di
Alessandro Calleri
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Cosa
significa oggi politica?
Purtroppo
politica oggi significa uso del potere, esercizio
del potere, questo vale dall'inizio del mondo
moderno in poi, da Machiavelli in poi, dall'inizio
della costruzione dello stato concentrato (centralista),
mentre politica ha voluto dire all'origine autogestione
della comunità , o meglio, capacità
della comunità di trasformarsi in città
e quindi non tanto esercizio del potere concentrato
ma esercizio del potere diffuso, esercizio del
potere comunitario.
L'inutilità, un
altro concetto su cui si sofferma tanto la sua
riflessione filosofica, cosa può rappresentare
nel mondo contemporaneo, in cui tutto, o quasi,
ci appare come inutile?
Ma dunque, inutilità è un termine
da me usato in senso paradossale in quanto gran
parte della cultura moderna, sopratutto occidentale,
è la civiltà dell'utile, della
cultura dell'utile, è quella cultura
per la quale il soggetto è del tutto
sostituito dalla oggettività del mondo
che egli stesso ha creato. Il mondo attuale
è prevalentemente il risultato dell'artifizio
dell'uomo ma è un mondo da cui l'uomo
stesso si è alienato, si è distaccato
da se, ha persino difficoltà a controllarlo
e a dominarlo, perché esso ha ormai un
suo meccanismo. Allora parlare di inutilità
significa riscoprire ciò che non è
inserito in questo meccanismo, non è
funzionale, permettere a ciascuno di noi di
ricrearsi un mondo nel quale si ritrova come
soggetto.
Mi viene da pensare a
delle piccole oasi....
Si, però delle oasi pensate
come base attiva, come principio di un altro
mondo, non tanto come rifugio nel senso conventuale
o dell'eremitaggio, ma come presa di distanza
da questo mondo organizzato per trasformarlo,
per rifarlo in funzione di quest'altro principio,
non in funzione di un meccanismo puramente oggettivo
o produttivistico, ma un principio del servizio
dell'uomo a se stesso, del servizio del mondo
umano all'uomo e quindi anche a tutta la realtà
Nei tuoi scritti parli tanto della città
educativa, quali dovrebbero essere le sua principali
caratteristiche, quali sono i nuclei su cui
ruota la tua riflessione.
Città educativa significa città
che rappresenta l'uomo non per quello che è
contingentemente ma per quello che deve essere,
quindi man mano che prende coscienza di dover
essere e di poter essere. LA città educativa
è una città che pensata e ordinata
in funzione di un principio di questo tipo.
Un ordinamento di questo genere si ribalta necessariamente
sull'uomo che abita la città perché
gli suggerisce comportamenti, modi, scelte,
principi, criteri, come, una casa a misura di
quello che noi vogliamo, di come noi vogliamo
vivere la vita, la organizziamo in modo tale
da ricevere, per riflesso, i contenuti che gli
abbiamo messo dentro, ma elaborati, rafforzati,
confermati. Questo vale sia per i bambini, per
coloro che si affacciano per la prima volta
alla vita della comunità, ma vale anche
per gli adulti che devono continuamente ritrovare
e riscoprire questo rapporto. Quindi il percorso
della città educativa credo che coincida
con questa funzione pedagogica generale, vale
a dire nello scegliere quelle azioni e quelle
opere che possono avere questo significato educativo,
questo significato di autocostruzione dell'uomo,
di presa di coscienza collettiva.
In questo cammino che
ruolo hanno il libro e la lettura?
Hanno un ruolo fondamentale,
nel senso che la scrittura e la lettura sono
un tipo di oggettivazione reciproca e dinamica
che fa riferimento non tanto all'azione come
tale ma alla riflessione, alla consapevolezza.
Scrivere significa scrivere un pensiero e leggere
significa mettersi a contatto con questo pensiero,
per cui scrivere e leggere sono lo strumento
fondamentale per potersi organizzare i propri
dintorni, le proprie circostanze, compiono quella
funzione di specchiare quegli stimoli che noi
stessi proponiamo per ridarceli accresciuti.
La lettura e la scrittura ci mette in grado
di crescere. |