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Giro89
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Salvo Basso
Salvo Basso / Il poeta che guardava con le mani
di giuseppe marziano - Girodivite
all'indomani della morte di Salvo ha pubblicato
un breve editoriale. Salvo
faceva parte integrante della storia di Girodivite.
Ringraziamo Giuseppe Marziano per questo articolo.
È
difficile scrivere e trovare le parole in questo
momento in cui il necrologio sarebbe errato. È
difficile scrivere senza dover, per necessità
rievocare, ricordare, esprimere, sognare. È
difficile scrivere in questo momento che necessita
soltanto di conforto fisico, per la famiglia,
psichico per noi che lo abbiamo conosciuto.
È difficile in questo momento
trovare le parole che non ti trasportino, sui
tasti impazziti, verso quella verità che
è la morte, quella fisica, quella che egli
stesso sembrava non temere; che in poche righe
scritte durante i lunghi viaggi, scherniva con
menzu, menzu riferendosi alle sue
membra.
Difficile parlare daltro
se non delle volte che ci siamo visti e incontrati,
delle volte che abbiamo colloquiato in poche sillabe,
delle volte che si leggeva sui giornali. Ricordo
che quando mi dissero che avremmo presentato Quattro
sbrizzi di Salvo Basso a Carlentini, fui
subito contento; non lo conoscevo ancora di persona,
ma navevo sentito parlare per quella Fiera
del Libro che portò successo a Scordia.
In quelloccasione cercai subito il libro
lo lessi con molta attenzione, con laffanno
letterario di chi vuol sapere, mi affascinò
il modo di scrivere, non avevo ancora letto nulla
su di lui, quello era il momento per conoscerlo
più profondamente di quanto avessi potuto
fare parlandogli.
Quei versi significavano molto
e quello che mi colpì più dogni
altra cosa fu la parola, le parole, la lingua,
che faceva di quel libro la sintesi della grande
coscienza delluomo, della grande cultura
tramandata dagli avi. Salvo utilizzava il siciliano
parlato, quello doggi, non quello dei nostri
nonni, questo mi rincuorava, un motivo in più
per continuare sulla mia strada. Lessi tutto il
libro prima che cominciasse la serata, mi colpirono
particolarmente poche righe che Salvo aveva inserito
in quella raccolta: <<
ti talìu
cche manu>>, poche parole ma forti di significato,
quella frase che ancora oggi, con molta tristezza,
ricordo. Di una forza evocativa che poche parole
hanno, racchiusa in quella amarezza che oggi esplode
severa e cosciente in rabbia.
Questo non è un necrologio
per Salvo, come già detto in precedenza,
sarebbe errato, e non vuole essere soltanto un
rimpianto, è un modo di ricordarsi dellimmortalità
che questo poeta scordiense ci ha regalato con
i suoi versi. Quellimmortalità che
ricerchiamo nella carta stampata, quellimmortalità
che Salvo conserva anche per le vie di Lentini,
sotto quellalbero enorme di Ficus che ombreggia
il muro di cinta. Poche parole ricolme di quelle
semplicità che Salvo lascia trasparire,
ma cariche dei significati culturali che la nostra
terra ha saputo generare. Oggi preferiamo ricordare
Salvo, luomo, lamico, per gli altri
Salvo; il poeta, luomo di cultura,
quelli, sono rimasti oramai immortali.
Preferiamo non scrivere parole
di morte, quella fisica, preferiamo scrivere parole
di vita che aiutano nel ricordo la scomparsa immatura.
Parole che come esprime in una dedica debbono
essere sincere e in quanto tali semplici, corpose,
evocatrici, sognanti, e tanto più forti
quanto più forte e reale è la vita
stessa.
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