segnali dalle città invisibili
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Festival, Il Tora! Tora! parte dal Barock

Intervista a Manuel Agnelli
di rocco rossitto foto di giacomo alessandro fangano


Manuel Agnelli, leader degli Afterhours, gruppo milanese che da anni è alla ribalta della scena rock italiana, è l’organizzatore e ideatore del Tora! Tora!
Festival itinerante che da la possibilità a numerosi gruppi poco conosciuti di esibirsi in giro per l’Italia. La seconda edizione del Tora! Tora! parte da Catania all’interno del neonato Barock festival.

Ho letto qualche settimana fa su Musica! (inserto musicale di Repubblica) una tua lettera aperta contro la stampa musicale italiana, o meglio contro quella istituzionale. Un grido di dolore urlato forte. Credi che le cose cambieranno?
Mah, non so se servirà, è difficile dirlo, però sto già avendo dei segnali forti da parte di alcuni quotidiani, di alcuni giornalisti che si sono tirati fuori. Ma sono sicuro che quelle cose vanno dette, perché sono cose che tutti sanno, ma che nessuno dice per paura di essere criticato. Siccome io non ho paura di essere criticato, ho detto quello che pensavo. Anche se è giusto dire che alcuni quotidiani, compresa Musica! stessa ma sopratutto l’Unità ci sono stati dietro, sia come Tora! Tora! sia seguendo l’ambiente musicale chiamiamolo non mainstream. Però, appunto, io non volevo utilizzare la mia esperienza personale, ma volevo parlare della situazione in generale, nella quale mi sembra che quotidiani e televisioni manchino molto.

Parliamo adesso di cose positive, finalmente il Tora! Tora! arriva a Catania, all’interno del Barock Festival, come si uniscono le due realtà.
Sono molto orgoglioso, finalmente siamo qui a Catania, e partire proprio qui dal sud, poiché questa è la prima data, è ancora più bello. Sapevamo che avremmo avuto delle location particolari sia come posto geografico, sia come atmosfera e ambiente e infatti questa piazza è meravigliosa e sono molto felice di essere qui in questo posto. Venire a Catania è per noi un segnale, un segnale forte.

Quindi il Tora! Tora! parte da Catania, e le altre date?
Abbiamo alcune date che dal punto di vista della visibilità e del pubblico ci daranno molto, come quella di Padova e la due giorni di Asti che si svolgerà in campagna, sarà una cosa completamente diversa da stasera, ma sarà anche lì molto interessante. Mentre a Padava sarà più tradizionale, sarà una grande spianata vicino allo stadio. Poi c’è la data di Cagliari che mi da soddisfazione, perché è difficilissimo suonare in Sardegna, e quindi un altro segnale forte.

Tu sei la persona più adatta per parlare dello stato di salute della scena, chiamiamola banalmente, underground italiana.
Noi abbiamo cercato nel Tora! Tora! di inserire non solo gruppi già noti, ma anche realtà poco conosciute, proprio per farli emergere, perché comunque meritano. Dobbiamo però stare attenti a come costruiamo il festival perché siamo ancora giovani, e dobbiamo ancora irrobustire la base, in definitiva ci sarà sempre più spazio per le realtà meno note.
Non sto però notando uno stato di salute ottimo, ci sono molti gruppi fatti con lo stampino, che tendono più ad assomigliarsi che a fare un proprio tragitto personale. Comunque qualche esempio di buona musica c’è ed è presente Tora! Tora!

Come è andata all’Heineken Jamming Festival?
Diciamo che è andato benissimo il concerto, mi ha colpito proprio l’entusiasmo del pubblico, numerosissimo già alle cinque di pomeriggio, circa 60mila persone, noi credo che abbiamo fatto un bellissimo concerto, eravamo proprio carichi. Poi però è da qui che ho deciso di scrivere quella lettera di cui parlavi prima, che ho spedito a vari giornali, tra cui appunto Musica!
Due cose in particolare, la prima l’atmosfera di merda che c’era nei camerini, sia tra giornalisti e sia l’organizzazione, che ha funzionato dal punto di vista logistico, che però non ha capito che lo spirito di un festival non deve solo essere un’azienda che deve fare soldi, un festival bisogna respirarlo. L’atmosfera nei camerini era realmente squallida, la security che rompeva i coglioni a tutti, soprattutto ai gruppi italiani. E’ stata dura, io sono rimasto anche il secondo giorno perché volevo vedere come andavano le cose, ma me ne sono amaramente pentito. Tutto questo in contrasto con il fatto che è il più importante festival italiano che ambisce a diventare un festival europeo. Mi ha fatto tristezza che l’aspetto dietro il palco non fosse come quello che il pubblico ha vissuto. E poi volevo aggiungere che noi ce ne siamo andati dalla conferenza stampa perché nessuno ci faceva domande, in quanto nessuno, o la maggior parte dei giornalisti, non era venuta a vedere il concerto, ed era rimasta in sala stampa e quindi noi ce ne siamo andati per protesta seguiti dalla stampa diciamo non mainstream che ha solidarizzato con noi.

Se l’Haineken Jamming festival vuole ambire a mete europee il Tora! Tora! che l’anno scorso è partito e quest’anno è ancora qui, dove vuole arrivare?
Noi non abbiamo nessuno scopo di fare dei numeri, saremmo sconfitti in partenza, la nostra meta è quella di fare girare la musica e far girare gruppi minori che avranno così maggiore visibilità.
Non un festival autocelebrativo per noi, ma uno specchio di quello che succede in Italia.
L'importante è fare casino ed essere disturbanti.

Finiamo con una curiosità, molti amici che ascoltano voi ascoltano anche i Pearl Jam, e vi adorano entrambi, cosa avete secondo te in comune, se c’è qualcosa in comune secondo te.
Diciamo che ci sono un paio di ingredienti nelle formule, anche se siamo gruppi differenti, simili, e lo dico molto in piccolo, come ad esempio la batteria così granitica derivante dall’hardcore, anche se stasera sentire che stiamo cambiando, e poi forse anche la voce molto rocciosa e tirata.


 

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