segnali dalle città invisibili
  Giro96 14 settembre
Intervento di federico Orlando per la libertà d'informazione

L'intervento del presidente di "Articolo 21.Liberi di" Federico Orlando in piazza san giovanni a roma il 14 settembre, Associazione per la libertà d'espressione e il pluralismo nell'informazione.

Concittadini, lettrici, lettori,

vorrei essere autorizzato da Voi a dedicare questi 8-9 minuti a Indro
Montanelli, il grande borghese moderato che per primo, nove anni fa, chiese
alla borghesia non dominata da spiriti animali di allearsi al popolo, in un
patto di centrosinistra, per scongiurare l'avvento di questa destra, di cui
egli aveva bene intuito e visto la natura.

Speravo che il maxischermo potesse mandarvi l'immagine di questo foglio. E'
l'ultimo numero de "LA VOCE" di Indro Montanelli, che grida ai suoi
redattori "difendetevi", come Borrelli dirà ai magistrati, sette anni dopo,
"resistete".
L'oligarchia elettronica colpì i giornalisti moderati che non vollero farsi
trombettieri, assai prima di colpire, con editto bulgaro, altri oppositori
coraggiosi, accusati di "comunismo" e di "uso criminoso" della televisione.

"Questa destra mi fa paura solo a sentirla parlare" diceva Montanelli prima
del 13 maggio 2001. Ma in questi 16 mesi i fatti sono andati al di là di
ogni peggiore previsione: lavoro, giustizia, informazione sono le tre
vittime quotidiane di questa politica, insieme a scuola e ricerca, salari,
sanità, previdenza, cultura delle regole e civiltà italiana del buon gusto
e della tolleranza. Mai nei centocinquanta anni d'unità nazionale, mai
classismo di destra espresse governo più classista. Mai nessuna destra
(fascismo a parte) è stata tanto ostile ai valori e ai diritti affermati
dalla Costituzione.

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la
parola e lo scritto, garantisce l'articolo 21 della Costituzione. E noi,
giornalisti, autori, attori, scrittori, registi, edicolanti, fotografi,
giuristi, docenti e utenti della comunicazione _ che l'abbiamo costituita,
ci chiamiamo Associazione "Articolo 21. Liberi di"; liberi di esercitare
per noi stessi e per voi i diritti costituzionali in tutte le forme e i
linguaggi della comunicazione: giornalismo, cinema, teatro, letter! atura,
musica, televisione, arti figurative, internet, ricerca, insegnamento.
Difendiamo questo diritto per tutti, anche per "Il fatto" e per "Sciuscià";
anche per "la 7", strangolata perché non diventasse un piccolo terzo polo;
anche per "Europa 7", a cui non assegnano le frequenze pur avendo la
concessione per trasmettere mentre chi non ha la concessione continua a
occupare frequenze, come nel Far West dove chi tira per primo la pistola
dalla fondina si aggiudica l'appalto.

Provocatoriamente, alla vigilia di questo 14 settembre, una riforma che
dovrebbe regolare il Far West propone invece un condono tombale, per cui
chi s'è preso l'etere se lo tiene. Si finge di privatizzare la Rai per
metterla meglio sotto il controllo del Tesoro, cioè del governo. Si rimuove
il divieto di cumulare tv e giornali, senza norme antimonopolio: sicché chi
ha una posizione dominante è ancora più favorito.

E' l'ennesima legge di classe, come quella che esentò le eredità
plurimiliardarie; come quella che protegge dal fisco il ritorno dei
capitali mafiosi. E' per costoro che governa la destra.

Per gli altri niente, gli altri italiani sono figli di nessuno. Niente per
l'editoria e l'emittenza locale, come niente per i pensionati, i giovani
senza lavoro, i lavoratori che debbono rinnovare il contratto, i cittadini
in attesa di cure o di giustizia, gli studenti che hanno urgenza di riforme.

Ci chiediamo se, in queste condizioni, il diritto di esprimersi secondo
l'articolo 21 della Costituzione resti almeno al presidente della
Repubblica. Caro presidente Ciampi, messaggi al Parlamento Lei può
mandarne, come quello di luglio sul pluralismo dell'informazione: ma il
Parlamento lo ignora, impegnato nelle urgenze di imputati eccellenti.

