Giro93
Zerobook
Tempo di donna, tempo di Blanca
di angelo l. pattavina
Titolo: Il tempo di Blanca
(Para que no me olvides)
Autore:Marcela Serrano
Edizione: Universale Economica Feltrinelli (2002)
Anno di prima pubblicazione: 1998 (I Narratori
Feltrinelli)
Note: Traduzione di Simona Geroldi
La
voce di una donna.
Leco della sua memoria.
Che racconta lamore, la malattia, la vacuità
del mondo che la circonda, la confusione e le
scelte del destino.
Limpossibilità di non poter comunicare
contrapposta alla voglia frenetica di relazionarsi
con gli altri.
Limmobilità e il kaos. Le urla ed
il silenzio. Il vuoto e la pienezza della realizzazione.
Due vite (uguali e diverse) di una stessa persona
legate da un filo sottilissimo che unisce il passato
al presente.
Tutto sotto il cielo di Santiago.
Quello del Cile dei desaparecidos,
il Cile del mate, il Cile del dopo
dittatura.
Tre luoghi. Tre verità.
Tre istanti esistenziali.
La città - Il mare - La campagna.
E una sola dimensione.
Quella di donna. Di quelle che invocano il nome
di Dio.
Di quelle che non alzano la voce.
E che non si sporcano mai le mani.
«... Mi
hanno battezzato ed esorcizzato col nome di Blanca.
Mi hanno impresso dalla nascita un marchio di
candore.
Sempre bianca.
Tutto bianco oggi. Mi sveglio e mi riaddormento
nel bianco.
Lalba... »
«... mia
nonna mi disse che se mai fossi stata colpita
dalla sordità o dal mutismo non mi sarei
dovuta preoccupare perchè lunica,
totale mutilazione era la cecità. Dovevo
prendermi cura dei miei occhi. Solo con quelli
avrei potuto leggere. Solo quelli mi avrebbero
salvato dalla solitudine... »
«... Devo
ammettere che leggevo i giornali più per
avere argomenti in società che per essere
aggiornata. E non lo dico con senso di colpa.
Era così e basta. Ricordo che mi stavo
allontanando dalla compagnia per andare ad aiutare
mia madre con le tartine quando sentii la parola
desaparecidos. Tornai indietro. Presi sottobraccio
Felipe - il parlamentare di famiglia - e gli chiesi:
Esistono davvero i detenuti scomparsi?...
»
«... Non
potevo sapere che anche il mio odore continuava
ad avvolgere il Gringo con quel che restava della
mia rugiada. Nel letto cera ancora la mia
impronta e io non potevo sapere che il Gringo
si stava chiedendo, combattuto tra rabbia e tenerezza,
se sarei tornata... »
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