segnali dalle città invisibili
  Giro92 Zoom
Corea del Nord

Segregazione di un popolo
di Angelo Luca Pattavina

Corea del Nord.
Anno 91.
Giappone-Corea del Sud.
Anno 2002.
Mentre tutte le telecamere del mondo sono puntate sugli stadi di Giappone e Corea del Sud, ad un passo da quel mondiale di calcio seguito da non so quanti miliardi di persone, si consuma una tragedia per certi aspetti surreale.
Proprio al confine con la Corea del Sud, c’è uno stato il cui popolo forse nemmeno sa che si sta disputando un campionato del mondo di calcio. Un popolo il cui calendario segna l’anno 91 (l’anno di nascita del suo Grande Leader). Un popolo segregato dal resto del mondo.
E quello stato è proprio la Corea del Nord.

Ho appena schiuso anch’io gli occhi su una realtà per molti versi misconosciuta. Ho appena finito di guardare la replica domenicale del Tg2 Dossier che (straordinariamente, bisogna ammettere, rispetto ai soliti servizi pseudo-culturali) si occupava di trasmettere un reportage di alcuni giornalisti americani in Corea del Nord. Stupefacente. Mi è sembrato di assistere ad un racconto simile a quello che Orwell fà nel suo “1984”; una realtà che, agli occhi di un occidentale del XXI secolo come me, ha veramente del “surreale”.
Ho fatto una breve ricerca in Internet e sul sito della CNN Italia ho trovato conferma di quello che avevo appena finito di vedere in TV.
Per chi non ha paura di stupirsi, questa è la situazione in breve.

La Repubblica Democratica Popolare della Corea del Nord è un sistema socialista a partito unico. Il sistema politico del paese è incentrato sul “culto della personalità” di Kim Il Sung, detto “Il Grande Leader”, morto nel 1994 e venerato come fosse un dio. Al suo posto oggi regna il figlio erede Kim Jong Il, detto “Il Caro Leader”. Lungo le strade della capitale, Pyongyang, sono disposti poster e cartelloni che esaltano le due figure di leader, e tutta la popolazione nordcoreana è obbligata ad un rispetto assoluto delle due personalità.
Il palazzo di Kumsusan, per esempio, è uno dei più nuovi e stupefacenti monumenti legati alla diffusione del culto della personalità. Esso è un enorme mausoleo che contiene la salma del Grande Leader; un palazzo in cui non tutti possono accedere (che nessuno può riprendere) e che prevede, come racconta un corrispondente della Cnn, una stanza di decontaminazione, studiata per soffiare via la polvere dai visitatori che vogliano accedere alla stanza dove è conservato il corpo di Kim Il Sung. Nello stesso palazzo, inoltre, sono conservate accuratamente, sia la carozza del treno preferita da Kim, sia la Mercedes anti-proiettile dello stesso regnante; in più, c’è una collezione di circa 140000 regali che il Grande Leader ha ricevuto dai dignitari di ogni parte del mondo (la cosa incredibile è che la maggior parte di essi vengano da Stati e governi che hanno cessato d’esistere).
Isolatasi volontariamente dal mondo per paura di perdere o indebolire l’autorità del Leader, per gran parte degli anni ‘90, la strategia di sopravvivenza della Corea del Nord si è basata sugli aiuti statunitensi. La tattica è stata quella della politica del rischio calcolato: esercitare pressione sugli Usa per ottenere concessioni economiche in cambio del blocco del programma sulle armi nucleari (allettanti per gli alleati rossi di Mosca e Pechino).
Negli ultimi anni però gli aiuti americani si sono via via assottigliati e per prevenire il collasso economico si sono cercate altre alternative, prima fra tutte quella della Corea del Sud. C’è da dire, che almeno formalmente la Corea del Sud e la Corea del Nord sono ancora in guerra tra di loro. Una guerra cominciata nel 1950 e terminata nel 1953 con una tregua armata che non è stata mai seguita da un accordo di pace.
Dal canto suo, il governo di Seul (guidato dal 1998 da Kim Dae-Jung) ha perseguito la “diplomazia del sorriso”, offrendo cibo, vestiti e medicine alla Corea del Nord nella speranza che ciò potesse allentare le tensioni tra i due stati. Per contro, la Corea del Nord sembra aver calcolato che i benefici che possono ottenere da questa strategia valgano il sacrificio di incrementare i contatti con i vecchi nemici.
Gli osservatori internazionali, si fa notare, concordano che oltre gli aiuti, ci sarebbe bisogno di introdurre riforme di economia di mercato come quelle introdotte nella vicina Cina, anche se questo porta con sè il rischio di indebolire l’autorità e il prestigio dello stato e del culto di Kim il leader.
L’elemento veramente surreale sta proprio in questa ostinata e bigotta concezione che costringe un intero paese a vivere nella miseria più assoluta, senza poter avere nessun contatto dall’esterno e con l’esterno, e ostentando una ricchezza ed un progresso di facciata ma dietro cui si nasconde solo vuoto e manipolazione.
Sono accettabili simili situazioni in mondo che si vuole ritenere globale?
E non è altro che un esempio.

Continuate a vedere i mondiali (anche senza la nazionale italiana) ma non dimenticate che proprio lì, a qualche kilometro di distanza da quegli stadi ultratecnologici, c’è un popolo che soffre e che non ha voce, e che, forse, non sa neanche che voi esistete.

 

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