E' questo il nuovo senso delle istituzioni. Ma intanto i pennivendoli
scrivono che l'attacco alle istituzioni viene dai girotondi.

E' in questa notte della cultura e del pudore che ai giovani ricercatori
dell'università pubblica vengono tagliati gli stipendi; che ad altri
giovani vengono preclusi gli accessi all'alta formazione scientifica; che i
docenti sono minacciati nella loro libertà d'insegnamento e di ricerca.

E' in questa notte che la destra si preoccupa di iniziare l'anno scolastico
non rimuovendo il caos in cui annaspano ragazzi, famiglie e insegnanti, ma
per rilanciare il revisionismo storico, cioè nuove e becere egemonie sul
passato per comode riabilitazioni nel presente.

E mentre a Venezia il film premiato col Leone d'Oro viene censurato non per
il suo risultato artistico ma per il suo contenuto, come ai tempi della
censura, i moralisti della stampa sedicente 'liberale', dimentichi che
l'aggettivo liberale nacque in contrapposizione a servile - ci impartiscono
lezioni quotidiane su come una brava ed educata opposizione debba
comportarsi, se vol essere rispettosa dei diritti della maggioranza e della
sovranità.
Siate dunque educati, concittadini: imbavagliatevi.

Ci chiedono cosa proponiamo, cosa vogliamo.

Vogliamo che si torni alla Costituzione. Che sia abolito il confino
politico per Biagi, Freccero, Santoro, Fazio, Severi, Ruotolo,
Parascandolo; per i miei giovani colleghi Barbacetto, Gomez, Travaglio,
allievi di Montanelli e non di Stalin; per Sabina Guzzanti e Luttazzi e
altri artisti cui si cerca di ostacolare l'accesso perfino ai teatri; per
Roberto Benigni costretto a diffondere i suoi film attraverso la
distribuzione del padrone di tutto.

Chiediamo che il Corriere della Sera non debba subire le scalate degli
'amici degli amici'; che siano aiutati gli editori 'puri', quelli cioè che
non vendono al governo i loro giornali in cambio di appalti, rottamazioni o
telefonini; che la Rai sia riformata come 'servizio pubblico' e non sia più
Telebeautyful a servizio della destra più incolta e violenta.

Chiediamo che le istituzioni siano moralizzate, a cominciare dal Parlamento
che dovrebbe vigilare sulla Rai mentre è a sua volta sotto vigilanza
speciale del partito degli avvocati: che è tempo di sciogliere, miei cari
ex colleghi parlamentari del centrosinistra. Scioglierlo per ridare un
minimo di dignità al Parlamento, visto che nessun guru di destra è disposto
per questo a bere un altro bicchiere della propria pipì.

Concittadini,

gli organizzatori di "Articolo 21. Liberi di", che vi aspettano presso la
Scala Santa per raggiungere stasera le centomila firme per "Il Fatto" e per
"Sciuscià", sarebbero lieti, io credo, di stare con voi in un altro
girotondo, magari a Saxa Rubra, per la Costituzione, tutti insieme:
movimenti, partiti, sindacati.

Tutti insieme perché la nostra unità è la condizione per realizzare il
grande obiettivo che conseguimmo nelle elezioni del 1996: un "patto
nazionale di governo" fra i lavoratori, i ceti medi riflessivi e la
borghesia imprenditrice.

Questo tridente fu la chiave della nostra vittoria, e non ce n'è un'altra
per vincere.

La ritroveremo grazie a voi, cittadini, che siete il collante di questo
tridente e il suo potentissimo mass-media.

Voi siete la NOTIZIA e il giornale che la diffonde.

A voi Gasparri non può negare le frequenze e Tremonti non può imporre tasse
di concessione governativa sulla parola.

Voi siete la nuova VOCE che non si può imbavagliare.

Senza televisioni, Ghandi convertì alla libertà cinquecento milioni di
indiani. A noi basterà incontrarci con un numero assai più modesto di
"elettori pensatori" dell'altra parte, per uscire tutti insieme da questa
notte.

(Federico Orlando)

 

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