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Giro89
Movimento
Punto per punto, l'atto di
accusa dei magistrati
di red, da news@peacelink.it,
il 27 aprile 2002
Quello che segue è
l'atto di accusa dei magistrati che ha portato
all'arresto di due funzionari di polizia (il vicequestore
Fabio Ciccimarra, e il capo dell'antidroga Carlo
Solimene) e di sei agenti della questura di Napoli.
E che ha scatenato un terremoto politico e istituzionale
dalle conseguenze imprevedibili. Non solo a Napoli,
dove ormai è guerra dichiarata tra la Questura
e la Procura, ma in tutta Italia. In 70 cartelle
i pm Marco Del Gaudio e Francesco Cascini, riassumono
fatti, vagliano testimonianze. Mettono in fila
il racconto di una giornata da incubo: il 17 marzo
2001. Quando la democrazia venne sospesa per alcune
interminabili ore, i più elementari diritti
delle persone violati, la dignità di uomini
e donne fermati - ingiustamente e al di fuori
di ogni legittima procedura, notano i giudici
- calpestata e avvilita. Teatro di una rappresentazione
tragica che evoca scenari di abusi di potere,
sopraffazioni, violenze e gratuiti sadismi, la
caserma Raniero della Polizia di Stato. Un luogo
dove, le leggi e la Costituzione insegnano, il
cittadino - anche il criminale più efferato
- deve sempre avere la garanzia di entrare senza
subire violenze alla propria persona e senza vedere
violata la propria dignità. Il cronista
si ferma qui. Da questo momento inizia il racconto.
Punto per punto. PERCHE' POLIZIOTTI E FUNZIONARI
ANDAVANO ARRESTATI Per la "oggettiva gravità
dei fatti", scrivono i magistrati e "considerata
la massiccia organizzazione predisposta per compiere
atti illeciti, nonché in relazione alla
negativa personalità degli indagati. Che
hanno dimostrato la tendenza ad abusare della
loro qualità di pubblici ufficiali ai danni
della collettività e spinti da desiderio
di violenza fine a se stessa, La misura è
stata richiesta nei confronti di quegli agenti
che certamente si sono distinti per essere tra
i più esagitati e partecipi attivamente
agli atti di violenza, tanto è vero che
il loro volto è rimasto impresso nel ricordo
di chi ha subito le maggiori vessazioni. Chi aveva
il compito di coordinare l'attività del
personale (i due funzionari, ndr), non solo non
ha impedito gli eventi delittuosi, ma li ha avallati
e nessuna forma di ravvedimento ha dimostrato
neppure dopo, negando l'evidenza dei fatti nelle
relazioni redatte in cui si fa riferimento ad
una situazione tranquilla, nella quel non ci sono
incidenti da segnalare. Non ci si trova in presenza
di atti violenti posti in essere o non governati
dai dirigenti nel corso di scontri di piazza,
non vi è nulla di tutto ciò: le
condotte violente sono poste in essere all'interno
di una caserma, al di fuori di qualsiasi provocazione
e ai danni di giovani inermi che erano già
feriti e si erano recati al pronto soccorso per
essere medicati. I contatti tra gli indagati,
tra loro e con gli altri agenti non ancora identificati,
vanno recisi per evitare la reiterazione di condotte
delittuose analoghe, magari per vendetta nei confronti
di chi li ha accusati. Non si tratta di una ipotesi
remota, dal momento che forme di violenza a sangue
freddo sono state già poste in essere dai
soggetti.". Accuse pesantissime, quelle dei
pm e recepite dal giudice per le indagini preliminari,
Isabella Iaselli, tanto gravi da non consentire
neppure la concessione della sospensione condizionale
della pena. E allora seguiamolo il racconto di
quel pomeriggio da cani in una caserma della polizia.
Che qui alcuni chiamano la Bolzaneto di Napoli,
altri "Garage Olimpo". Solo
un'avvertenza: è roba da stomaci forti.
NICOLO' VILLINGER, giornalista del circuito Indymedia:
Sta filmando il corteo con una telecamere quando
viene ferito e portato all'ospedale Pellegrini
insieme ad un amico. Viene portato alla caserma
Raniero, qui gli strappano la telecamera e lui
chiede un verbale di sequestro. "Uno dei
poliziotti gli disse che non doveva fare il furbo
e che lo avrebbe portato nella stanza delle torture.
Fu accompagnato in bagno per la perquisizione
e un poliziotto vedendo la sua tessera di Indymedia
gli disse che quello era un covo di comunisti
e cominciò a picchiarlo, erano in tre a
perquisirlo e tutti e tre continuarono a colpirlo".
Gli trovarono una seconda videocassette, lui protestò
e "partirono calci e pugni. Una quarta persona
lo afferrò per i capelli e gli infilò
con forza la testa in un lavabo pieno di urina,
ma lui riuscì a non sporcarsi troppo perché
la testa urtava contro il rubinetto". LUA
ALBANO. Arrivò in caserma verso le 12,30.
