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Anarchia Alpina

Considerazioni impertinenti sul raduno nazionale degli alpini a Catania
di Angelo Luca Pattavina

L'adunata nazionale degli alpini a Catania è finita.
"Peccato", continua a dire qualcuno. "Finalmente!", dicono altri.
Per giorni abbiamo sentito tessere le lodi di questo evento eccezionale ad ogni ora del giorno e della notte. E in tutte le salse.
Sugli effetti "benefici" della scelta di Catania come luogo per il raduno, in termini di visibilità, di pubblicità, di incremento economico e quant'altro ha rappresentato questa occasione sia per la città che per i cittadini, mi sembra sia già stato detto abbastanza.

Mi volevo soffermare su altre considerazioni che in questi giorni non hanno avuto spazio in nessun mezzo di comunicazione. Non abbiamo fatto altro che ascoltare interviste di persone entusiaste per l'arrivo di così tanta gente da tutte le parti d'Italia. Niente da obiettare. Questa però vuole essere la voce di quanti invece si sono soffermati a riflettere anche su altri aspetti di questa manifestazione e che per una logica "politically correct" non ha trovato espressione nei media ufficiali. Guai a turbare la perfezione con cui deve essere descritto un evento di tal fatta. Questa non è una riflessione disfattista, solo un po' un più sagace di quante non ne siano state fatte fino ad ora.

Mi è sembrato di assistere ad un vero e proprio delirio organizzato e non solo ad una pacifica invasione. Basti pensare ai fiumi di alcool che si sono consumati, ai gruppetti che giravano ubriachi per la città a qualsiasi ora del giorno e della notte (alle due di notte mi sono sentito suonare il silenzio militare con la tromba e alle sette del mattino si ricomincia con il canto delle alpi), e alla assoluta tranquillità con cui scorazzavano per le vie del centro improbabili mezzi di locomozione (che fine ha fatto il reato di guida in stato di ubriachezza?). Situazioni al limite della legalità. Ma la cosa che più mi ha fatto pensare è l'accondiscendenza con cui si è parlato di queste cose. Dimenticandosi quanto l'alcool faccia male, alla faccia del perbenismo riguardo altre forme di "ubriacamento". Per non parlare di un fatto increscioso che è passato sotto silenzio: un alpino in piazza duomo che si arrampica sull'elefante per mettergli il cappello. Qualche anno fa ci fu scandalo e un sacco di clamore per quegli americani ubriachi che fecero la stessa cosa e furono costretti a chiedere ufficialmente scusa per quanto successo. Non credo che il glorioso corpo degli alpini possa essere legittimato a poter far tutto. Le regole dovrebbero essere uguali per tutti.

Un'ultima nota riguarda quest'invasione di maschi che ha riempito la città. Per par condicio proporrei per l'anno prossimo un raduno nazionale di top-model, 150.000 donne a Catania. Se proponessi una raccolta di firme credo che avrebbe successo.

[L'immagine: un fotomontaggio, naturalmente...]

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