Giro89
Zoom
Movimento
Il mondo alla rovescia. Garage Olimpo, Italia
di Gaetano Mangiameli
Poche parole introduttive. Oggi
in Piazza Maggiore il Bologna Social Forum ha
dato pubblica lettura delle testimonianze sui
fatti di Napoli. Testimonianze pesanti, insostenibili
anche per gente dallo stomaco forte. I documenti
che potrete leggere qui di seguito sono una minima
parte (non la più sconvolgente) di ciò
che è stato letto e amplificato dal sound
system in piazza, senza nessuna omissione, proprio
in mezzo ai negozi più esclusivi, proprio
dove passeggiano famiglie inconsapevoli. Questi
testi non sarebbero certo stati letti da Bruno
Vespa in prima serata, ma neanche in seconda.
Le espressioni più ricorrenti sono "frocio",
"comunista di merda", "piscio",
"puttana", "troia". Si parla
di palpeggiamenti alle ragazze, di perquisizioni
anali a semplici videoamatori, di teste immerse
in lavandini colmi di urina, di umiliazioni di
ogni genere. Ogni tanto fa capolino qualche minaccia
come "Da qui non esci", o una delirante
accusa come "Ti diverti a mettere le bombe?
Ti piace?". E giù calci, pugni e manganellate
su gente che non era accusata di alcun reato.
Purtroppo non si tratta di opere del marchese
De Sade, ma di fatti avvenuti a Napoli. Rispetto
al luglio genovese, è minore solo la scala
degli eventi, non la qualità.
Intanto, oggi, a Bologna, i poliziotti si radunavano
in Piazza Minghetti, indossando per protesta delle
tute bianche. Sì, le tute bianche. La mobilitazione
dei poliziotti contro "gli ingiustificati
arresti" era accompagnata e sostenuta da
militanti di Forza Italia e Alleanza Nazionale,
che hanno perso un'altra occasione per tentare
di accreditarsi come forze istituzionali.
Per ora non abbiamo a disposizione, nella loro
interezza, i testi letti in piazza. Le testimonianze
che seguono sono tratte dal circuito telematico
di Contropiani-NoOcse. Sono state rese pubbliche
attraverso la mailing list del Bologna Social
Forum. Alcuni brani sono stati pubblicati da testate
giornalistiche nazionali, che inserivano anche
i nomi dei testimoni. Lette le proteste degli
interessati, abbiamo preferito omettere sia i
i loro nomi sia quelli di chi li aveva diffusi
in rete. L'informazione deve anche tutelare la
privacy di individui che hanno già passato
abbastanza guai, come deve tutelare le stesse
forze dell'ordine. Se qualcuno, con o senza regia
politica, abusa della propria divisa, paghi. È
nell'interesse di tutti, anche di Polizia, Carabinieri
e Guardia di Finanza.
Come dicevo, ciò che segue non è
il peggio. Immaginatevelo.
N. V., giornalista del circuito
Indymedia. Sta filmando il corteo con una telecamera
quando viene ferito e portato all'ospedale Pellegrini
insieme ad un amico. Dall'ospedale viene portato
alla caserma Raniero, qui gli strappano la telecamera
e lui chiede un verbale di sequestro. "Uno
dei poliziotti gli disse che non doveva fare il
furbo e che lo avrebbe portato nella stanza delle
torture. Fu accompagnato in bagno per la perquisizione
e un poliziotto vedendo la sua tessera di Indymedia
gli disse che quello era un covo di comunisti
e cominciò a picchiarlo, erano in tre a
perquisirlo e tutti e tre continuarono a colpirlo".
Gli trovarono una seconda videocassetta, lui protestò
e "partirono calci e pugni. Una quarta persona
lo afferrò per i capelli e gli infilò
con forza la testa in un lavabo pieno di urina,
ma lui riuscì a non sporcarsi troppo perché
la testa urtava contro il rubinetto".
L. A. Arrivò in caserma
verso le 12,30. "Un agente in borghese le
dava una manata sul viso che le cagionava dolore
protrattosi per oltre un mese. Ha sentito che
un ragazzo è stato picchiato con una sedia
sulla schiena e poi è stato picchiato da
tre agenti a calci, uguale trattamento ha ricevuto
una ragazza giunta con questi".
S. C. Ha una parapresi spastica
agli arti inferiori e l'occhio destro atrofico.
Durante una carica è stato ferito, portato
all'ospedale Loreto Mare, è stato prelevato
e trasferito alla caserma Raniero "dove è
stato accolto da un gruppo di poliziotti che gli
hanno sputato addosso". "In bagno è
stato fatto spogliare e sottoposto ad ispezione
anale, ha ricevuto ancora calci ma ormai non ci
faceva più caso". Quando i poliziotti
hanno scoperto la sua tessera di iscritto all'associazione
ciechi "hanno moderato un po' i toni".
