segnali dalle città invisibili
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MegaChip, come nasce un fiume

Si avvicina il primo grande boicottaggio contro il conflitto d’interessi
di gaetano mangiameli

Bologna - Che l’adesione degli italiani al berlusconismo sia fideista e acritica è cosa nota. I fratelli d’Italia accolgono la legge sulle successioni chiudendo un occhio; poi ignorano le leggi sul falso in bilancio e sulle rogatorie internazionali chiudendo anche l’altro. Successivamente, quando arriva la legge Bossi-Fini sull’immigrazione, finalmente riaprono gli occhi, ma subito dopo si girano dall’altra parte perché ci sono i mondiali in Corea e Giappone.
Sembra quasi che, per una parte consistente della popolazione, sia opportuno parlare di innamoramento. Ebbene sì: gli italiani sono innamorati di Silvio Berlusconi. Solo in questa chiave si può comprendere il disinteresse dell’opinione pubblica rispetto alle periodiche acrobazie con le quali il cavaliere elude democrazia e buongusto. MegaChip, un progetto nato su iniziativa di Giulietto Chiesa, si è assunto l’ingrato compito di parlare agli italiani e di mettere fine a questo amore cieco: verso il cavaliere, ma anche verso Cucuzza, Zanicchi, Castagna e gli altri sacerdoti del Tempio della Lobotomia.
Nella costellazione di sigle, comitati e movimenti che si muovono nell’ambito dell’opposizione civile, si sta ritagliando il suo spazio questo nuovo soggetto che farà certamente parlare di sé, perché punta dritto verso l’obiettivo: la democrazia nella comunicazione. L’intenzione è quella di coordinare gli sforzi, di ridurre il numero delle iniziative e di dare loro intensità e visibilità. MegaChip vuole essere un centro di elaborazione intellettuale: chiunque, mettendosi in contatto via internet, può partecipare ai gruppi di lavoro.
L’iniziativa si sta diffondendo velocemente in tutta Italia. Il suo successo immediato è dovuto probabilmente al fascino della sfida più difficile: uscire dai ristretti circoli telematici movimentisti per parlare alle masse; spingere i “telecittadini” a pretendere un’informazione degna di questo nome e un sistema televisivo almeno paragonabile a quello delle altre democrazie. Per questa ragione MegaChip vuole essere presente in tutte le città d’Italia e non attende altro che sostegno, collaborazione, suggerimenti.
Si è svolto oggi il primo incontro con gli aderenti bolognesi al progetto in fieri. Erano presenti rappresentanti di: Attac Italia, Alcatraz, E-Left, Cunegonda, CORE (COnsumo REsponsabile), BO.BI. ( BOicotta il BIscione), Piazza Telematica- Progetto Utopia, Bologna Social Forum (e c’era anche Girodivite, peggio del prezzemolo). Sono allo studio iniziative di pressione sul sistema televisivo e logicamente sul sistema economico che finanzia il primo attraverso la pubblicità. Concetti come qualità dell’informazione, democrazia televisiva, etica dell’imprenditoria sono strettamenti interrelati. MegaChip vuole attivare un circolo virtuoso, con un azione squisitamente politica, nel senso più nobile del termine.
Giulietto Chiesa ha chiesto provocatoriamente: “lascereste il vostro figlioletto da solo con uno sconosciuto per ore e ore?”. Naturalmente la risposta è no. Nonostante questo, i bambini vengono lasciati sempre più spesso davanti alla TV, come se i coordinatori del palinsesto televisivo avessero un brillante curriculum in pedagogia.
Non c’è solo questo. Bisogna raccontare agli italiani tante amenità censurate dai telegiornali nazionali. Dall’avvento del nuovo governo Berlusconi, si è spostata una considerevole quota di investimenti pubblicitari da Sipra (la concessionaria di pubblicità per Mamma Rai) a Publitalia (l’omologa per Mediaset). Mentre i bilanci delle televisioni di tutto il mondo entrano in crisi, dato che dall’11 settembre sono calati i consumi e di conseguenza gli investimenti pubblicitari, le entrate di Mediaset crescono a danno di quelle dell’emittente pubblica (vale a dire l’emittente di tutti noi) grazie alla peculiare situazione italiana: il cavaliere è inserzionista pubblicitario in quanto imprenditore, offre spazi pubblicitari in quanto proprietario di tre emittenti nazionali, può spremere la Rai in quanto Presidente del Consiglio, senza che l’informazione televisiva se ne accorga. Il TG1 di Mimun si satolla nell’infotainment (orrenda parola anglosassone che sta per informazione-intrattenimento: il nulla elevato a sistema) mentre Bruno Vespa si surriscalda perché gli azzurri di Trapattoni non cantano l’inno nazionale. Ah, già, i mondiali.

(6.6.2002)

Per informazioni e adesioni:
www.megachip.info

 

Il Progetto
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