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La manifestazione di
sabato 6 aprile a Catania, in favore del
popolo palesatine per un ritiro immediato
delle truppe israeliane dai territori occupati
si è svolta in maniera tranquilla
e pacifica, anche se in maniera poco democratica
una bandiera americana è stata bruciata
alla fine della manifestazione in piazza
Duomo.
Con l'esigua presenza
della comunità palestinese di Catania
che inneggiava alla libertà del popolo
palestinese vi erano anche le associazioni
che aderiscono al Catania social forum,
i ragazzi del C.p.o. Experia e liberi cittadini.
Non so ben dire quante
persone ci fossero: 500, 700, questi più
o meno i numeri. Ma ciò che si deve
far notare al di là degli slogan
e dei numeri era l'atmosfera surreale in
cui si è svolta la manifestazione
che è stato lo specchio di ciò
che accade in proporzione nel mondo occidentale.
Abbiamo sfilato da Villa Bellini a Piazza
Università percorrendo la via Etnea
che di sabato pomeriggio è rigogliosa
di facce allegre intente a far compre. Il
corteo dei "compranti" che andava
in senso opposto al nostro, era ad occhio
superiore a quello per la libertà
della Palestina.
Ci guardavano per qualche secondo esterrefatti,
guardavano i palestinesi ed esclamavano,
non tutti certo, ma ho sentito più
di una volta dire, "talia comu na televisioni"
e proseguire per la loro strada, indifferenti.
Ora questo è
ciò che accade nel mondo, una piccola
minoranza, è cosciente, perfettamente
cosciente di cosa sta accadendo in Palestina,
e si sta movendo, mentre la stragrande maggioranza,
poco volenterosa di informarsi e di mettere
in moto quella cosa chiamata coscienza,
continua a far compre andando in senso contrario,
in direzione opposta.
Perché due salti per la Palestina?
Perché il corteo si è fermato
in piazza Università dove nel pomeriggio
si era tenuto un interessantissimo stage
di fitness. In piazza è stato montato
un enorme palco da dove affusolate danzatrici
si sono esibite in una megalezione di non
so che, aerobica forse e sotto il palco
carine cicciotelle a muoversi per perdere
qualche filo di volgarissimo gasso.
Così vanno le cose, purtroppo, a
Catania come altrove.
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