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1 dicembre: giornata mondiale per la lotta all’AIDS

fonte: sito internet dell LILA: www.lila.it

Alla fine del 2000, secondo le stime realizzate dall’UNAIDS e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono 36,1 milioni le persone con HIV nel mondo. Solo nel 2000 sono state stimate 5,3 milioni di nuove infezioni e più di 3,8 milioni di morti per AIDS. Più del 95% delle persone con HIV attualmente vive nei paesi in via di sviluppo ed è proprio in questi paesi che si è verificato il 90% di tutte le morti di AIDS nel corso di questi anni, la maggior parte tra i giovani adulti nel pieno della loro attività produttiva e riproduttiva.
Circa la metà delle persone con HIV si infetta prima di compiere 25 anni e muore di AIDS prima del trentacinquesimo anno di età. La regione più drammaticamente colpita dall’epidemia è la zona dell’Africa Sub-Sahariana dove all’inizio del ventunesimo secolo circa 25,3 milioni di persone sono state contagiate dal virus.
Quindi, circa il 70% del totale mondiale delle persone con HIV vive in una regione dove risiede il 10% della popolazione del mondo intero. L’attenzione è puntata anche sul continente asiatico dove si sono registrate gran parte delle nuove infezioni. E’ stato stimato che sono 5,8 milioni gli asiatici con HIV e il virus si sta velocemente diffondendo in India e Cina.
In Europa dell’Est, America Latina e Caraibi le infezioni sono concentrate tra i gruppi socialmente emarginati, ma ovviamente non sono limitate ad essi. In America Latina la maggior parte delle infezioni si registrano attraverso rapporti sessuali non protetti tra omosessuali, anche se il contagio attraverso rapporti eterosessuali è in aumento soprattutto nell’area dei Caraibi. In Europa dell’Est, Asia Centrale e Medio Oriente, il virus Hiv continua a diffondersi velocemente tra i tossicodipendenti.
In Nord America e Europa Occidentale, grazie alle nuove terapie, le morti di AIDS si sono significativamente ridotte. Dal momento però che ad un prolungamento della vita, grazie ai nuovi cocktail di medicinali, non corrisponde una riduzione del trend di diffusione delle infezioni, il numero delle persone sieropositive è continuamente in crescita.
In Italia i dati relativi alle nuove diagnosi di AIDS e ai decessi sono pubblicati periodicamente sul Notiziario dell'Istituto Superiore di Sanità, i casi diagnosticati nel 1996 (e corretti per ritardo di notifica) erano 5048 quelli del 1999(anch’essi corretti per ritardo di notifica) sono stati 2083 con una notevole diminuzione; nel 2000 sono stati segnalati 1426 casi di AIDS.
Il numero dei decessi del 2000, sempre considerando i ritardi di notifica, risulta diminuito se confrontato con i dati degli anni precdenti (2134 nel 1996; 904 nel 1997; 333 nel 1999, 131 nel 2000).
Tuttavia non è ancora possibile stabilire se siamo di fronte ad un rallentamento dell'epidemia; infatti i dati a disposizione si riferiscono ai casi di AIDS conclamato, sono quindi una proiezione di chi si è infettato anni fa.
Risulta dunque evidente come l’epidemia da HIV si sia diffusa in maniera differente nelle varie parti del mondo. Diversi fattori influenzano chiaramente l’andamento dell’epidemia. Le persone migranti, in fuga dagli abusi o semplicemente alla ricerca di un lavoro, sono più esposti all’infezione. Chi ogni giorno è pressato da un’esistenza stressata e pericolosa o chi vive la guerra e la fame non si preoccupa del rischio AIDS che comunque rivela i suoi effetti nel tempo.
Nel 1998 è stato stimato che ogni minuto circa 11 uomini, donne e bambini nel mondo si sono infettati con il virus Hiv. Anche nel 2000 più di un decimo delle nuove infezioni, ovvero circa 600 mila, sono state registrate in giovani sotto i 15 anni che hanno ricevuto il virus dalla madre prima o dopo la nascita o durante l’allattamento.
Le nuove infezioni stanno progressivamente coinvolgendo i giovani dai 15 ai 24 anni.
Dall’inizio dell’epidemia il virus Hiv ha infettato più di 50 milioni di persone ed è costata la vita a 16,3 milioni di adulti e bambini.

 

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