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Giro87
Zerobook
Dall'aleph al libro
di Angelo Luca Pattavina
Titolo:
"L'Aleph"
("El Aleph")
Autore:Jorge Luis Borges
Edizione: Universale Economica Feltrinelli (1999)
Anno di prima pubblicazione: 1952 Buenos Aires
(Losada)
Note: Traduzione e Nota a cura di Francesco Tentori
Montalto
L'eleganza sapiente della parola.
Sublime pensiero raccontato con saggezza filosofica
e romantica.
L'universalità del Tempo, del Destino,
della Follia, della Memoria e dell'Oblio.
L'unicità e il suo doppio, racchiusi in
un unico punto, ineffabile: l'Aleph, la rivelazione,
immagine intima ed incomunicabile.
Un misterioso universo metafisico, denso e rarefatto,
sopeso tra realtà e finzione, tra la norma
e l'assurdo, tra l'ordine e il caos.
Diciassette storie, diciassette emozioni. Tutte
diverse e allo stesso tempo uniche.
Se Dio sapesse scrivere, sicuramente vorrebbe
assomigliare a Borges.
"Borges
vede nella lingua l'unico mezzo di cui dispone
l'uomo per rivelare e fissare la sua verità
umana; perciò essa è per lui una
costante preoccupazione... Egli vede nella parola
il mezzo per carpire e limitare la vaghezza dell'emozione
e dell'idea, cioè di darle realtà."
Helena Percas
"...Ogni
linguaggio è un alfabeto di simboli il
cui uso presuppone un passato che gli interlocutori
condividono; come trasmettere agli altri l'infinito
Aleph, che la mia timorosa memoria a stento abbraccia?...
Forse gli dèi non mi negherebbero la scoperta
d'una immagine equivalente, ma questa relazione
resterebbe contaminata di letteratura, di falsità..."
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