segnali dalle città invisibili
 

Giro95 Segnali di fumo Parigi val bene una messa?
Diario parigino
di pina la villa

4 agosto 2002, domenica, ore 14,30, 55 rue de Dunkerque, Paris
Il nostro viaggio da Catania a Parigi è iniziato 12 ore fa, alle due di notte, ed è finito due ore fa, quando sotto la pioggia abbiamo attraversato tutta rue de Dunkerque fino all'incrocio con Boulevard de Magenta e oltre, trascinando la valigia e lo zaino.
La casa è piccola ma molto luminosa. Il palazzo è tutto bianco, circa cinque piani, e noi siamo al quarto, balconi e ringhiere in ferro lavorato e gerani qua e là. Scale a chiocciola in legno, che sembra non possano sostenere il nostro peso.

5 agosto 2002, Lunedi, 55 rue de Dunkerque, Paris
Usciamo alle 11 circa, dopo aver salutato Silvia - la studentessa di Cuneo che ci ha subaffittato la casa - e le sue numerose valigie bordeaux. Direzione magazzini La Fayettes, a piedi. Bella passeggiata per rue La Fayette, un po’ come via Nazionale a Roma. Alle ore 19 circa approdiamo sfiniti al Café Severin in place Saint Michel. Ci arriviamo dopo aver attraversato sotto la pioggia i quais lunga la rive gauche della Senna. La brasserie si spinge verso le stradine vocianti dei ristoranti internazionali e le loro lavagnette con l'indicazione dei prezzi e dei menu. Al numero due di Place Saint Michel la libreria di Gilbert Jeune, una megalibreria di libri usati. Acquisto la mia agenda scolastica. Ultima tappa del lungo giro Notre-Dame, ma prima la libreria Shakespeare and Co, dove assistiamo a un recital di poesie e acquistiamo il libro di un giovane poeta inglese, Jonathan Reeve, C is for chrestomathy.

6 agosto 2002, Martedi ore 9,20, rue de Dunkerque
Ci prepariamo per andare a Belleville, nei luoghi raccontati da Pennac.

Stesso giorno, ore 15, parco di Butte-Chaumont.

Mattinata al mercato di Belleville. Le brasserie qui hanno i pavimenti sporchi di cicche e cartacce e rue de Belleville e rue Menilmontant sono in salita e lunghissime.
Ma il leit-motiv di oggi è la Metro, cerchiamo di capire qualcosa con le righe rosse, blu, verdi e gialle della cartina. Facce diverse, assenti, insonnolite, indifferenti, più spesso sole, a volte due amiche. Uno con la tromba suonava "Erano giorni che…". Parigi mi dà un'impressione di grande decadenza, tramonto di secoli di storia.

7 agosto, Mercoledì, 55 rue de Dunquerque, Paris, ore 8.
Leggo la biografia di Yves Montand, vero nome Ivo Livi, immigrato italiano, anzi toscano, a Marsiglia negli anni venti. Non ama la scuola, lavora dapprima in un pastificio, poi da sua sorella parrucchiera, poi da altri parrucchieri (fa i capelli alle prostitute) e sogna il cinema, imita il sorriso di Gary Cooper, vorrebbe avere i capelli di Bogart. A 17 anni riuscirà a farsi assumere per cantare, per riscaldare il pubblico nell'attesa di altri artisti.
Immagino la Marsiglia del libro come Belleville.