F. C. Lavora da Mc Donald's e quel
giorno stava andando al lavoro. Mentre scattava
qualche foto della manifestazione è stato
fermato e "trascinato in questura, nel cortile,
dove è stato preso a calci e manganellate".
Rilasciato si avviò verso la Cumana per
tornare a casa, ma stava male e si fermò
in ospedale, "dove è stato medicato
e fermato da alcuni poliziotti in borghese. Veniva
condotto presso la caserma Raniero dove un poliziotto
lo ha subito pesantemente minacciato; lui si è
aggrappato ad un graduato chiedendo di non essere
perquisito da quel poliziotto. E' stato condotto
in bagno e fatto spogliare nudo, ha ricevuto pugni
e botte e ha visto che ad alcuni ragazzi strappavano
il piercing".
A. C., procuratore legale. Quel
giorno accompagnò una sua amica all'ospedale
Pellegrini. Da qui è stato prelevato e
portato in caserma, "dove è stato
accolto da un gruppo di poliziotti con sputi,
sgambetti, ingiurie e minacce. Fu costretto ad
inginocchiarsi con la faccia al muro con altre
15 persone. Gli agenti sputavano al loro indirizzo,
li picchiavano dietro la testa e li prendevano
a calci. Le ragazze venivano minacciate di violenza
sessuale. Un gruppo di 7-8 persone si accaniva
contro di lui proprio perché avevano saputo
che era un avvocato. Fu condotto in bagno con
un suo amico e costretto a denudarsi e a fare
flessioni. Quando pensava che l'atmosfera si fosse
rilassata veniva richiamato alla scrivania, fatto
inginocchiare e trascinato per una seconda perquisizione,
lo facevano nuovamente spogliare e lo spingevano
dall'uno all'altro, lo mettevano faccia a terra
con i pantaloni calati e sentiva che entravano
altre persone. Subiva colpi alla schiena, telefono
ed occhiali venivano distrutti". È
entrato in caserma all'una, lo hanno rilasciato
alle sette di sera.
F.D. F. in caserma viene fatta
inginocchiare con la faccia al muro: viene picchiata
da quattro poliziotti con "calci, pugni e
schiaffi. Ad ogni pugno la testa sbatteva contro
la parete".
N. G. In caserma "gli hanno
detto che era un frocio perché invece di
scopare stava alle manifestazioni. Lo hanno fatto
spogliare nudo e gli hanno ordinato di fare delle
flessioni, alla fine il poliziotto rimasto sull'uscio
gli ha fatto uno sgambetto prima di farlo uscire".
R. F. Anche lui viene prelevato
dal pronto soccorso dove aveva accompagnato la
sua ragazza. In caserma gli svuotano lo zaino
e poi gli ordinano di raccogliere gli oggetti
a terra. "Ogni volta che si abbassava riceveva
un calcio in faccia". Due agenti lo fanno
spogliare nudo, uno gli taglia la cinta dei pantaloni
col coltello, l'altro "gliela passava sotto
la gola tenendolo fermo" mentre il collega
"gli tirava due calci al fianco".
B. C. In caserma "le perquisizioni
avvenivano in un bagno molto sporco, con la tazza
piena di feci tutto intorno".
C. O. Fa parte di una associazione
antirazzista. "E' stata fatta spogliare facendole
fare flessioni mentre piangeva. Il bagno a terra
era sporco di sangue e fanghiglia".
M. G. Viene perquisita davanti
a "uomini e donne e le poliziotte dicevano
che se non faceva presto lei e l'amica sarebbero
state perquisite da poliziotti maschi. Poi sono
entrate persone importanti, tra cui una persona
con una benda. E il clima è cambiato".
Testimonianze della presenza di quest'uomo misterioso
con la benda che tranquillizza gli agenti si trovano
in più passaggi del documento giudiziario.
T. T. "Vide che alcune ragazze
venivano perquisite con la porta aperta e i poliziotti
guardavano".
R. D. C. "Le ragazze venivano
chiamate troia e puttana, un ragazzo è
stato spogliato e perquisito nudo davanti a tutti".
M. C. In caserma ha visto una ragazza
che "piangeva perché non era stata
mai neppure dal ginecologo e subì un'ispezione
alla vagina".
M. F. Un poliziotto aprì
la porta del bagno mentre veniva perquisita una
ragazza molto giovane e fu rimproverato dalla
poliziotta, ma lui rispose che quella non era
una donna: era una merda".
M. F.. Una ragazza gli raccontava
di essere stata costretta a "firmare un verbale
diverso da quello vero, altrimenti non sarebbe
più uscita. Lei ha firmato piangendo".
J. M.. E' figlio di un tenente
colonello della Finanza, era in piazza con una
telecamera. In caserma "ha visto una poliziotta
perquisire un ragazzo che interamente nudo eseguiva
delle flessioni. Lui non fu picchiato perché
tutti avevano letto dal documento che era figlio
di un tenente colonnello, motivo per il quale
fu rimproverato".
(Da www. contropiani2000.org)
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