<<
Indietro
riccardo orioles <ricc@libero.it>
tanto per abbaiare
17 febbraio 2003 n.166
________________________________________
Non sono finora arrivate (per quanto ne so io: ma potrei
sbagliarmi) le
scuse del Presidente americano Bush e di quello italiano
Ciampi, ai
ventotto poveri pachistani arrestati a Napoli sotto
l'accusa infamante
di terrorismo. Sia Bush che Ciampi non avevano aspettato
un attimo a
congratularsi coi servizi per la "brillante operazione",
che a un
osservatore minimamente attento sarebbe apparsa subito
come una
delle
tante operazioni di routine di "fabbrica di mostri"
dei servizi
segreti: non senza, in questo caso, qualche possibile
collaborazione
della camorra (vedi la Catena dell'altra settimana).
Ma in Italia, purtoppo, oltre ai servizi segreti e alla
camorra esiste
anche una Magistratura. E i giudici napoletani, avute
in mano le carte
delle indagini, nel giro d'un paio di giorni hanno scarcerato
tutti.
Nessuna prova a carico degli emigranti; diversi interrogativi
invece
sulla serieta' con cui sono state condotte le indagini.
Che dovevano
fruttare encomi, avanzamenti di grado, benefici e onorificenze,
e
invece hanno fruttato soltanto una terrificante brutta
figura.
Chiamiamola cosi', per non girare il sale nella ferita:
ma fatto sta
che ventotto innocenti hanno rischiato di fare la fine
di Sacco e
Vanzetti ("anarchici terroristi" perche' italiani)
e non l'hanno fatta
solo grazie all'integrita' dei giudici napoletani e
alla petulanza e al
coraggio di una piccola associazione di emigranti, la
Score.
La seconda cosa da dire, in questa brutta storia, e'
infatti questa: di
fronte a una retata di massa non di tre o quattro ma
di un intero
plotone di "terroristi", e non di terroristi
qualunque ma proprio di
binladeniani sfegatati, pronti a fare saltare in aria
mezza Napoli, non
c'e' stato un giornale o un politico che abbia sollevato
il minimo
dubbio su nessuno dei tanti lati oscuri della faccenda.
Perizie
sull'esplosivo? Testimonianze? Impronte digitali? Prove?
Niente di
niente. Eppure i giornali erano pieni di "rete
terroristica sgominata",
i politici "garantisti" (compreso, purtroppo,
Ciampi) facevano finta di
crederci e nessuno, finche' la bolla di sapone non e'
esplosa, ha osato
azzardarsi a dire una parola. Mi piacerebbe fare l'elenco
dei politici
"progressisti", richiesti di una dichiarazione
di solidarieta', che
invece l'hanno negata: ma per carita' di patria lasciamo
andare.
Citero' solo Amato Lamberti, che non mi e' simpatico,
ma e' stato
l'unico dei politici ad avere avuto il coraggio di sollevare
subito e
pubblicamente dei dubbi sulla serieta' dell'operazione.
Tutti gli altri
se ne sono stati poco dignitosamente zitti. La politica
italiana non ci
ha fatto una gran bella figura.
Nemmeno il giornalismo italiano, coi suoi "al mostro
al mostro" senza
verifica delle fonti ci ha fatto una figura particolarmente
felice. A
tutt'e due - giornalisti e politici - consiglieremmo
adesso, per un
fatto piu' che altro di buon gusto, di astenersi per
qualche tempo
dall'adoperare paroloni come "garantismo",
"giustizia",
"antiterrorismo", "civilta' occidentale"
di cui spesso e volentieri si
adornano ma a cui in realta' non attribuiscono alcun
reale significato.
A parte la Magistratura che ancora riesce a resistere,
in queste belle
parole, nell'Italia ufficiale, ormai non ci crede piu'
nessuno.
* * *
Fra tutti i giornali e le televisioni italiani, la Catena
e Clarence
sono stati gli unici a dar copertura giornalistica corretta
a questa
vicenda. Non ne siamo orgogliosi: ne siamo spaventati.