L'insegnate di canto di Montand: "Il pubblico non pretende molto. Vuole sincerità, e che l'artista ci metta il cuore. Bisogna imparare a portare il cuore nella bocca, tutto qui". Nella penna, o nei tasti del computer, anche.
Interrotti dalla pioggia mentre scriviamo al tavolo del bar del parco Butte Chaumont. Trascinati stancamente i piedi per rue Menilmontant, la Parigi operaia. La metropolitana continua a colpirci più di tutto il resto. Le linee rosse verdi e blu sulle cartine, le stazioni, diverse a seconda del quartiere, una linea risale in superficie, vediamo Parigi correndo sui binari.
Una città grigia, rumorosa, piena di gente. Come ieri uscendo alla stazione della metro di Barbés Rochechouart. Quasi ci si spingeva. Puzza di pipì sporcizia e incuria dappertutto. Una folla sul marciapiede di fronte. Il profumo delle pannocchie arrostite agli angoli delle strade, che mi ricorda quello delle calderoste.
Sergio scrive col basco di Silvia in testa. Ha fatto così le foto dell'abbonamento alla Metro. E' divertente, è riuscito a rendere perfettamente l'immagine del delinquente marsigliese.

8 agosto, Giovedì, 55 rue de Dunkerque.
Quasi pronti per uscire. Direzione Centre Pompidou e Les Halles. Ieri la nostra vacanza è entrata nel vivo. In una giornata di sole ormai inaspettata abbiamo visto gli Champs Elisée, l'Hotel des Invalides, il Campo di Marte, la Tour Eiffel e l'Arco di trionfo. Ieri sera poi, dopo il riposo dalle 5 alle sette siamo andati al Parc de la villette, a vedere il film sdraiati sull'erba. Film di un certo Kurosawa, non quello famoso, però. Non abbiamo finito di vederlo per l'ora tarda e perché triste e angosciante come il Parc de la villette. Viali di cemento appena alleggeriti da vasche d'acqua illuminate e dal vetro e dal ferro di qualche costruzione, oltre che da una specie di onda sopraelevata che fungeva da punto di riferimento, da strada quasi, ma sopraelevata, insieme a delle costruzioni rosse in ferro disseminate a scacchiera (lo dice la guida).C'è il museo delle scienze e la Geode, una specie di palla di vetro che esalta le conquiste della scienze, ha al suo interno il museo della scienza. Sotto, diverse sale per film di argomento scientifico. Bello il parco, dove uno schermo gonfiabile, enorme, cambiava continuamente colore, dal giallo al rosso all'azzurro al verde, prima che iniziasse il film. Nel frattempo il prato si riempiva di coperte colorate, sacchi a pelo, materassini gonfiabili, foulard, stuoie, tappeti, nonché di sdraio noleggiate. Gruppi di ragazzi seduti sulle coperte mangiavano fumavano bevevano da bottiglie di vino al centro. Bambini, famiglie ma per lo più coppie e gruppi di ragazzi. Fumo acre attorno a noi, come di erba bruciata.

Ore 22,10. Brasserie degli artisti (vicino casa) Birra alla spina e salatini. Siamo stati a mangiare al ristorante cinese tra una sala e l'altra del Centre Pompidou. Anche qui le cicche. Le cicche nei bar parigini.

9 agosto, rue de dunkerque
Oggi piove. Ma non sento il rumore della pioggia per via delle auto. Sia ieri che oggi mi sono svegliata più tardi di Sergio e, sorpresa, trovo la colazione pronta. Ho mangiato latte e una fetta di torta nera, anzi marrone scuro, come il feltro di ieri al Beaubourg, che mi ha colpito e mi ha fatto riflettere sull'arte. Un materiale pesante scuro viene alleggerito da dei tagli che si aprono formando come delle onde, perché le estremità superiori sono state appese al muro. Anche ieri pioveva, mentre visitavamo il Centre Pompidou. La pioggia attraverso il materiale plastico delle pareti del Centro e sulle sculture nere, lo sfondo dei tetti di Parigi, è stata la cosa più bella della visita, ancora più dell'aria fresca e della luce metallica all'uscita. Erano le nove di sera e il sole all'orizzonte stava per essere coperto da nuvole grigio azzurre. Il quartiere del Centre Pompidou merita una visita : unica area pedonale parigina, ma immensa ovviamente. Ieri non ce l'abbiamo fatta. C'è il forum des Halles con i giardini, la Chiesa di Saint Eustache - nera e lugubre come Notre Dame - con davanti un'enorme testa in pietra, e il centro commerciale accanto, stessa architettura del Centro Pompidou. sotto, la Metro. Les Halles: il nome indica gli antichi magazzini. Questa è la parte più antica di Parigi, l'antica Lutetia. Nel medioevo era il porto della Senna, vi affluivano le merci (ecco perché hanno fatto qui il centro commerciale). C'è anche una Place de Grève, oggi Hotel de Ville, dove avvenivano gli scioperi (grèves) e, prima, le torture e le esecuzioni.

