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Arriva il Dpef… e sono guai.
di "Nessun Nome"

Da quando il Cavaliere è al governo in Italia e nel resto del mondo è successo un pò di tutto. Fatto sta che l'Italia attraversa un momento per nulla favorevole all'economia del paese. La produzione industriale è in calo così come le esportazioni del Made in Italy. Confindustria chiede a gran voce che il governo intervenga per salvare quello rimane. I sindacati chiedono che venga fatto qualcosa per rispettare i termini del Patto per l'Italia e che a pagare le conseguenze della crisi non siano, in primis, i lavoratori. Come se non bastassero i problemi "congiunturali" ci si mettono anche i problemi interni. Dopo la batosta alle ultime amministrative la coalizione di governo stenta a ritrovare compattezza e ognuno dice la sua su come riconquistare un elettorato che sembra essere sempre più sfiduciato.

In questa precaria e difficile situazione arriva il momento del Decreto di programmazione economica e finanziaria, amichevolmente chiamato Dpef, giusto per non farsi spaventare dall'altisonanza del nome. Fatto sta che è la finanziaria. Il Presidente del Consiglio, quando ancora era in campagna elettorale, aveva promesso nel suo Contratto con gli italiani, che avrebbe diminuito le tasse a tutti. Ma come si può fare se le condizioni dell'economia non sono per nulla favorevoli ad una simile manovra? In aiuto al Presidente Berlusconi arriva il Gran Mago della Prestidigitazione Finanziaria… quel Ministro Tremonti che ha pensato la geniale idea di vendere il patrimonio dello stato per finanziare le grandi opere…

Pensa che ti ripensa il sorprendente Ministro ha trovato la chiave di volta per far quadrare i conti dello stato e contemporaneamente permettere al suo Capo di mantenere le promesse. La soluzione è di una tale semplicità da lasciare esterrefatti. Cerchiamo di immaginare, con uno sforzo di fantasia, cosa possa essere passato per la testa dell'economista. Ce lo immaginiamo piegato su infinite cataste di fogli piene zeppe di numeri, radici quadrate, parentesi, per cercare di risolvere l'annoso problema. "Con le tasse degli Italiani" avrà pensato " teniamo in piedi la sanità, l'istruzione pubblica, la ricerca e un pò di altre robette del genere… basta privatizzare un po’ qui e un po’ la… incentivare gli utenti a servirsi dei privati… affidare la gestione e l'amministrazione di qualche struttura alle regioni e il gioco è fatto… a questo punto, come Stato (quello che fanno poi le regioni non ci interessa) possiamo ridurre le tasse agli italiani".
E il gioco è fatto.

Peccato che ciò significherà che se fino ad ora abbiamo pagato tutti in maniera equilibrata secondo i nostri introiti (evasori esclusi) per avere dei servizi "gratuiti" in enti e strutture pubbliche (cioè di tutti) da ora in poi il ricco e il povero pagheranno lo stesso prezzo per un servizio che non sarà più né pubblico né gratuito.

In altre parole quello che non sborseremo dalla tasca sinistra saremo costretti a tirarlo fuori da quella destra, e per di più senza tener conto delle inevitabili differenze di censo. Con alcune simpatiche, si fa per dire, conseguenze del tipo che chi sta tanto male pagherà tanto per farsi curare e chi non avrà soldi da spendere si dovrà accontentare delle cure di un servizio sanitario nazionale sempre più smantellato…

Questo vuole essere solo un esempio esplicativo. Le conseguenze sono tante da poterci scrivere un voluminoso trattato. Ma sono sicuro che un esempio possa bastare per far scorgere la quantità e gravità di conseguenze che ci aspettano.
Ciò che conta è che se pago lo Stato o pago una compagnia di assicurazione i soldi ho comunque da sborsarli. Le tasse potranno pure diminuire ma proporzionalmente diminuiranno anche i miei diritti. La quantità (media) di denaro che pagheremo sarà sempre la stessa ma invece di chiamarsi tasse si chiamerà premio di assicurazione e non sarà per nulla proporzionale. Come succede già adesso, per esempio, per l'assicurazione dell'auto che paghiamo tutti allo stesso modo senza fare differenze per le nostre possibilità economiche.

Capite il sottile gioco di alta finanza?

Basta dare un altro nome alle stesse cose e il problema è risolto. Anche se per gli italiani i problemi veri cominciano solo adesso…
Auguri e in bocca la lupo.

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