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Giro97
Zerobook
Menzogne di guerra
Bugie e vittime della Nato
nel conflitto del Kosovo in un libro di Elsaesser
di Tonino Bucci, da Liberazione
<<E' chiaramente lo spettro
di Auschwitz, dei campi di sterminio nazisti
- cio' che non sarebbe dovuto apparire mai piu'
nel mondo - che attraverso
le immagini e le parole che le accompagnano, s'intende
evocare: i
"nazionalisti serbi" sono come i nazisti,
Milosevic e' come Hitler>>. Come
questo meccanismo di identificazione sia stato
applicato sistematicamente da
giornali, radio e televisioni dei paesi della
Nato, ben prima dello
scatenarsi dei bombardamenti sulla Jugoslavia,
e' documentato nel volume di
Juergen Elsaesser, Menzogne di guerra. Le bugie
della Nato e le loro vittime
nel conflitto per il Kosovo, in uscita per le
edizioni La Citta' del Sole
(pp. 190, euro 11,00) e presentato giovedi' a
Roma su iniziativa del
coordinamento nazionale per la Jugoslavia, insieme
all'autore stesso.
<<Negli stessi giorni in
cui all'Aja - scrive Andrea Catone nella prefazione
al volume - cominciava in pompa magna e mondovisione
il processo del secolo
contro l'ex presidente della Repubblica Federale
di Jugoslavia Slobodan
Milosevic... appariva sui giornali la notizia
che il Pentagono aveva
elaborato "un piano di disinformazione rivolto
a Paesi amici e nemici">>.
E' lo stesso quotidiano cattolico
"l'Avvenire" a riportare in Italia la
notizia di una <<guerra di bugie del Pentagono>>,
di un <<Ufficio di
influenza strategica creato dal Pentagono dopo
l'11 settembre>> in vista di
<<un'offensiva su scala mondiale per cercare
di presentare la politica Usa
in una luce positiva nei confronti di amici e
avversari>>. Distorsioni,
manipolazioni di cifre, montature fotografiche,
mettono in moto <<l'enorme
mole di menzogne prodotte a proposito della Jugoslavia>>,
che ancora oggi
continua <<a circolare pressoche' impunemente
sul mercato mediatico, per
sostenere e supportare l'operazione orchestrata
dai governi dei paesi
Nato>>.
Era stato gia' un giornalista belga,
Michel Collon, (nel volume Poker
Menteur, Epo) a smascherare l'agenzia americana
Ruder&Finn, attiva
nell'inventare l'immagine di una nuova Auschwitz,
di un nuovo genocidio in
piena Europa alle soglie del XXI secolo. <<La
nazificazione dei serbi, il
paragone tra Milosevic e Hitler - ha spiegato
Juergen Elsaesser alla
presentazione del suo libro - e' stata particolarmente
efficace in Germania.
Per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale
ci si e' potuto
riscattare partecipando a una coalizione antinazista>>.
Non possono essere sottaciute le
responsabilita' di paesi come <<Germania,
Austria e Vaticano che all'inizio degli anni '90
sono stati i piu' attivi
nel favorire la disintegrazione della Jugoslavia,
riconoscendo per primi
l'indipendenza di Croazia e Slovenia, mentre altri
paesi, tra cui gli stessi
Stati Uniti, propendevano per il mantenimento
della Federazione. E' stato
sufficiente che sloveni e croati affermassero
"non siamo jugoslavi" per
appoggiare la loro secessione. Questo processo
si spiega con calcoli
economici: le due repubbliche, piu' ricche, hanno
preferito l'indipendenza
per non dividere le risorse con il resto piu'
povero della Jugoslavia.
Croazia e Slovenia hanno fatto valere la posizione
geografica: la prima favorita dall'industria turustica
sulle proprie coste,
la seconda dalla vicinanza ai mercati occidentali.
E' la stessa politica
egoista e antisociale di Umberto Bossi quando
distingue la ricca Padania dal
resto dell'Italia>>.
E', quindi, la politica estera
europea ad aver fomentato instabilita' e
secessioni interne alla Jugoslavia, ad aver creato
le condizioni per un
intervento "umanitario". Anche le strategie
economiche internazionali,
imposte dagli Stati piu' forti, hanno indotto
il governo jugoslavo a
privatizzare settori un tempo sotto il controllo
statale. Sono stati colpiti
i salari, e' cresciuto il debito con l'estero
ed inasprito il contrasto tra
regioni ricche e regioni povere.
Elsaesser ripercorre - corredato
da atti ufficiali del governo americano,
dell'Onu, di giornali occidentali, di Nato, Osce
e Unhcr - i passaggi
essenziali nella campagna massmediatica per imporre
all'opinione pubblica
occidentale l'equazione tra nazismo e governo
jugoslavo. I primi antefatti
di questa costruzione che aprira' il passaggio
alla guerra giusta,
necessaria e "umanitaria" vengono fatti
risalire al conflitto bosniaco, da
Srebenica (1995) fino a Racak (1999) e all'imbroglio
delle trattative di
Rambouillet. Come approdo della mobilitazione
di giornali e agenzie c'e'
l'invenzione di una nuova Auschwitz, in nome della
quale la Nato ha
giustificato la propria aggressione, 600 missioni
aeree al giorno,
pallottole all'uranio, bombe sulle industrie chimiche
di Pancevo e sulla
Zastava, distruzione di ponti e centrali elettriche,
di acquedotti e reti
fognarie, di scuole, ospedali, ospizi, asili,
stazioni.
Infine, su altri due aspetti si
sofferma Elsaesser. Il primo e' l'invenzione
da parte del ministro tedesco socialdemocratico
della difesa Scharping,
pochi giorni dopo lo scoppio della guerra, di
un ipotetico piano serbo -
chiamato "ferro di cavallo" - per scacciare
l'intera popolazione albanese
dal Kosovo. Un espediente per mostrare all'opinione
pubblica che l'aumento
dei profughi non era dovuto alla guerra, ma a
progetti di pulizia etnica.
L'altro aspetto e' la <<riservatezza>>
dell'esercito tedesco <<nei confronti
dell'Uck>>. <<Un anno dopo gli attacchi
aerei della Nato contro la
Jugoslavia - cosi' la testimonianza di poliziotti
tedeschi - in Kosovo e'
fiorente la criminalita' organizzata. Ex combattenti
dell'Uck fanno traffico
di droghe e uomini ed estorcono tangenti. L'Onu
sembra impotente e blocca le
sue stesse indagini>>. <<Il Kosovo
odierno - sintetizza Elsaesser - incarna
l'immagine fascista di un paese "puro".
Tutte le minoranze non albanesi sono
state cacciate via. La Croce rossa internazionale
denuncia una cifra di
200mila persone costrette ad abbandonare il paese:
tra loro ci sono serbi,
ma anche altre minoranze, turchi, ebrei, rom.
Per quanto in passato la
situazione in Kosovo, sotto il governo Milosevic,
non quadrasse del tutto,
e' evidente che la guerra ha portato ad un peggioramento.
Nonostante tutto
esisteva una societa' multiculturale, tutte le
minoranze avevano diritti di
cittadinanza e parlavano la propria lingua. E'
la guerra che ha scatenato la
pulizia etnica>>.
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