Mi sono fatta la doccia, mi sono vestita, ho preparato dell'altro caffè, lo sto bevendo e sto fumando. Che voglio di più dalla vita?

Una costante dei monumenti parigini è che sono stati distrutti nel corso dei secoli e delle rivoluzioni per cui la maggior parte di ciò che vediamo risale all'Ottocento e al Novecento. Anche il Louvre e i giardini prendono la forma attuale sotto Napoleone III. Il castello delle Tuileries fu incendiato durante la Comune, nel 1871.
Poche cose si salvano dalla banalità della quantità, al Louvre: Murrillo, La nascita della vergine, 1661; El Greco, la deposizione di cristo e la crocifissione e San Luigi; La vergine di Siviglia, 1680, Le Jeune mendicant, 1645-1650.
Luis Eugenio Melendez, Napoli 1716, Madrid 1780: Autoritratto. Goya, ritratto di Mariane Waldstain, 1763-1808.
La dame aux pensées (fine XV sec. scuola spagnola, con la scritta "di ciò che non vedo mi ricordo"). Brueghel(Anversa 1631, Napoli 1697) Femme prenant des fruits, 1669.
Caravaggio, La diseuse de bonne aventure.
Leonardo da Vinci, La Vergine e Sant'Anna.

Al Louvre ho scoperto sostanzialmente che gli artisti, i pittori, non hanno fatto altro che raccontare all'infinito i racconti della Bibbia e i miti greci. E oggi? Forse si potrebbe ancora saccheggiare questo arsenale. Anche perché, come sempre, il segreto è il modo e il modo è quello col quale si riesce a far entrare la vita reale e/o se stessi, nel racconto antico, trito e ritrito, tipo la sant'Anna di Leonardo da Vinci.

10-8-2002, 55 rue de dunkerque, ore 11 circa.
Stanca di Parigi? Sicuramente stanche, le gambe, di scarpinare. Ieri dopo la vista al Louvre, indecisi per ancora tre ore, abbiamo girato disordinatamente. Sulla riva opposta, non ricordo il nome del "quai", le bancarelle, anzi les bouqunistes con numeri storici di Paris Math, che avrei voluto comprare: il matrimonio di Grace, Gerard Philipe, Mao, gli anni cinquanta, Brigitte Bardot, Gina Lollobrigida. Sergio ha preso un libro di Mistinguette, una musicista famoso prima di Edith Piaf, ha detto Sergio. Poi abbiamo girato per il Pont des arts, di nuovo di fronte ai palazzi del Louvre. In cerca di rue de Rivoli abbiamo percorso il lato più corto dei palazzi del Louvre. Di fronte la Chiesa gotica di Saint Germaine d'Auxerrois. Girando a sinistra rue de Rivoli, con i portici e i negozi e le banche eleganti, chiuse, e gli alberghi, sobriamente invisibili a parte i nomi e le stelle, da tre a cinque. In una libreria dietro rue de Rivoli, attratti da una strana installazione, tipo Luna Park, che poi era un ennesimo ingresso alla Metro, ho comprato il libro di Botul, La vita sessuale di Immanuel Kant. La libreria aveva gli scaffali in legno e sulle copertine di alcuni libri dei cartoncini attaccati con graffette invitano con brevi frasi alla lettura. Consultando la guida Touring scopriamo che più avanti, al numero 226 di rue de Rivoli, c'è una pasticceria antica dove offrono la cioccolata calda dagli inizi del secolo, in saloni caldi e intatti. Accanto la libreria Galignani, la prima libreria inglese di Parigi. Ci rechiamo, determinati a sederci e a bere la cioccolata. Tutto chiuso. Il ristorante sala da thé Angelina apre solo dalle 11 alle 5. La libreria è già chiusa perché sono le otto.

