Iraq,
ora gli Usa ammettono "Le armi furono un pretesto"
Due
mesi dopo la fine della guerra, nemmeno un'arma di
distruzione di massa è stata trovata.
di repubblica.it
Ricorderete
come Bush presentò la guerra al popolo americano,
e Colin Powell alle Nazioni Unite: Saddam - dissero
- è il Male, ma quello che lo rende pericoloso,
e rende necessaria una guerra preventiva, sono le
sue Armi di Distruzione di Massa.
Due
mesi dopo la fine della guerra, nemmeno un'arma di
distruzione di massa è stata trovata. E mentre
escono notizie su come siano stati gonfiati i rapporti
d'intelligence americani e britannici, i falchi del
Pentagono vanno all'attacco. "Abbiamo messo l'accento
sulle armi di distruzione di massa per motivi burocratici.
Erano la sola ragione che poteva mettere d'accordo
tutti. Ma in realtà non è mai stata
questa la motivazione principale della guerra",
ha detto chiaro Paul Wolfowitz, che è l'inventore
della dottrina della guerra preventiva adottata da
Bush.
In un'intervista a Vanity Fair il numero due del Pentagono
confida che "la ragione principale della guerra
era un'altra" passata, a suo dire, "quasi
inosservata": "Il rovesciamento di Saddam
avrebbe permesso agli Stati Uniti di ritirare le loro
truppe dall'Arabia Saudita. Il solo fatto di togliere
questo fardello dalle spalle dei sauditi apre la porta
a un Medio Oriente più pacifico".
Il
ministro della Difesa Donald Rumsfeld non è
stato da meno. Con la sua solita nonchalance ha spiegato
ieri che se Saddam non ha usato le armi di distruzione
di massa è perché "probabilmente
aveva deciso di distruggerle prima". E a chi
gli faceva notare che proprio questa era stata la
richiesta dell'Onu, o comunque si meravigliava che
il disastrato esercito iracheno avesse potuto distruggere
le armi senza lasciar traccia, "col tempo sapremo
di più", ha detto Rumsfeld sorridendo.
Ha
poi paragonato il dopoguerra iracheno a quello in
America dopo la Guerra d'Indipendenza: "Non ci
possiamo aspettare di essere trasferiti dal dispotismo
alla libertà su un letto di piume", ha
detto citando Jefferson.
L'Amministrazione
americana appare tranquilla: Bush gode di alti consensi,
che si sono estesi ora anche ai militari i quali secondo
il 75% degli americani "fanno la cosa giusta".
Né il presidente ha di che temere dai nove
sconosciuti candidati democratici che si contendono
la nomina per sfidarlo alle presidenziali del 2004.
Vanity Fair riferisce che Wolfowitz fu il primo a
dire a Bush, quattro giorni dopo l'attacco alle Torri
Gemelle: "Abbiamo buone opzioni per poterci occupare
dell'Iraq".
All'osservazione
dell'intervistatore che nell'ufficio di Wolfowitz
c'è "un governo ombra segreto" che
ha usurpato le operazioni della Cia, il numero due
del Pentagono risponde che "c'è piena
trasparenza". E tranquillamente ammette: "Per
normalizzare l'Iraq ci vorranno anni". Wolfowitz
è ora il capofila nell'Amministrazione di chi
vuole dare avvio ora a una massiccia azione di destabilizzazione
in Iran contando anche sull'aiuto delle milizie armate
dei Mojaheddin-e Khalq, un'organizzazione che il Dipartimento
di Stato annovera tra i gruppi terroristi.
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