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Giro94
Cosa succede in città...
Il Ponte di Messina:
dibattito
In treno dal continentealla Sicilia:
30 ore per la vita
di Francesco Augello
In questultimo periodo si
è parlato tanto di trasporti in Sicilia,
in primis del ponte sullo stretto ma, dopo i tragici
eventi di Rometta, soprattutto dellinadeguatezza
delle linee ferroviarie siciliane.
Io appartengo alla grossa schiera di siciliani
che, per necessità o per scelta, è
emigrata nel continente e in prima
persona deve periodicamente fare i conti con le
grosse carenze di collegamenti fra la nostra bella
isola e il resto del mondo.
Nel sito e nelle pubblicità della Trenitalia
SPA si fanno tanti bei discorsi su come viaggiare
in treno sia comodo, economico, sicuro, ecologico
etc. etc. Ma le cose stanno veramente così?
O meglio, il discorso vale indistintamente per
tutto il paese o solo per parte di esso? Cerchiamo
di capire come stanno veramente le cose e soprattutto
quali sono i collegamenti garantiti dalla Trenitalia
per la nostra isola.
Dalla Sicilia si muovono ogni giorno
10 treni a lunga percorrenza:
Per e da Torino ci sono due treni,entrambi viaggiano
di notte ed entrambi sono Espressi (per intenderci:
quelli con le poltroncine in finta pelle marrone
e le cuccette a sei posti, i treni più
lenti e più scomodi in assoluto dopo quelli
classificati regionali). Uno dei due ha solo cuccette,
laltro solo posti a sedere. Il viaggio da
Catania a Torino Porta Nuova (e viceversa) dovrebbe
in teoria durare 19 ore in pratica non meno di
21.
Per Milano ci sono due treni, tutti
espressi, uno solo cuccette laltro posti
a sedere e cuccette. Anche questo viaggio sulla
carta dovrebbe durare 19 ore, ma, sempre per esperienza
personale, posso dire di non aver mai visto la
freccia del sudcon meno di unora
e mezza di ritardo.
Per Venezia cè un solo treno, un
espresso. La durata del viaggio fino a Catania
è di 20 ore.
Per Roma ci sono cinque treni diretti:
due espressi, due intercity e un intercity notte.
Con lespresso occorrono (fino a Catania)
12 ore, con lintercity 11 ma, per una sola
ora guadagnata, deve essere pagato un supplemento
che costa almeno 1\5 rispetto al biglietto ordinario.
Cosa molto strana e che accomuna
tutti questi treni è che ritardi e disagi
per i viaggiatori sono maggiori quando il treno
viaggia verso sud, e non quando fa il percorso
inverso. Spesso, soprattutto nei periodi festivi,
i treni sono talmente pieni che almeno sino alla
Calabria non cè nemmeno lo spazio
materiale per potersi sedere a terra nel corridoio,
di riscaldamento (o aria condizionata) manco a
parlarne e i gabinetti diventano inutilizzabili
già dopo poche ore di viaggio.
Questi treni inoltre partono o da Siracusa (alcuni
da Catania) o da Palermo. Non ci sono treni diretti
per il nord che partano dallentroterra siciliano
ad eccezione del solo Agrigento-Roma. Conseguenza
di ciò è che il viaggiatore ennese,
nisseno, agrigentino o ragusano a questo lungo
viaggio vede aggiungersi dalle due alle quattro
ore di treno regionale (spesso una littorina diesel),
più il tempo di attesa in stazione per
la coincidenza. I disagi aumentano per chi deve
raggiungere un paese di queste quattro provincie,
dove il treno non arriva perché non ci
sono le stazioni. Risultato: per molti il viaggio
può durare anche 30 ore e molte volte almeno
la metà di queste si trascorrono in piedi!!!!!
Roba da terzo mondo dunque, come sottolineava
lEconomist in una inchiesta di non molto
tempo fa.