12-8-2002
Bellissima Notre Dame di sera, con le ombre degli alberi che la rendono ancora più inquietante e si disegnano mobili sul fianco affacciato alla Senna. Troppo poco nordica, malgrado Notre Dame, questa città. Un pezzo d'Africa a Saint Denis e il Mediterraneo a Saint Michel. Ma anche a Belleville e a Montmartre. Nella metropolitana il mondo: giapponesi, africani, visi e fogge di tutti i tipi. In Chiesa, ad assistere alle funzioni, algerini da varie generazioni a Parigi, e poi i vigili urbani, i commessi, i lavavetri, gli impiegati.

Gita lungo la Senna col Batobus, l'altro ieri. L'acqua increspata ci ha fatto capire i quadri impressionisti.

13 agosto
Ieri: visitato il castello di Chambord, a circa 120-130 Km da Parigi, in auto, approfittando della presenza di mio fratello a Parigi. Primo esempio di influsso italiano (Leonardo da Vinci) e ultimo di gotico. Un altro caso di fruttuosa contaminazione.
Le scale a doppia elica ( pare disegnate da Leonardo), di gusto italiano, diventano però a vista, come nella tradizione francese, i vari piani hanno la simmetria italiana, ma le torri sono quelle circolari dei francesi, le guglie dei camini (francesi) e le terrazze per passeggiare (italiane). E poi il bosco infinito e i prati estesi e regolari, tagliati da strade dritte convergenti verso il castello, prima del quale c'è un canale. Francesco I voleva deviare il corso della Loira, poi si è accontentato di deviare il corso di un fiume più piccolo, un affluente della Loira. Il canale gira ora attorno al castello, vi si fa canottaggio e passeggiate lungo i bordi.
Arrivati sul terrazzo abbiamo sentito la tromba. La riconosciamo per i tanti film visti, credo. E' quella che annuncia la caccia, l'inizio o la fine o entrambi. Ci affacciamo e lentamente vediamo affluire le persone che sono rimaste giù a passeggiare, verso un punto in cui evidentemente c'è uno spettacolo. Sentiremo applausi e ancora il suono della tromba. Visitiamo le stanze attratti soprattutto dalle scale, cercando di penetrare il segreto della vita (o della storia, mio fratello) per esempio nella tavola apparecchiata come doveva apparire al ritorno dalla caccia, oppure nei letti coperti dai tendaggi o lo scrittoio e le sedie in miniatura per i bambini, le posate le porcellane (soprattutto inglesi) e i quadri (Cristina di Svezia, vari Luigi ed Emilie, Carolina di Borbone…).
Mentre ci recavamo al castello, stamattina, ci siamo fermati per fare benzina. L'area di servizio ha abolito il bar in favore delle macchinette (caffè, cappuccino, bevande) e non ha le sigarette. Solo interi reparti di cibi pronti dentro le plastiche e le sacche da pic-nic. E i giochi e i dolci per bambini.
Cena a casa con spaghetti e Beaujaulais. Rilassante. Nei giri in auto attraverso il centro di Parigi ho "scoperto" Saint Germaine de Près, che non ho ancora visitato. E' la meta di oggi. Sartre e Simone de Beauvoir, Simone Signoret, Juliette Greco e soprattutto la liberté, nonché l'impegno degli intellettuali parigini degli anni trenta-quaranta. Oggi sono rimaste le case editrici, e forse qualcosa ancora di questa dimensione di centro intellettuale. Vedremo.

ore 9,30
Fatta colazione con pane burro e marmellata. Dobbiamo prendere i soldi, quindi esclusa la stazione Barbés, meglio la Gare du Nord. Quindi RER e poi vediamo. RER B direzione Antony, fermata Notre Dame-ST Michel poi 11 per Odéon.

