Giro96
Movimento
"www ammazziamo la tivvù"
Intervista a Giulietto Chiesa,
tra i fondatori del sito www.megachip.info
(Liberazione, 2 luglio), a cura di Roberta Ronconi
Siete stanchi di subire la
televisione? Avete il sospetto che da quel video
vi stiano raccontando un sacco di baggianate?
Vi sembra che i vostri bambini
con il loro telecomando stiano precocemente rincoglionendo?
E che anche voi non stiate troppo
bene? Chiamatela Rai o Mediaset o come vi
pare ma una cosa è ormai certa. Siamo tutti
preda di quella scatola. E
quella scatola non funziona da sola, ma a comando.
E quel comando non lo
avete voi.
E' il punto da cui parte Giulietto
Chiesa, giornalista affermato de "La
Stampa", scrittore di libri all'acido sulle
guerre e, da due mesi, tra gli
ideatori di un sito - www. megachip. info -, anzi
un dominio, che ha un
obbiettivo di quelli semplici: una rivoluzione
culturale. E ha anche un
nemico: la televisione, o almeno, questa televisione.
Cerchiamo di farci spiegare qualcosa
dallo stesso Chiesa. «E' semplice. Ma
per capire da dove nasce l'iniziativa dobbiamo
fare un piccolo passo
indietro». Prego. «In questi ultimi
venti anni la sinistra ha dissipato
completamente il patrimonio di società
civile in suo possesso, quindi ha
ucciso il senso stesso di partito, suicidandosi,
e per finire ha ammazzato
il valore della politica. Hanno pensato, quelli
della sinistra che ormai
passava tutto per la televisione e che quindi
era inutile continuare a
parlare e a vivere direttamente con la gente.
Bastava controllare la
televisione e il gioco era fatto. Che ignoranti!».
Non erano i soli a pensarlo. Comunque,
in che senso "ignoranti"?
Nel senso che non avevano capito
niente, nella migliore delle ipotesi. Non
avevano capito che la "modernizzazione"
di cui si riempivano tanto la bocca
non era altro che il nuovo potere del mezzo televisivo.
Di cui, fra l'altro,
non sapevano assolutamente nulla. Allora che hanno
fatto? Lo hanno lasciato
condurre a chi lo sapeva fare. E quelli, ovviamente,
l'hanno portato dove
volevano loro. Bella conquista! Un patrimonio
di gente e valori e speranze e
idee buttate a mare in nome della televisione!
E allora, adesso che si fa?
Bisogna innanzitutto essere consapevoli.
E capire che, in questo modo, si è
lasciato in pasto agli avvoltoi la possibilità
di intervenire sui processi
democratici di un'intera popolazione. Che è
stata privata degli strumenti
per capire come stanno davvero le cose ed è
quindi manipolabile da chi
gestisce quel mezzo.
E allora tu cosa proponi? Un sito
di controinformazione?
Esattamente l'opposto. Aboliamo
la parola controinformazione che, anche lei,
ha contribuito al suicidio della sinistra. A forza
di controinformazione ci
siamo sempre parlati fra di noi, convincendoci
di cose che già sapevamo e su
cui eravamo tutti d'accordo. No, no, niente controinformazione.
Tra i nostri
primi obbiettivi c'è proprio quello di
superare il crinale della
controinformazione, della comunicazione fra amici,
per tentare di
raggiungere il maggior numero di persone possibili.
Anche quelli che votano
Berlusconi, che sono le prime vittime di questa
società. Anche chi non
frequenta Internet perché magari non ha
i soldi per comprarsi un computer,
oppure non lo sa usare. La rete deve essere solo
un luogo di organizzazione
e di informazione sulle iniziative.
Capisco in teoria ma non in pratica.
Come si fa tutto questo?
Si fa che quando è nato
il sito eravamo venti e oggi siamo più
di tremila.
Si fa che in due mesi ho fatto 115 riunioni e
assemblee, più diversi corsi
per giovani giornalisti. Si fa che la gente, in
rete si iscrive e trova le
informazioni, ma poi si dà una mossa sul
territorio, organizza incontri,
seminari, momenti di studio. Si fa, per esempio,
che se un gruppo di
studiosi di Merano si mette in contatto con noi
per dirci che ha appena
concluso un convegno sulla nocività della
tv sui bambini, noi lo invitiamo a
darci i materiali da mettere in rete e la loro
esperienza per entrare in
contatto con altre realtà interessate al
tema. E cosí per decine, centinaia,
di altre cose.
Ma alla fine cosa vuoi che diventi,
questo sito? Un partito, un movimento?
No, un partito no, per carità.
Io lo chiamo movimento, movimento per la
rinascita della democrazia in Italia. O forse
solo un pezzo di movimento...
ma non importa. Però deve essere chiaro
che la rete non è che il luogo
dell'organizzazione. Il resto, il vero lavoro
di produzione intellettuale lo
devi fare fuori, nei luoghi veri, non virtuali.
Poi, magari, i risultati li
rimetti in rete, cioè in circolo, perché
possano servire anche ad altri. Per
esempio ai giornalisti.
Già, i giornalisti. Fra
le prime tremila adesioni ce ne sono diversi,
anche
conosciuti...
Ai giornalisti ci teniamo in modo
particolare. Perché hanno bisogno di avere
un luogo in cui non si sentano più soli
e in cui magari ricominciare a
pensare.
Ogni tanto parli al plurale. Esiste
un vertice di questo movimento?
No, esiste un comitato direttivo
perché discutere sempre in forma
assembleare non è possibile. Abbiamo aperto
sedi a Milano e Genova e fra
poco avremo anche una sede a disposizione a Roma,
la Fondazione Lelio Basso.
Tutti volontari?
Al cento per cento. Anzi, ora dovremo
autotassarci per comprare qualche
computer.
Prospettive per il futuro?
Tante, tantissime, non puoi nemmeno
immaginare quante.
Parli come se tu e gli altri aderenti
al sito foste una bomba pronta a
esplodere...
E' esattamente cosí. Sai,
fino a oggi il potere ha vissuto tranquillo non
tanto perché in possesso di una grande
forza quanto perché nessuno aveva
capito come contrastarlo. Da oggi le cose andranno
diversamente. Da oggi con
il nostro sito e le nostre iniziative cercheremo
di risvegliare le coscienze
delle persone, dandogli strumenti di lettura e
di comprensione soprattutto
del mezzo televisivo. Poi faremo anche altro,
molto altro. Ma non ti dico di
più. Non voglio rovinarti la sorpresa...
Almeno dimmi per quando ce la dobbiamo
aspettare, questa sorpresa...
Diciamo fine settembre. Sai, credo
che tenteranno di fermarci prima. Ma non
ci riusciranno.
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