Per guadagnare qualche ora, molti, presi dalla
disperazione, a Catania abbandonano il treno per
continuare il viaggio in autobus, anche a costo
di spendere per lultima tratta di viaggio
(pochi chilometri se si considera che da Torino
a Catania ci sono ben 1490 km) fino a 1\4 di quanto
si è speso per attraversare tutta lItalia.
Ma dove stanno le ragioni di tali
disservizi?
In primo luogo dobbiamo ringraziare chi ha permesso
la privatizzazione delle Ferrovie dello Stato.
La Trenitalia SPA infatti,come ogni azienda privata,
preferisce investire dove maggiori sono i ricavi
e minori i rischi e i costi di gestione. Ecco
quindi che al miglioramento dei collegamenti a
lunga percorrenza o delle linee ferrate del sud
(in Sicilia ancora a monorotaia), si è
preferito migliorare i collegamenti fra i grandi
centri industriali del nord.
Poi va ricordata la politica del
governo nazionale ed europeo, che per le stesse
ragioni di rientro economico e per gli interessi
personali di molti ministri o onorevoli (un esempio
per tutti: lattuale ministro dei trasporti
Lunardi gestisce, a nome di sua moglie e dei figli,
la società Rocksoil, che ha fornito la
propria consulenza e assistenza al consorzio Cavet
per il progetto alta velocità Bologna-Firenze)
ha preferito portare avanti progetti di alta velocità
che, oltre ad essere devastanti dal punto di vista
ambientale e limitati per il target di utenza
(visti gli alti costi), coinvolgono solo il nord
e (in parte) il centro Italia.
Last but not least, la politica del nostro governo
regionale, che, a partire dagli anni cinquanta
ma con un incremento sostanziale nellultimo
decennio, ha preferito indirizzare la propria
politica dei trasporti verso il trasporto su gomma.
Costruire strade e autostrade è molto più
producente per chi controlla e gestisce gli appalti
delle grandi opere pubbliche e ridurre la concorrenza
molto più vantaggioso per chi è
proprietario delle società di autotrasporti.
Molte delle vecchie linee esistenti sono così
state abbandonate e quelle da completare sono
state lasciate incompiute. Unico sforzo è
stato quello di elettrificare, agli inizi degli
anni novanta, la linea Catania Agrigento.
Ma per controbilanciare le spese sostenute alcune
piccole stazioni dellentroterra sono state
definitivamente dismesse o il traffico esistente
fortemente limitato.
Quale sarà il futuro dei
trasporti in Sicilia?
Continuando per questa strada sicuramente ci saranno
sempre più cantieri perennemente aperti
(lesempio dei cantieri per lautostrada
Palermo-Messina vale per tutti), sempre più
viadotti autostradali che devasteranno il territorio,
sempre più traffico, inquinamento e speculazione
edilizia, mentre i collegamenti fra i piccoli
centri saranno sempre più fatiscenti.
I lavoratori e gli studenti residenti
nei paesi continueranno così ad alzarsi
allalba per raggiungere in orario le città
e continueranno a pagare le mazzette agli autotrasportatori
abusivi o ad arricchire i padroni delle società
di trasporti che, dal canto loro, continueranno,
oltre che ad esercitare lattività
in regime di monopolio, anche a ricevere contributi
a pioggia dalla regione Sicilia, mentre i loro
dipendenti continueranno ad essere in sciopero
per ricevere lo stipendio e/o delle vetture che
non cadano a pezzi alla prima buca.
Chi invece per sua sfortuna si
troverà a dover lasciare o tornare nellisola
in treno,dovrà organizzarsi e portare con
se il necessario per sopravvivere almeno per un
paio di giorni su un comodissimo scompartimento
di un comodissimo treno post-bellico e pregare
che i giunti dei binari tengano al suo passaggio,
mentre i Governi continueranno a sostenere che
il problema dei trasporti in Sicilia va risolto
costruendo un bel ponte sullo stretto.
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