13-8-2002, café de Flore, Paris, ore 15
Insalata con carciofini e birra al café di S.de B. e J.P.Sartre (abitavano qui vicino, in place saint germaine de pres). Chissà se i caffè pagano i diritti d'autore?
Atmosfera distesa raffinata. Visi riconoscibili di intellettuali o sedicenti tali: insegnanti, docenti universitari, editori, autori, clienti della libreria "la hune" qui accanto, dove abbiamo comprato un sacco di libri e riviste. Siamo nel 6° arrondissement. Una zona completamente diversa da quelle che abbiamo fin qui visitato. Sembra che i turisti non ci siano, oppure sono camuffati sotto vestiti e modi di fare assolutamente parigini o comunque non da turisti. Anche qualche viso giapponese sembra integrato da una vita. Non è tanto diversa l'architettura, ma proprio i visi, i tipi di negozi e di brasserie (che qui sono semplicemente café, anche se svolgono la stessa funzione delle brasserie). Viale alberato, auto sportive, visi di bianchi. Macchine eleganti e sportive. Fondo bianco per la vetrina della libreria, Diòr, Louis Vitton, il posto delle biciclette, l'edicola.

Appunti di lettura da Montand: Tutti pensano al ragazzo del sud come spaccone estroverso spavaldo. Il controsenso è totale. "I mediterranei assaporano l'ombra, con ragioni più plausibili degli inglesi"
L'ombra - riparo? L'ombra lunga delle canicole o l'ombra desiderata.
Il bello non è borghese…il bello è sovversivo perché il bello appartiene a tutti a patto che venga offerto alla sensibilità di tutti.

14-8-2002, a casa, Paris, ore 9
Sono un po’ stanca e soprattutto ho voglia di leggere. Ho letto Peplum, romanzo di Amelie Nothomb, e ora torno a Montand. Sono arrivata al menage con Simone Signoret, soprattutto il loro menage con la famiglia del fratello di Yves, Julien Livi, ex partigiano, membro del partito comunista, sindacalista. Elvira, la moglie di Julien, sarà la governante delle due famiglia, su offerta di Simone, che è una splendida padrona di casa (adora ricevere) ma una pessima massaia.(le origini non si cancellano, in entrambi i casi) .
Ieri la nostra passeggiata al boulevard Saint Germain si è conclusa sul quai Saint Michel fra i bouquinistes. Stanchezza mortale e tanti soldi spesi per i libri mi hanno impedito di guardare con entusiasmo. Ma prima o poi comprerò un numero di Paris Math, 15 euro quello dedicato alla morte di Kennedy con una bellissima Jackline in velo nero, era il 1963. Un'altra copertina è dedicata al parto di Gina Lollobrigida che tiene in braccio un neonato abbigliato secondo la moda anni 50-60. Immagini e articoli sulla Luna, Jeanne Moreau, la crisi francese, le memorie di De Gaulle. Rue de l'Université da asfaltare, la facoltà di medicina come i nostri palazzi del periodo fascista. Poi rue Bonaparte con il centro culturale ceco (dopo la prima guerra mondiale era stato sede del governo di Masaryk) e le case di diversi intellettuali (un fisico croato) che hanno preferito vivere in Francia. Vicino, dietro l'Istituto di Francia, uno square, un giardinetto, con due panchine a forma di libri aperti e, di fronte, la statua di Voltaire in mezzo a un'aiuola fiorita. Ancor prima, sto andando a ritroso, il boulevard Saint Germain dei negozi "in": Dior, vicino alla casa di Sartre, Vitton, vicino al Cafè Flore, Kartell chiuso per ferie, Poggenphol idem. Aperte solo alcune librerie, Le hune e l'ecume des pages, dove abbiamo comprato di tutto e avremmo voluto comprare di più: Nothomb: Mercure, cosmetique de l'ennemi, Hgienes de l'assassin; Anne-marie Albioch, Mezze voci, poesie; Balzac, temps modernes e Les matricule des anges (rivista dedicata a Erri de Luca).