Fra tutti i gruppi e partiti politici italiani, l'unico
a difendere in
questa occasione i principi di garanzia e di diritto
che fondano
(teoricamente) il nostro stato e' stata una piccola
associazione di
emigranti, la Score: che ha denunciato il caso, ha trovato
gli avvocati
e ha allertato l'opinione. Senza di essa, probabilmente,
neanche gli
elementi difensivi sarebbero riusciti ad arrivare fino
al Magistrato.
Povero quel paese in cui, davanti all'ingiustizia che
avanza, i
generali scappano e di sentinella restano qualche giornalista
'mbriagone, qualche volontario straccione e qualche
ragazzino.
________________________________________
"Parla piano ma...". Numerose lettere su quanto
dicevamo la settimana
scorsa a proposito di "guerra contro l'Europa"
e necessita' di un
esercito europeo. Critiche da destra ("sei antiamericano")
e da
sinistra ("bel pacifista!").
Alla seconda critica, rispondo subito che, con tutto
il rispetto per
chi e' pacifista, io - mi dispiace - non lo sono. Nessun
paese deve mai
aggredirne un altro, ma nessun paese puo' sperare di
essere difeso dal
pacifismo degli altri se non si mette in grado di difendersi
da se'.
Noi europei, in particolare, non possiamo affidarci
al buon cuore degli
arabi, dei cinesi, dei russi o anche degli americani.
Dobbiamo essere
in buoni rapporti con tutti, ma essere se necessario
in grado di
difenderci da ciascuno di loro, americani compresi.
Diversamente, la
nostra prosperita' economica sara' solo un incentivo
per scippatori e
mafiosi internazionali, gli uni brutti cattivi e col
coltello, gli
altri benvestiti e simpatici e con "offerte che
non si possono
rifiutare", ma tutt'e due intenzionati a mettere
in qualche modo le
mani sopra ai nostri soldi.
Come mai la benzina in Europa costa duemila lire e in
America mille?
Quanto dovra' arrivare a costare in Europa, perche'
in America possa
arrivare a costarne cinquecento? Lo so che e' maleducato
e antipatico
porsi queste domande. Ma qualcuno, in Europa, se le
deve pur
cominciare
a fare.
Quanto all'antiamericanismo, io non sono ne' antiamericano
ne'
antiarabo ne' antiniente. Sono semplicemente europeo.
E come
europeo
vedo che da qualche anno a questa parte in America sono
sempre piu'
convinti di essere diventati una specie di nuovo impero
romano o
qualcosa del genere. E noi non siamo affatto disposti
a diventare i
nuovi schiavi greci. Puo' darsi che sia una pazzia momentanea,
comunque
e' meglio che passi in fretta: anche perche' gli Stati
Uniti, da un
punto di vista economico, ora come ora sono piu' una
ditta a cambiali
che un impero.
Nell'attesa, per seguire il consiglio di un americano
molto pratico
(Theo Roosevelt, il primo), "parla piano e tieni
un grosso bastone".
Questo non e' antiamericanismo, e' solo buon senso.
Il bastone, se
tutti fanno le persone civili, poi magari serve semplicemente
per
ballarci il tip-tap.
________________________________________
Cina. Condannato all'ergastolo il dissidente Wang Bingzhang,
accusato
di terrorismo e spionaggio ma in realta' colpevole solo
di aver
criticato il regime politico del suo Paese.
________________________________________
Cronaca. Chieti. Denunciati per atti osceni in luogo
pubblico due
giovani che si erano lasciati andare a giochi erotici
all'interno della
loro automobile. Sono stati comunque lasciati a piede
libero, anche in
considerazione della loro eta' (lei settantaquattro,
lui ottantacinque
anni).
________________________________________
Cronaca. Roma. Adolescente polacco fermato dagli agenti
appena
finito
di scrivere un "Ti amo Giovanna" sui muri
di via Raimondi. Il
messaggio, lungo otto metri, aveva rischiesto ben cinque
bombolette di
spray. Il compagno Chopin ed io ci auguriamo che la
signorina
Giovanna
non resti insensibile a tanta vernice e tanto amore.
________________________________________
Cronaca. Milano. Assolti i dirigenti della Breda Fucine
di San
Giovanni, accusati della morte di sei operai per amianto.
