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Giro88
Catania
social forum
Italia bocciata in giustizia
L'ispettore Onu critica Berlusconi.
Come premier e come imputato
Pronto il rapporto «C'è ragionevole
motivo per i giudici e i
procuratori di sentire che la loro indipendenza
è minacciata»
di daria lucca - il testo
di questo articolo è stato fatto girare
nella lista del Catania social forum
Il tono è quello di
circostanza, come richiede il ruolo: un
ispettore dell'Onu non può che essere sobrio,
persino nella forma. Il
contenuto ha l'aspetto asettico che assumono i
rapporti di fine missione,
con la numerazione crescente dei capoversi: i
quali sono casualmente 33
come gli anni di Cristo. Il risultato è
univoco, pur nelle sfumature, e
lasciamo quindi la parola a Dato' Param Cumaraswamy:
«I politici di primo
piano sotto accusa davanti al tribunale di Milano
dovrebbero rispettare i
principi del giusto processo e non dovrebbero
mostrarsi come dilazionatori
di quel processo. Sebbene essi, come ogni altro
cittadino, abbiano diritto
a tutte le garanzie a disposizione della difesa,
poiché sono in una
posizione di potere, ritardare il processo giudiziario
nel loro caso
potrebbe essere percepito con sospetto ed essere
dannoso per l'integrità
del sistema giudiziario». Più chiaro
di così... Inviato in Italia dalla
Commissione per i diritti umani delle Nazioni
Unite, il giudice malese ha
depositato la prima delle sue conclusioni il 26
di marzo (la si può trovare
integrale sul sito www.unhchr.ch), in tempo perché
fosse inserita nei
lavori della sessione numero 58, che si concluderà
a Ginevra verso la fine
di aprile. Data la scarsità di tempo a
disposizione, si tratta per ora
delle sue osservazioni e raccomandazioni preliminari.
Cumaraswamy spiega di
essere venuto nel nostro paese tra l'11 e il 14
marzo, dove ha incontrato,
tra Roma e Milano, il presidente e il procuratore
generale della Corte di
Cassazione, il ministro della giustizia, i presidenti
delle commissioni
giustizia dei due rami del parlamento, il vicepresidente
del Csm, l'Anm e
il vertice del Consiglio nazionale forense. A
Milano, l'ispettore ha visto
anche il procuratore generale Borrelli, il procuratore
della repubblica,
D'Ambrosio e la sostituta Boccassini.
In quattro giorni, ha capito tutto. Ad esempio,
ha capito che
l'intero sistema giustizia (e non solo i giudici),
dove un processo penale
dura 9 anni e uno civile 10, richiederebbe le
attenzioni dei governanti. Ha
capito che dalle «ingombranti procedure»
italiane traggono spesso profitto
gli accusati e i loro avvocati per ritardare i
processi, con il risultato
che i casi vengono «ostacolati dalle norme
sulla prescrizione». Non ha
lesinato qualche buffetto anche all'ordine giudiziario.
Ad esempio, non gli
è piaciuto il sistema mediterraneo secondo
cui, nominati a vita, i
magistrati godono di aspettativa autorizzata per
entrare in politica e,
successivamente, per uscirne tornando ai loro
precedenti posti: «Questa
pratica potrebbe compromettere l'indipendenza».
E ha trovato il modo per
dire che l'ipotesi di Castelli di separare le
funzioni inquirenti da quelle
giudicanti qualche pregio ce l'ha.
Ma, sia per quantità sia per tono, la critica
al comportamento del
governo e alla sua maggioranza domina la scena.
All'ispettore dell'Onu non
piacciono gli attacchi costanti e personali dell'esecutivo
(si cita il caso
dell'ex sottosegretario Taormina) nei confronti
degli esponenti della
magistratura. Meno che mai ha apprezzato l'uso
domestico della legislazione
sulle rogatorie: «Il modo in cui i punti
procedurali sono usati per
ritardare questi casi è materia di preoccupazione».
Al punto 14, si nota
una stilettata ai legali di Berlusconi: «Avvocati
che esercitano per queste
personalità sono anche membri del parlamento
e sono visti usare influenza
in parlamento per promuovere le ragione dei loro
clienti. Le conseguenze
sono un conflitto di interesse». Critiche
anche all'iniziativa di Scajola
di ridurre le scorte a giudici e procuratori (si
cita il caso di Ilda
Boccassini).
Ma il punto più esplicito resta l'appello
ai «politici di primo
piano». Al capoverso 31, nelle raccomandazioni,
Cumaraswamy rinforza: «Le
decisioni dei tribunali devono essere rispettate
da tutti. Anche se alcune
decisioni possono essere commentate e persino
criticate, i giudici che
prendono le decisioni non dovrebbero essere attaccati
e sottoposti ad
alcuna forma di calunnia da nessuno e da nessuna
istituzione. Se le
decisioni sono percepite come scorrette, allora
si devono invocare le
appropriate procedure di appello». In conclusione,
«l'inviato speciale è
persuaso che c'è ragionevole motivo per
i giudici e i procuratori di
sentire che la loro indipendenza è minacciata».
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