segnali dalle città invisibili
  Giro92 Mafie da morire
Il caso di Catania

by nestor 5:11pm Sun Jun 16 '02
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Io ricordo che a Catania, negli anni ottanta, quando si parlava di polizia ci si riferiva sempre come: "chiddi 'ra questura" (quelli della questura); ed era un modo veramente dispreggiativo. Perchè vedevi le gazzelle girare per la città spaventando i piccoli scippatori, ma non si facevano mai vive durante una rapina, un'aggressione, una resa di conti. I carabinieri erano invece conosciuti, dalla gente comune, come quelli che arrivavano per le indagini dopo che era successo qualcosa. Pertanto sembravano come quelli che arrivavano per sistemare le mancanze "da' questura" quando ormai il peggio era arrivato; ma in fondo poi anche loro si dovevano prendere l'appellativo di "sbirri", perchè nonostante le speranze, mai, dico mai, dall'80 al '90 venne mai indicato qualcuno come mandante o tantomeno come esecutore degli infiniti omicidi di mafia che ogni settimana a Catania davano ai telegiornali materiale su cui parlare. E a peggiorare la fiducia che la gente aveva nelle forze dell'ordine erano anche le continue rapine ai commercianti che non pagavano il pizzo. E non solo: coloro che non rispettavano il codice della mafia venivano uccisi ovunque si trovassero al momento stabilito, e spesso stavano in piazze frequentate, luoghi pubblici, o dentro un locale. Per tanti motivi. Come fa il gestore di un bar ad avere fiducia della magistratura o delle forze dell'ordine se, dopo che gli ammazzano un uomo dentro al suo locale, glielo chiudono per mesi per le indagini e lui, che già pagava il pizzo a chi gli ha fatto il bel regalino, finisce in carcere con l'accusa di favoreggiamento perchè dice di non aver visto in faccia chi ha sparato? Anche senza averlo visto, lui lo sa chi è stato, ma voi cosa credete, che la sua omertà sia dettata dalla sua connivenza con la mafia, o dal volerla proteggere perchè si fida di lei, o perchè ha paura? Vivendo in un ambiente in cui tutti sparlano della "questura", sapendo anche che a volte essa non interviene di proposito contro chi sta commettendo un crimine, come fa a permettersi di parlare esponendo lui, la sua famiglia e i suoi cari, alla violenza e alla rabbia della mafia? Chi denuncia la mafia, è condannato a morte, come i pentiti: non ci sono altre vie. Chi lo dovrà protegge da questa persecuzione? Come fa a fidarsi della protezione dello Stato? Questo pover'uomo sa che la magistratura gioca con il suo bar chiuso perchè non ha altro dove cercare, perchè sa che la mafia ha più mezzi di lei, che quando hanno ammazzato l'uomo nel suo bar, la gazzella non c'era perchè gli avevano detto di stare alla larga. Sa che chi lo torchia ha buone intenzioni, ma sa pure che se aiuta il magistrato, il magistrato non ha alcun potere reale per aiutare lui.
A Catania, il famoso poliziotto dell'art.3 non c'è mai stato. Con la nascita della Repubblica, la gente non ha visto cambiare nulla: la polizia serviva solo a chi la comandava, svolgendo il suo lavoro di "rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale..." - come ricordato nell'articolo - solo quando non riceveva direttive diverse. Come possono i siciliani fidarsi delle autorità, se queste da sempre non hanno mai onorato la loro fiducia? Ma non credo che a causa di questo in Sicilia la gente ora ha voglia di illegalità, come ha teorizzato lo storico S.Lupo. Se un contadino prende un milione di lire al giorno per nascondere armi nel fienile, non lo fà certo col piacere di farla in barba agli sciocchi: qualcuno per rifiutarsi se lo è visto bruciare quel fienile. Quel qualcuno che avrebbe dovuto fare, denunciare alla polizia? Cosa cambiava? Sarebbe cambiato che avrebbe avuto altre cose a cui pensare, oltre a doversi riparare il fienile. Semmai, c'è chi non ha più scrupoli e si culla del fatto che tanto nessuno verrà mai a contestargli un atteggiamento