Al momento
dell'assoluzione gli operai sopravvissuti hanno gridato
"vergogna".
________________________________________
Feuilletton. Patrice Sarn, ventiquattro anni, di Tolosa,
famiglia di
marinai e sottufficiale di marina egli stesso, viene
accusato dai
superiori - alla fine del '98 - di malversazione. Tutte
le prove sono
contro di lui. Getta l'uniforme, e fugge. Di fuga in
fuga, di paese in
paese, coll'incubo dei gendarmi, infine si riduce in
Roma; e vive
facendo il barbone, bevendo parecchio e farfugliando
ogni tanto
qualcosa di comandanti ingiusti e di Francia. Un giorno,
in un'ondata
terrificante di gelo, un uomo esanime viene raccolto
per strada,
morente di freddo, da una pattuglia di volontari. All'ospedale
lo
curano, lo assistono e gli promettono di non dire niente
di lui. Ma
qualcosa trapela fino all'Ambasciata. Qualche giorno
dopo, un
funzionario viene a trovarlo all'ospedale. Puo' tornare
in Francia
quando vuole, Monsieur Sarn: e persino in Marina. Il
processo s'e'
fatto, due anni fa, a sua insaputa; assolto completamente,
vittima di
un intrallazzo di superiori. Il barbone sorride mitemente,
senza troppa
emozione: che la giustizia trionfia sempre, alla fine,
lui gia' lo
sapeva.
________________________________________
mtms wrote:
< E' curioso notare come uno dei principali argomenti
della propaganda
di guerra sia stracciarsi le vesti per i curdi iracheni
gasati da
Saddam. Agli stessi difensori della liberta' e dei diritti
umani,
quando invece gli nomini Ocalan, scatta pero' il riflesso
condizionato
e gridano al terrorista. Malgrado il governo turco non
riservi ai curdi
un trattamento migliore di quanto faccia il regime iracheno,
nessuno ha
ancora (per fortuna) proposto di bombardare Istanbul.
Si vede che e'
una questione di frontiere: se sei curdo ma hai la sfiga
di vivere in
Iraq ti arruoliamo fra i "buoni" mentre se,
sempre per sfiga (pochi
popoli al mondo sono sfigati quanto quello curdo), vivi
in Turchia
allora sei nella lista dei "cattivi" e con
te faremo i conti dopo
perche' la lotta al terrorismo bla bla bla... >
________________________________________
Libro di lettura (ad uso dei piccoli siciliani, e anche
neri,
marrocchini, africani, brasiliani e rumeni e di tutti
gli altri Paesi).
La Sicilia e' un'isola. Essa confina con l'Argentina,
l'Australia, la
Svizzera, il Belgio, la Germania e gli Stati Uniti d'America.
Esiste
una citta' nelle Americhe dove tutti gli abitanti sono
siciliani. Essa
si chiama Brooklin e ci fanno la festa di Santa Rosalia.
________________________________________
Riepilogo
E' strano come a volte possano capitarti
i casi della vita.
Io ero postino a Middletown, Ohio,
e un giorno m'e' arrivata la chiamata
e sono partito.
In Asia, ci sono stato un anno e mezzo
e mi sono preso il grado di sergente
e una scheggia nel braccio.
Poi, quando sono tornato nell'Ohio,
alcuni hanno detto che ero un assassino,
altri invece che avevo servito
la patria.
Ma non credo che valga la pena di grandi parole
quando tutto quello che hai fatto
e' stato camminare nella foresta
sparando qualche colpo a un nemico invisibile.
Pero' un ricordo m'e' restato impresso.
E stato quando ho visto in mezzo all'erba
il cadavere del Charlie che avevamo ammazzato
e mi sono meravigliato
che il nemico fosse cosi' piccolo.
________________________________________
Per collaborare a questa e-zine, o per criticarla
o anche semplicemente
per liberarsene, basta scrivere a ricc@libero.it --
Fa' girare.
"A che serve vivere, se non c'e' il coraggio
di lottare?" (Giuseppe
Fava)
________________________________________
|
|