certo movimento la notte precedente, forse un trasloco in tutta fretta per riprendere le attività in altra sede, una ipotesi che sembra avvallata dalla notizia delle dimissioni in massa degli ultimi 16 dipendenti impiegati dall’azienda, tutti, a quanto sembra, regolarmente al lavoro in un nuovo e misterioso stabilimento in provincia di Enna.

La rabbia dei lavoratori e la consapevolezza di non avere più un futuro nella Ortofresco hanno fatto scattare le denunce presso i carabinieri dell’ispettorato del lavoro i quali dovranno adesso mettere in luce le eventuali ipotesi di reato e contribuire a far chiarezza attorno a questa vicenda tutta siciliana, “uno strano movimento di azienda” che ben si adegua alla storia dell’imprenditoria catanese.

Dal canto loro i titolari dello stabilimento, irreperibili la mattina del previsto rientro in azienda dei 20 lavoratori, ritengono che il clamore attorno alla Ortofresco è del tutto infondato. L’azienda non attraversava certamente un momento felice e, in vista di un prossimo quanto improbabile rilancio della società, avevano già da tempo deciso di cedere l’utilizza del marchio ad un’altra, non specificata, società, guardacaso probabilmente operante ad Enna. Dove fino a lunedì tutto si svolgeva regolarmente l'indomani era deserto e abbandonato.
Ci è stato mostrato da alcuni ex lavoratori un talloncino staccato da prodotti Ortofresco già commercializzati che indicava chiaramente la data di produzione: Lunedì 05/08/2003. Lo stesso giorno della scomparsa dell’azienda.

Adesso le incertezze sul futuro dei lavoratori sono drasticamente aumentate. Sabato scorso era prevista la riunione dei soci della Ortofresco s.r.l. durante la quale ci si aspettava che venissero mostrati i bilanci societari e che i titolari facessero chiarezza sullo stato delle cose e sulle prospettive per i lavoratori. I sindacati insistono affinché i lavoratori vengano inseriti come creditori privilegiati all’interno delle eventuali pratiche fallimentari della società. Tutto inutile. Alla riunione prevista sabato i titolari semplicemente non si sono presentati, una nuova “bravata” che lascia poche speranze a quel lavoro sotto il vulcano su cui tanti, fino solo a qualche mese fa, scommettevano il loro futuro.

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