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Apre l'incontro il
preside della Facoltà Di Nuovo, affermando
subito il concetto forte di "mafia
come mentalità", e se la mafia
continua a prosperare è perché
purtroppo gran parte della società
condivide quei valori mafiosi. Poi è
la volta di Paolo Belli, musicista. Tutti
ci chiediamo cosa ci faccia lui con la carovana,
e in effetti sente il bisogno subito di
spiegare che si trova oggi con noi, perché
è stato invitato da Rita Borsellino,
per portare una testimonianza, perché
la mafia va sconfitta anche con la presenza
delle persone, non solo di siciliani, non
solo di chi è coinvolto, ma della
gente comune, come anche di persone, musicisti,
attori etc. etc.
Non ha un discorso preparato, o parole ad
effetto, parla della sua terra, della Romagna,
e di come loro vivono bene in ricchezza,
ma di come i loro nonni "hanno dovuto
lottare per la libertà"
Continua Anna Bucca ribadendo dell'importanza
dell'Antimafia.
Antimafia intesa come presenza attiva della
gente, Antimafia vuol dire essere contro
qualcosa, ma anche "per", per
costruire qualcosa di diverso di positivo,
rispetto alla cultura mafiosa.
Ma è quando
prende la parola Don Ciotti che il tono
e il livello dell'incontro sale.
"La Carovana è necessaria, ma
non bella, siamo costretti ad essere qui,
oggi non bisogna abbassare la guardia."
Parla a voce alta guardando dritto negli
occhi gli studenti, colpendo dritto al nocciolo
della questione. "Noi siamo qui per
affermare la legalità, ma la legalità
dovrebbe essere la precondizione, non un
obbiettivo da raggiungere
bisogna
tenere gli occhi aperti per la democrazia".
Pochi gli applausi perché si ha voglia
di sentire, di ascoltare e recepire il messaggio.
Appare visibilmente preoccupato, parla di
nuovi assetti mafiosi che non hanno bisogno
di patti scritti, racconta di come la mafia
ha deciso di non sparare più, e di
come però purtroppo è sempre
presente, cita infatti i procuratori di
mezza Italia che all'apertura dell'anno
giudiziario hanno posto il problema criminalità
non solo nel sud, terreno fertile e già
coltivato, ma in città del nord:
nella Romagna, a Como, in Liguria.
"Il nostro lavoro
non è follia" ripete don Ciotti
"dicono che noi siamo fissati, che
Don Ciotti
" fa un gesto con la
mano che indica svitato, "ma non ci
sono segnali rassicuranti e allora chi ha
a cuore la giustizia si deve impegnare".
Conclude l'intervento lanciando un appello
ai giovani universitari: "questo è
un mondo adultocentrico", dove i giovani
contano poco e invece dovrebbero contare
molto di più.
"Sono trenta le
parole più usate al mondo, una di
questa è giustizia", un dato
che equivale ad una speranza. L'intervento
finisce e allora sì che l'applauso
è forte, vibrante e non per copione,
ma per necessità, un ringraziamento.
Pur essendo inizialmente poco convinto Paolo
Belli decide di salutare i ragazzi impugnando
una chitarra e suonando due o tre canzoni
concludendo al meglio, in allegria, l'incontro.
La gente nel frattempo ha completamente
gremito l'aula 1 della facoltà di
scienze dell'educazione di Catania.
La carovana riparte subito, dopo qualche
ora si svolgerà un interessante incontro
sulla comunicazione e la democrazia.
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