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Cuffaro indagato per mafia

Il Governatore della Regione Sicilia è accusato di aver ricevuto input politici dal boss di Brancaccio Giuseppe Guttadauro

A tessere i legami l'ex assessore comunale Domenico Miceli finito anche lui in manette


PALERMO - Tempesta giudiziaria ai veritici della Regione Sicilia. Il governatore Salvatore Cuffaro, Udc, è indagato per concorso in associazione mafiosa. Questo hanno scritto i magistrati nell'avvisio di garanzia consegnato a Cuffaro. Il provvedimento è stato emesso dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo nell'ambito dell'inchiesta sui rapporti tra il clan di Brancaccio e ambienti della politica locale. Indagine che ha portato all'arresto di quattro persone: l'ex assessore comunale di Palermo, Domenico Miceli, anch'egli dell'Udc, i medici Salvatore Aragona e Vincenzo Greco, e Francesco Buscemi, imprenditore, già segretario dell'ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino.

Domenico Miceli si era già dimesso cinque mesi fa dall'incarico di assessore, quando erano affiorate le prime indiscrezioni sull'inchiesta. Gli arrestati, secondo gli inquirenti, erano legati al medico Giuseppe Guttadauro, accusato di essere reggente del mandamento mafioso di Brancaccio, arrestato l'anno scorso. L'ex assessore Miceli viene indicato dagli inquirenti come il canale per veicolare fino ai vertici della Regione le richieste di Guttadauro.

L'indagine è indirizzata ad accertare i legami che sono emersi dalle intercettazioni ambientali, fra gli indagati e Salvatore Cuffaro. La procura, secondo quanto emerge dall'ordinanza di custodia cautelare, sostiene che il medico Salvatore Aragona, avrebbe avuto "diretti e ripetuti contatti con l'onorevole Cuffaro", per sostenere la candidatura di Domenico Miceli nella lista del Cdu per le elezioni regionali del 2001.

Per i magistrati, che riportano nel provvedimento le intercettazioni ambientali effettuate nella casa di Giuseppe Guttadauro "il nome di Miceli sarebbe stato indicato dal boss di Brancaccio".

L'ex assessore comunale, sostengono gli inquirenti, avrebbe fatto da "intermediario" tra Guttadauro e Cuffaro "al fine del soddisfacimento d'interessi e richieste diversi, compresi quelli volti a influenzare lo svolgimento di concorsi pubblici per l'assegnazione di incarichi nell'ambito della sanità pubblica".

Nelle intercettazioni ambientali effettuate nell'abitazione di Guttadauro il nome di Cuffaro viene ripetuto più volte come la persona cui rivolgersi per ottenere finanziamenti, favori nel mondo della Sanità, e per inserire nelle liste elettorali alcuni candidati decisi dalla mafia.

«Sono stato democraticamente eletto dal popolo siciliano e in questo momento credo che qualcuno lo stia ingannando». Ha detto il presidente della Regione, Salvatore Cuffaro. «Se fossi io - ha aggiunto - ad avere tradito la fiducia dei siciliani meriterei di finire in carcere per il resto dei miei giorni. Ma se l'inganno, come io credo e come sono convinto, viene da qualcun altro io pretendo che sia questo a risponderne davanti ai siciliani».

Sono stati indagati anche per corruzione il deputato nazionale dell' Udc, Saverio Romano e il presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro. I due esponenti politici debbono rispondere di una presunta tangente pagata da un imprenditore per la realizzazione di un' opera pubblica.

I fatti si riferiscono al periodo in cui Cuffaro era deputato regionale e Romano suo collaboratore. La somma di denaro venne versata ad entrambi, secondo l'accusa, per «oliare» alcuni meccanismi burocratici regionali. Il governatore sarà interrogato martedì dal procuratore di Palermo Pietro Grasso e dai pm della Dda, Nino Di Matteo e Gaetano Paci, coordinatori dell' inchiesta.

E l' ex assessore comunale Domenico Miceli (Udc), interrogato dal gip, non ha escluso che il boss Giuseppe Guttadauro parlasse con lui di affari e politica perchè sapeva che le sue parole sarebbero state riferite al presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, indagato nella stessa inchiesta per concorso in associazione mafiosa.

Miceli, difeso dall' avvocato Francesco Crescimanno, ha cercato di chiarire alcuni episodi contestatigli dall' accusa, in particolare il fatto che è indicato come la persona che i boss utilizzavano da tramite per far arrivare a Cuffaro «input» politici. L' ex amministratore ha sottolineato che non vi era alcun collegamento diretto fra Guttadauro e Cuffaro. Rispondendo alle domande del giudice ha comunque ammesso che vi sono stati collegamenti temporali «strani». In particolare Miceli ha spiegato che in realtà ci sono state occasioni in cui dopo aver discusso con Guttadauro è poi andato a parlare con Cuffaro. Sulla sua candidatura alle elezioni regionali, Miceli sostiene che è stata decisa in ambienti politici.

All' interrogatorio, che è durato circa due ore, hanno assistito i pm della Dda, Nino Di Matteo e Gaetano Paci, coordinatori dell' inchiesta. L' ex assessore comunale Domenico Miceli ha detto di essere legato al presidente della Regione Salvatore Cuffaro da una forte amicizia nata diversi anni fa. Rispondendo alle domande del gip, l'ex assessore di Palermo avrebbe sostenuto che Cuffaro poteva avere saputo che lui era in contatto con il boss Giuseppe Guttadauro.

Interrogato anche Vincenzo Greco, l'altro medico arrestato per associazione mafiosa e cognato di Guttadauro. Il professionista ha respinto tutte le accuse che gli sono state mosse.

 

 

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