"Un agente in borghese le dava una manata
sul viso che le cagionava dolore protrattosi per
oltre un mese. Ha sentito che un ragazzo è
stato picchiato con una sedia sulla schiena e
poi è stato picchiato da tre agenti a calci,
uguale trattamento ha ricevuto una ragazza giunta
con lui". STEFANO CICARIELLO. Ha una parapresi
spastica agli arti inferiori e l'occhio destro
atrofico. Durante una carica è stato ferito,
portato all'ospedale Loreto Mare, è stato
prelevato e trasferito alla caserma Raniero "dove
è stato accolto da un gruppo di poliziotti
che gli hanno sputato addosso". "In
bagno è stato fatto spogliare e sottoposto
ad ispezione anale, ha ricevuto ancora calci ma
ormai non ci faceva più caso". Quando
i poliziotti hanno scoperto la sua tessera di
iscritto all'associazione ciechi "hanno moderato
un po' i toni". FRANCESCO CIRILLO. Lavora
da Mc Donalds e quel giorno stava andando al lavoro,
mentre scattava qualche foto della manifestazione
è stato fermato, "trascinato in questura,
nel cortile, dove è stato preso a calci
e manganellate". Rilasciato si avviò
verso la Cumana per tornare a casa, ma stava male
e si fermò in ospedale. "Dove è
stato medicato e fermato da alcuni poliziotti
in borghese. Veniva condotto presso la caserma
Raniero dove un poliziotto lo ha subito pesantemente
minacciato; lui si è aggrappato ad un graduato
chiedendo di non essere perquisito da quel poliziotto.
E' stato condotto in bagno e fatto spogliare nudo,
ha ricevuto pugni e botte e ha visto che ad alcuni
ragazzi strappavano il piercing". ANDREA
CIOFFI, procuratore legale. Quel giorno accompagnò
una sua amica all'ospedale Pellegrini. Da qui
viene prelevato e portato in caserma. "Dove
è stato accolto da un gruppo di poliziotti
con sputi, sgambetti, ingiurie e minacce. Fu costretto
ad inginocchiarsi con la faccia al muro con altre
15 persone. Gli agenti sputavano al loro indirizzo,
li picchiavano dietro la testa e li prendevano
a calci. Le ragazze venivano minacciate di violenza
sessuale. Un gruppo di 7-8 persone si accaniva
contro di lui proprio perché avevano saputo
che era un avvocato. Fu condotto in bagno con
un suo amico e costretto a denudarsi e a fare
flessioni. Quando pensava che l'atmosfera si fosse
rilassata veniva richiamato alla scrivania, fatto
inginocchiare e trascinato per una seconda perquisizione,
lo facevano nuovamente spogliare e lo spingevano
dall'uno all'altro, lo mettevano faccia a terra
con i pantaloni calati e sentiva che entravano
altre persone. Aveva colpi alla schiena, telefono
ed occhiali venivano distrutti". Cioffi,
è entrato in caserma all'una, lo hanno
rilasciato alle sette di sera. DE FRANCISCI FRANCESCA.
In Caserma viene fatta inginocchiare con la faccia
al muro: viene picchiata da quattro poliziotti
con "calci, pugni e schiaffi. Ad ogni pugno
la testa sbatteva contro la parete". NICOLETTI
GIUSEPPE. In caserma "gli hanno detto che
era un frocio perché invece di scopare
stava alle manifestazioni. Lo hanno fatto spogliare
nudo e gli hanno ordinato di fare delle flessioni,
alla fine il poliziotto rimasto sull'uscio gli
ha fatto uno sgambetto prima di farlo uscire".
REBECCA FILIPPO. Anche lui viene prelevato dal
pronto soccorso dove aveva accompagnato la sua
ragazza. In caserma gli svuotano lo zaino e poi
gli ordinano di raccogliere gli oggetti a terra.
"Ogni volta che si abbassava riceveva un
calcio in faccia". Due agenti lo fanno spogliare
nudo, uno gli taglia la cinta dei pantaloni col
coltello, l'altro "gliela passava sotto la
gola tenendolo fermo" mentre il collega "gli
tirava due calci al fianco". BRUNO CATALANOTTI.
In caserma "le perquisizioni avvenivano in
un bagno molto sporco, con la tazza piena di feci
tutto intorno". CERA OLGA. Fa parte di una
associazione antirazzista. "E' stata fatta
spogliare facendole fare flessioni mentre piangeva.
Il bagno a terra era sporco di sangue e fanghiglia".
MARIA GASPARRO. Viene perquisita davanti a "uomini
e donne e le poliziotte dicevano che se non faceva
presto lei e l'amica sarebbero state perquisite
da poliziotti maschi. Poi sono entrate persone
importanti, tra cui una persona con una benda
ed il clima è cambiato". Testimonianze
della presenza di quest'uomo misterioso con la
benda che mette pace e calma gli agenti si trovano
in più passaggi del documento giudiziario.
EMANUELE RODO. Viene prelevato dall'ospedale Pellegrini
perché investito da un motorino e portato
in caserma. "Gli chiesero le generalità
otto volte". TULLIO TORIELLO. "Vide
che alcune ragazze venivano perquisite con la
porta aperta e i poliziotti guardavano".
DE CHIARA ROSARIO. "Le ragazze venivano chiamate
troia e puttana, un ragazzo è stato spogliato
e perquisito nudo davanti a tutti". MONICA
CASTIGLIOLA. In caserma ha visto una ragazza che
"piangeva perché non era stata mai
neppure dal ginecologo e subì un'ispezione
alla vagina". MARIANNA FORTUNATO. Un poliziotto
aprì la porta del bagno mentre veniva perquisita
una ragazza molto giovane e fu rimproverato dalla
poliziotta, ma lui rispose che quella non era
una donna: era una merda". MARIO FRASCA.
Una ragazza gli raccontava di essere stata costretta
a "firmare un verbale diverso da quello vero,
altrimenti non sarebbe più uscita. Lei
ha firmato piangendo". JACOPO MARIANI. E'
figlio di un tenente colonello della Finanza,
era in piazza con una telecamera. In caserma "ha
visto una poliziotta perquisire un ragazzo che
interamente nudo eseguiva delle flessioni. Lui
non fu picchiato perché tutti avevano letto
dal documento che era figlio di un Tenente colonnello,
motivo per il quale fu rimproverato". Ultima
notazione: su 83 fermati - quelli che hanno testimoniato
davanti ai magistrati - solo 13 sono stati denunciati.
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