segnali dalle città invisibili
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Menzogne di guerra

Bugie e vittime della Nato nel conflitto del Kosovo in un libro di Elsaesser
di Tonino Bucci, da Liberazione

<<E' chiaramente lo spettro di Auschwitz, dei campi di sterminio nazisti
- cio' che non sarebbe dovuto apparire mai piu' nel mondo - che attraverso
le immagini e le parole che le accompagnano, s'intende evocare: i
"nazionalisti serbi" sono come i nazisti, Milosevic e' come Hitler>>. Come
questo meccanismo di identificazione sia stato applicato sistematicamente da
giornali, radio e televisioni dei paesi della Nato, ben prima dello
scatenarsi dei bombardamenti sulla Jugoslavia, e' documentato nel volume di
Juergen Elsaesser, Menzogne di guerra. Le bugie della Nato e le loro vittime
nel conflitto per il Kosovo, in uscita per le edizioni La Citta' del Sole
(pp. 190, euro 11,00) e presentato giovedi' a Roma su iniziativa del
coordinamento nazionale per la Jugoslavia, insieme all'autore stesso.

<<Negli stessi giorni in cui all'Aja - scrive Andrea Catone nella prefazione
al volume - cominciava in pompa magna e mondovisione il processo del secolo
contro l'ex presidente della Repubblica Federale di Jugoslavia Slobodan
Milosevic... appariva sui giornali la notizia che il Pentagono aveva
elaborato "un piano di disinformazione rivolto a Paesi amici e nemici">>.

E' lo stesso quotidiano cattolico "l'Avvenire" a riportare in Italia la
notizia di una <<guerra di bugie del Pentagono>>, di un <<Ufficio di
influenza strategica creato dal Pentagono dopo l'11 settembre>> in vista di
<<un'offensiva su scala mondiale per cercare di presentare la politica Usa
in una luce positiva nei confronti di amici e avversari>>. Distorsioni,
manipolazioni di cifre, montature fotografiche, mettono in moto <<l'enorme
mole di menzogne prodotte a proposito della Jugoslavia>>, che ancora oggi
continua <<a circolare pressoche' impunemente sul mercato mediatico, per
sostenere e supportare l'operazione orchestrata dai governi dei paesi
Nato>>.

Era stato gia' un giornalista belga, Michel Collon, (nel volume Poker
Menteur, Epo) a smascherare l'agenzia americana Ruder&Finn, attiva
nell'inventare l'immagine di una nuova Auschwitz, di un nuovo genocidio in
piena Europa alle soglie del XXI secolo. <<La nazificazione dei serbi, il
paragone tra Milosevic e Hitler - ha spiegato Juergen Elsaesser alla
presentazione del suo libro - e' stata particolarmente efficace in Germania.
Per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale ci si e' potuto
riscattare partecipando a una coalizione antinazista>>.

Non possono essere sottaciute le responsabilita' di paesi come <<Germania,
Austria e Vaticano che all'inizio degli anni '90 sono stati i piu' attivi
nel favorire la disintegrazione della Jugoslavia, riconoscendo per primi
l'indipendenza di Croazia e Slovenia, mentre altri paesi, tra cui gli stessi
Stati Uniti, propendevano per il mantenimento della Federazione. E' stato
sufficiente che sloveni e croati affermassero "non siamo jugoslavi" per
appoggiare la loro secessione. Questo processo si spiega con calcoli
economici: le due repubbliche, piu' ricche, hanno preferito l'indipendenza
per non dividere le risorse con il resto piu' povero della Jugoslavia.
Croazia e Slovenia hanno fatto valere la posizione
geografica: la prima favorita dall'industria turustica sulle proprie coste,
la seconda dalla vicinanza ai mercati occidentali. E' la stessa politica
egoista e antisociale di Umberto Bossi quando distingue la ricca Padania dal
resto dell'Italia>>.

E', quindi, la politica estera europea ad aver fomentato instabilita' e
secessioni interne alla Jugoslavia, ad aver creato le condizioni per un
intervento "umanitario". Anche le strategie economiche internazionali,
imposte dagli Stati piu' forti, hanno indotto il governo jugoslavo a
privatizzare settori un tempo sotto il controllo statale. Sono stati colpiti
i salari, e' cresciuto il debito con l'estero ed inasprito il contrasto tra
regioni ricche e regioni povere.

Elsaesser ripercorre - corredato da atti ufficiali del governo americano,
dell'Onu, di giornali occidentali, di Nato, Osce e Unhcr - i passaggi
essenziali nella campagna massmediatica per imporre all'opinione pubblica
occidentale l'equazione tra nazismo e governo jugoslavo. I primi antefatti
di questa costruzione che aprira' il passaggio alla guerra giusta,
necessaria e "umanitaria" vengono fatti risalire al conflitto bosniaco, da
Srebenica (1995) fino a Racak (1999) e all'imbroglio delle trattative di
Rambouillet. Come approdo della mobilitazione di giornali e agenzie c'e'
l'invenzione di una nuova Auschwitz, in nome della quale la Nato ha
giustificato la propria aggressione, 600 missioni aeree al giorno,
pallottole all'uranio, bombe sulle industrie chimiche di Pancevo e sulla
Zastava, distruzione di ponti e centrali elettriche, di acquedotti e reti
fognarie, di scuole, ospedali, ospizi, asili, stazioni.

Infine, su altri due aspetti si sofferma Elsaesser. Il primo e' l'invenzione
da parte del ministro tedesco socialdemocratico della difesa Scharping,
pochi giorni dopo lo scoppio della guerra, di un ipotetico piano serbo -
chiamato "ferro di cavallo" - per scacciare l'intera popolazione albanese
dal Kosovo. Un espediente per mostrare all'opinione pubblica che l'aumento
dei profughi non era dovuto alla guerra, ma a progetti di pulizia etnica.
L'altro aspetto e' la <<riservatezza>> dell'esercito tedesco <<nei confronti
dell'Uck>>. <<Un anno dopo gli attacchi aerei della Nato contro la
Jugoslavia - cosi' la testimonianza di poliziotti tedeschi - in Kosovo e'
fiorente la criminalita' organizzata. Ex combattenti dell'Uck fanno traffico
di droghe e uomini ed estorcono tangenti. L'Onu sembra impotente e blocca le
sue stesse indagini>>. <<Il Kosovo odierno - sintetizza Elsaesser - incarna
l'immagine fascista di un paese "puro". Tutte le minoranze non albanesi sono
state cacciate via. La Croce rossa internazionale denuncia una cifra di
200mila persone costrette ad abbandonare il paese: tra loro ci sono serbi,
ma anche altre minoranze, turchi, ebrei, rom. Per quanto in passato la
situazione in Kosovo, sotto il governo Milosevic, non quadrasse del tutto,
e' evidente che la guerra ha portato ad un peggioramento. Nonostante tutto
esisteva una societa' multiculturale, tutte le minoranze avevano diritti di
cittadinanza e parlavano la propria lingua. E' la guerra che ha scatenato la
pulizia etnica>>.

 

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