segnali dalle città invisibili
 

Giro88 Zoom
Il primo giorno di scuola non si scorda mai

di blanca

Roma 23 marzo 2002, ci ritroviamo tutti sotto il sole che si infrange sui
ruderi del Circo Massimo e le bandiere rosse... ed e' a Roma che conosco
due ragazzi della mia citta', due ragazzi che scrivono per Girodivite.
Mi faccio dunque riconoscere:sono blanca, la maestra "di frontiera".
Questo termine e' in realta' inutile, come lo e' quello ufficiale,
dato dal ministero, di "scuola a rischio". I ragazzi ascoltano i miei
racconti,che per deformazione professionale tiro sempre fuori e mi dicono
- scrivi!. Scrivo... e da dove comincio? Forse e' meglio dall'inizio seppur con
un breve riassunto.
Cinque anni fa facevo un lavoro molto duro, perche' come si sa nel nostro
Paese se uno studente si deve mantenere da solo, solo un lavoro duro puo'
trovare e io cominciavo a lavorare alle sei di sera per finire alle tre di
notte senza sosta: ho lavorato in pubs molto frequentati di Catania. Questo
lavoro l'ho fatto per tre anni e sono riuscita a dare a stento tre esami!
Poi la svolta... durante quei tre anni avevo anche superato il concorso
magistrale e finalmente la graduatoria scorse fino a me! Da servire
patatine e superalcolici mi ritrovai un mattino all'alba, le otto, in
una scuola del cosidetto quartiere Angeli Custodi,che fino a quel momento
per me era una strada da cui passare quando al porto c'e' casino, ma...
attenti!! Quello e un brutto posto, si diceva.

Il primo giorno di scuola non si scorda mai e devo dire che io ne ricordo
due.Quando sono arrivata non sapevo neanche quali classi mi sarebbero
state assegnate e quali discipline,ma intanto c'erano bambini che
correvano da tutte le parti e riuscii con non poche difficolta' a
raggruppare la prima e portarmela in classe.Quelle minuscole persone erano
da quel giorno la mia nuova clientela!!Mi guardavano da basso con
occhietti vivi e pieni di compiacenza per quello che di li a poco mi
avvrebbero fatto passare. Quel primo giorno fu un disastro, trascorso tra
liti e piccole congreghe che valutava fin dove potevo arrivare e quanto
avrei resistito. Mi sono detta, non ho passato tutto quello che ho passato
per farmi trattare cosi da voi! E' la guerra che volete? Bene e guerra sia,
e guerra e' da allora ogni giorno:guerra a questo modo di crescere figli,
abbandonati a se stessi, a questo modo gratuito di alzare le mani, al non
chiedere mai una volta com'e' andata oggi a scuola, al parlare davanti a
loro di qualunque cosa, alla convinzione che sono piccoli per capire,al
rapare a zero le teste perche' togliere i pidocchi e' una camurria, a
questi occhietti neri perche' si e' caduti sbattendo proprio lì, ai
genitori che evadono gli incontri e gli inviti,che non vengono neanche a
vedere la pagella, guerra a chi sporca con le loro perversioni il loro
candore! A questa guerra se n'e' poi aggiunta un'altra, altrettanto
difficile: quella contro la scuola,ovvero la scuola "a rischio".
Tre anni fa fu elaborato dal Ministero della Pubblica Istruzione un
progetto destinato alle scuole situate in zone ad alto rischio di
dispersione scolastica e criminalita'minorile. Pensavamo di aver fatto 13,
nel senso che finalmente veniva riconosciuta l'emergenza di intervenire in
maniera attiva ed efficace; non se ne sapeva molto fino alla fine,ma
nei corridoi si vociferava che sarebbero state stanziate ingenti cifre
per la realizzazione di progetti e laboratori. In realta' al momento della
firma una circolare ministeriale chiariva che: gli insegnanti che avessero
aderito al progetto erano obbligati a rimanere nella sede d'appartenenza
per n.3 anni, gli stessi avrebbero percepito un compenso annuale di 3
milioni di lire lordi e non era previsto alcun ulteriore finanziamento
relativo all'acquisto di sussidi e materiali didattici per le attivita' da
svolgere. Mi ricordo che da buon toro sentii salirmi vampate di fuoco e
nonostante quel foglio che tutti avevano firmato finisse sotto il mio
naso, aspettai che avessero finito coi loro discorsi e dissi:io non lo
firmo, e' tutta una presa per il culo e adesso vi saluto, me ne vado da mia
madre che e' un mese che non la vedo per fare sti progetti che a quanto
pare ormai non servono piu'!

Non voglio dire altro se non che quando siamo arrivate c'erano sette posti
su sette vacanti e se il Ministero pensa di risolvere la situazione con
tre milioni lordi l'anno si sbaglia dato che l'anno prossimo ce ne saranno
ancora sette vacanti perche' i 3 anni sono passati,adesso i posti sono 10
ma a rimanere siamo sempre in tre.Non puoi pensare di legare cosi gli
insegnanti perche un insegnante che resta solo per denaro sicuramente in
un ambiente come il nostro vive un inferno e lo fa vivere anche ai
bambini.

Si dovrebbe dar la precedenza a persone che magari sono in fondo alla
graduatorie ma che se la sentono di fare la scelta di lavorare in una
scuola a rischio,sono convinta che debba esserlo come e' una scelta quella
di andare a Roma o ovunque ti porti un ideale.
Dedico questo articolo ai miei bambini e dico oro che li amo e li saluto
con una frase di Francoise Trouffaut:"Un giorno anche voi avrete dei
figli,che vi ameranno se li amerete,altrimenti riverseranno il loro amore
in altre persone,altre cose,perche' nella vita non si puo' smettere di
amare e sentirsi amati,mai".blanca

 

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