criminale, se questo l'ha voluto la mafia: ad esempio comprarsi una casa abusiva. Ma credo anzi che la gente ancora spera che un giorno ci sarà giustizia. Perchè anche se i Catanesi parlano male della "questura" ed hanno ribrezzo delle uniformi nere con la banda bianca, credono nella buona fede dei giovani, che quando hanno deciso di diventare poliziotti volevano cambiare il mondo come lo vogliono loro, ed invece si sono scontrati con un ambiente malato dove essi sono solo delle pedine. E quando un poliziotto pesta uno scippatore, o allo stadio Cibali ha colpito un bambino con il manganello, si dice sempre che se non era delinquente prima, delinquente lo ha fatto diventare "a questura".
Non c'è nulla da fare: la gente non si fida delle forze dell'ordine ed ha ragione, e continuerà a non fidarsi finchè saprà che a dirigerle non c'è solo chi ha voglia di giustizia, ma anche chi vuole fare i propri interessi. Perchè e' indimenticabile l'emozione che traspirava dalle persone quando cinque o sei anni fa sentiva parlare al TG del processo Andreotti. Da anni ormai i siciliani avevano sentito di certe relazioni, rese finalmente pubbliche; e dopo che Tangentopoli aveva investito la vecchia politica romana e milanese, e nel vedere ovunque i militari dell'operazione Vespri Siciliani difendendere i magistrati che finalmente arrestavano qualcuno, e nel sentire del moltiplicarsi dei pentiti, ormai tutti sentivano che finalmente era arrivato il momento di pulire anche la Sicilia. Sapevano che con Andreotti sarebbe stata smascherata tutta l'organizzazione mafiosa siciliana. Ma questa speranza di giustizia è durata a stento fino al 2000. I Catanesi hanno sentito odore di sconfitta quando l'assoluzione di Andreotti non ha comunque spiegato che ci faceva l'ex Primo Ministro in compagnia dei boss di Cosa Nostra, di Buscetta e Totò Riina. La gente ha creduto nelle mosse dello Stato degli anni '93-'98, ma ha capito che quel qualcosa si è fatto solo per la buona volontà di pochi che hanno avuto fortunosamente un pò di spazio per lavorare. E così tutti ormai si sono convinti che, passata in fretta la bufera, le cose stanno tornando come prima. E i segni di questo nuovo assestamento si notano ogni giorno: dalle accuse alla magistratura ai latitanti rilasciati per un errore "di forma nei documenti" (tant'è che si dice che se Giovanni Brusca non è stato ancora rilasciato, è solo perchè "...è più utile se sta in carcere").
E' esattamente il copione degli anni passati: nella speranza di un cambiamento, la gente si fida di chi ascolta di più. E se questo è potente, riesce a nascondere facilmente tutti i suoi inganni, le sue truffe e i suoi giochi sporchi. Non è per niente un fenomeno nuovo che è la mafia a mettere su i politici, ma è un processo che si è intensificato nel tempo: il fascismo, dopo un primo periodo di repressione, ha poi scelto di proteggere i mafiosi, poichè alcuni erano diventati funzionari del PNF a Roma; nel '43, sotto la copertura dell'AMGOT, la mafia ha riconquistato le cariche pubbliche siciliane; in seguito, si è servita della DC che era diventata una specie di super copertura a suo uso e consumo. In tutto questo si è sempre giocato sull'ignoranza, come è accaduto ancora. Se la gente avesse saputo che molti dei deputati siciliani eletti nella nuova legislatura erano anni fa indagati per associazione mafiosa, non sarebbero bastati i brogli elettorali per eleggerli (come si sospetta sia accaduto in qualche Comune). Cosa simile per il Governo. Ciò che è cambiato negli ultimi anni, e che fa ora la differenza, è invece la potenza dei mezzi mediatici, che ha ulteriormente aggravato la mancanza di chiarezza e di democrazia. E così se la magistratura fa qualcosa, è la politica a risolvere il problema: in maniera pulita, elegante e, soprattutto, senza Morti, che sono solo Loro che per i giornali di grande massa fanno MAFIA.

 

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