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L'erba voglio: dibattito
Maria sì maria no: il dibattito sull'erba
voglio...
cresce anche in Italia
il dibattito sulla cannabis terapeutica
di ugo giansiracusa
Da 4500 anni la storia dell'umanità
e quella della Cannabis sono venute ad intrecciarsi
tra loro. Nei secoli gli uomini hanno usato la
Cannabis, nelle sue due varietà (indica
e sativa), per un'infinità di scopi e di
pratiche. La Cannabis, detta anche Canapa, è
stata usata in cerimonie religiose in diverse
civiltà, è stata utilizzata per
produrre tessuti, tele, corde, vele. E stata utilizzata
a scopi medici, alimentari, per fare carta, per
produrre olio combustibile, come materiale da
costruzione. E ovviamente è stata utilizzata
per le sue qualità psicoattive, ed è
stata quindi fumata.
Di questi tempi il dibattito sulla Cannabis e
sui suoi derivati, primi fra tutti hashish e marijuana,
è quanto mai acceso. Nel senso che ognuno
dice la sua. E le posizioni in materia vanno dalla
demonizzazione alla beatificazione passando fra
tutte le tappe intermedie. Così fra chi
vuole criminalizzare l'uso, la detenzione, la
coltivazione e chi, invece vuole liberalizzare,
la lotta sembra non portare a nulla di nuovo.
Mentre di nuovo ci sarebbe
tanto. Decine e decine di ricerche scientifiche
che vedono la Cannabis, i suoi derivati e alcuni
dei suoi principi attivi (tra i più importanti
il tetraidrocannabinolo il cannabidiolo e il dexanabinol)
al centro dell'attenzione. Perchè questa
controversa pianta sembra avere effetti positivi
in un ampio raggio di applicazioni cliniche. Citando
alcuni esempi: abbassa la pressione intraoculare
ed è quindi sperimentata per la cura del
glaucoma, riduce il senso di nausea ed inappetenza
ed è quindi utile sia per chi è
sottoposto a chemioterapia sia per chi è
in cura per HIV, riduce la spasticità muscolare
e sembra avere effetti positivi per i malati affetti
da sclerosi multipla, è analizzata anche
per i suoi effetti positivi nel controllo dell'epilessia,
è studiata per i suoi effetti analgesici
e anti-infiammatori nella terapia contro il dolore,
per i suoi effetti antiossidanti e neuroprotettivi
nei casi di trauma cranico o ictus e tanti altri
ambiti di cui non riusciamo a tenere il conto.
Diversi paesi hanno già
recepito le esigenze della scienza e dei malati
ed hanno avviato programmi di ricerca (Spagna,
Inghilterra, Belgio sono solo alcuni). In altri
paesi come Olanda, Canada, Californi e Nevada
è già legale l'uso terapeutico dalla
Cannabis. In Canada, dal luglio dello scorso anno,
è legale anche la coltivazione per uso
medico personale. E l'Italia?
In Italia: "Chiunque,
senza autorizzazione, produce, fabbrica, estrae,
offre, pone in vendita, distribuisce, acquista,
cede o riceve a qualsiasi titolo, procura ad altri,
trasporta, importa, esporta, passa in transito
o illecitamente detiene, fuori delle ipotesi previste
dagli articoli 72 e 80, sostanze stupefacenti
o psicotrope, di cui alle tabelle I e III, previste
dall'art. 12, è punito con la reclusione
da quattro a quindici anni e con la multa da lire
tre milioni a lire cento milioni." (Legge
22 dicembre 1975, n. 685). La Cannabis è
fra queste sostanze, o almeno lo è quella
varietà e qualità di Cannabis che
contiene più dello 0,5 di THC (tetraidrocannabinolo),
e per il momento non c'è nessuna legge
che prevede il suo uso terapeutico. La legge,
in realtà sembrerebbe lasciare spazio a
qualche possibile "autorizzazione".
Ma in via di fatto è talmente complicato
riuscire ad avere queste autorizzazioni da rendere
pressochè impossibile ogni tentativo.
Il "consenso" verso un uso clinico della
Cannabis sembra però allargarsi sempre
di più, anche in Italia. E sarebbe auspicabile
che si allargasse ancora, fino a diventare talmente
pressante da costringere la nostra classe politica
a non potersene sottrarre e ad aprire gli occhi
su ciò che, in campo scientifico, sembra
qualcosa più che una semplice prospettiva.
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