Peplum: letto in francese, alcune parole mi sono sfuggite, ma il senso no. E' un lungo dialogo, pieno di ritmo (per dire che è incalzante, interessante). In maniera leggera, ironica, divertente il dialogo, ambientato nel futuro, 2500 circa, affronta il tema delle risorse, del Sud del mondo, della povertà, del potere, della cultura, dell'arte. E i grandi temi filosofici, la Verità, la Bellezza. Rimando l'analisi puntuale alla rilettura traduzione e soprattutto al mio computer. Quando? la mattina, come ora, quando è possibile. Senza problemi. Cavalca calma, anche se il desiderio è confuso e non so verso dove, non so - non voglio più sapere? - quale è la meta.

Ho consultato la guida di Parigi: c'è anche Versailles ed è da visitare. Ma conviene andarci domani.

Adesso riposo. Leggo Montand ancora per un po’, poi spero di trovare la voglia di fare la doccia.

Ho tradotto un po’ di Peplum, il primo capitolo, l'antefatto. Comprare un nuovo quaderno, per le note in margine alle mie letture.
Ieri alla libreria Le hune, un libro di una psicologa e una sociologa indaga il rapporto madre figlia attraverso la letteratura e il cinema. Una buona idea, da sfruttare magari in piccolo e su un altro tema.

ore 12,40
Finalmente pronti per uscire. Ho letto tutta la mattina mentre Sergio ha dormito. Mi sento tanto "brava"… Ma soprattutto, è vero, mi sento riposata, una scoperta fondamentale!
Forse andiamo all'Hotel de ville, a Vedere la mostra su Montand. Mi sembra il minimo, dopo averlo conosciuto tramite il libro. Oggi gli anni cinquanta dell'impegno politico, non solo suo ma di tutta una schiera di intellettuali che scopriranno poi di essere stati manipolati (appello pacifista di Stoccolma) dall'Unione Sovietica. Ho appena iniziato i rapporti con gli Stati Uniti del maccartismo. Arthur Miller, vittima, scrive un testo teatrale trovando il modo di raccontare quel clima, attraverso i processi di stregoneria a Salem. Scrive "Il crogiolo". Montand e Signoret lo rappresenteranno in Francia.

Non c'è verso, il mio medium sono i libri. Non solo conosco la storia, mi entusiasmo, mi appassiono, mi rilasso e mi vengono anche le idee (anche se poi non le perseguo).
Miller: parlare di processi del maccartismo, buon metodo

Il quaderno finisce qui. Non riuscirò a trovarne un altro e quindi non potrò raccontare gli ultimi giorni. In effetti quel giorno poi siamo andati a vedere la mostra su Montand, una bella mostra, aleggiava lo spirito francese, parigino, soprattutto nei volti dei visitatori, ma mi ha confermato la definitiva fine della storia francese. La prossima sarà tutta diversa.
Il giorno dopo siamo andati a Versailles, disavventure varie per il viaggio, all'andata un treno assolutamente vuoto, il 15 agosto, ferragosto!
Abbiamo visitato solo l'esterno, i giardini, a perdita d'occhio (ho cercato di catturare questo spazio con le foto, ma non ci sono riuscita bene).
Vasche, canali con le canoe. Al ritorno una famiglia francese al completo - papà mamma figlia adolescente, figlio decenne - mangiavano delle caramelle colorate.
Il giorno dopo, 16 agosto, giorno della partenza, abbiamo trovato ancora, la mattina, il tempo e l'energia per la nostra ultima, esaltante visita: siamo andati al Les Halles, al centro commerciale, bei negozi, comprato due gonne, una maglietta invernale nera, una camicia "parigina" bianca, i regali per Marghy, Giuseppe, Valentina.
Ci siamo sentiti a Parigi fino all'arrivo a Catania, ore 23,30.

 

Il Progetto
[Up] Inizio pagina | [Send] Invia questa pagina a un amico | [Print] Stampa | [Email] Mandaci una email | [Indietro]