Un
caso di Malasanità, su cui riflettere; che si
tratti del caso dell'Ospedale di Noto, o di un altro
Ospedale lontanissimo, cambia poco, se i problemi sono
più o meno uguali. Qui non siamo in Afghanistan
o in Irak! Qui, pensate un po', siamo nell'ultima lingua
di terra d'Europa, nell'estremo Sud d'Italia, in quel
territorio dell'ex Val di Noto, conclamato di recente
Patrimonio dell'Umanità.
Un prevalente pensiero in seno all’opinione
pubblica afferma che l’offerta di beni e servizi
della Pubblica Amministrazione sia insufficiente e scadente
rispetto alla domanda dei cittadini, soprattutto in
relazione al gettito fiscale dei medesimi contribuenti.
Per onore di verità
devo dire che ho motivo di condividere la tesi sostenuta,
purtroppo a causa di fatti vissuti presso l’Ospedale
Civile Raffaele Trigona di Noto, cittadina sì
sede del Barocco siciliano, di recente inserita nel
patrimonio dell’UNESCO, ma quanto a gestione
dell’ospedale civile non gode della medesima
fama.
L’ospedale in questione visto
dall’esterno non dà proprio l’impressione
della cattiva gestione, anzi, chi vi giunge per la
prima volta ha anche la fortuna di trovare un comodo
parcheggio per l’auto. Ma la sorpresa, come
in ogni cosa, è sempre dentro. Così,
al primo piano, dove è situato il reparto di
Ginecologia e Ostetricia, reparto incriminato, il
paziente si imbatte in un lungo corridoio arredato
da vetuste panche occupate da altri pazienti che attendono
il loro turno per entrare forse nell’unico ambulatorio
(sempre occupato da qualche medico di turno) disponibile;
le pareti si caratterizzano per la loro particolare
rovina, sporcizia e funeree nel loro apparire complessivo.
La sala operatoria del reparto in questione non è
funzionante per via di alcuni lavori di manutenzione
(così è stato riferito) e pertanto il
personale fruisce di sale operatorie al secondo piano,
del reparto di chirurgia, dove le donne in stato di
gravidanza che si apprestano a subire l’intervento
da parto cesareo vengono "invitate" a raggiungere
a piedi, e senza l’ausilio di alcuno del personale
paramedico o infermieristico, la sala operatoria,
transitando attraverso un corridoio ove parenti, amici
e affini di altri pazienti attendono, tra una sigaretta
e l’altra, gli esiti operatori di altri interventi.
Il tutto nella più totale indifferenza del
diritto alla privacy. Ma credo che all’ospedale
di Noto il diritto alla privacy sia un optional.
Le stanze di degenza sono fatiscenti,
le infrastrutture malfunzionanti e vetuste. Durante
le nottate di questo febbraio molti sono stati i pazienti
che hanno sofferto il freddo: i termosifoni venivano
spenti ad una certa ora della sera perché questa
era la disposizione. E le richieste di coperte dei
pazienti, soprattutto di quelli che avevano subito
poche ore prima un intervento chirurgico, non potevano
essere soddisfatte in quanto a dire dal personale
infermieristico le coperte "erano contate".
Benché un avviso all’ingresso
del reparto avverta degli orari di visita, non esistono
– di fatto – orari di entrata, limiti
di permanenza e orari di uscita per le visite ai familiari
in degenza; ed è anzi consuetudine portare
nella stanza abbondanti colazioni a base di squisiti
manicaretti locali, consumate tra gli stessi familiari
fino a notte fonda, con caffè e consueta sigaretta
finale. Il tutto sotto l’occhio vigile del personale
infermieristico che di tutto si preoccupa tranne che
di inibire tali comportamenti.
Alle lamentele dei pazienti, il personale
invita a presentare denuncia presso la Direzione sanitaria
dell’ospedale. Come se la Direzione sanitaria
dell’ospedale avesse oltre che la competenza
di gestire l’ospedale (e che competenza, e che
gestione!) anche quella di ricevere le denunce relative
al proprio disservizio. Dopo questa esperienza, uscito
dall’ospedale, più precisamente dal reparto
di Ginecologia e Ostetricia, mi è venuto il
dubbio se fossi o meno uscito da un osteria invece
che da un ospedale. E volendo eguagliare l’iniziativa
dell’UNESCO, mi sono anche chiesto se non sia
il caso di inserire la cittadina barocca anche nell’elenco
dell’Organizzazione internazionale WHO (World
Health Organization), Organizzazione Mondiale della
Sanità che ha anche compiti – tra gli
altri – di assistenza in materia sanitaria,
a favore dei popoli bisognosi. Magari che non si risolvano
i problemi.
Mi sono detto infine che c’è
poco da scherzare: la "Malasanità",
non solo quella propriamente concepita come fenomeno
di corruttela, ma anche quella in cui il servizio
pubblico è concepito (purtroppo) solo come
una mera esecuzione di atti, è una problematica
di rilievo della società civile, e segnatamente
di quella moderna dove tutto, e quindi anche i malati
e soprattutto il modo di curarli, acquista importanza
solo ed esclusivamente attraverso il mercato, lecito
o illecito che sia.
Per non piangere, mi sono fatto
una risata. Dopotutto è Carnevale! |