segnali dalle città invisibili
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Dall'aleph al libro

di Angelo Luca Pattavina


Titolo: "L'Aleph"
("El Aleph")
Autore:Jorge Luis Borges
Edizione: Universale Economica Feltrinelli (1999)
Anno di prima pubblicazione: 1952 Buenos Aires (Losada)
Note: Traduzione e Nota a cura di Francesco Tentori Montalto

L'eleganza sapiente della parola.
Sublime pensiero raccontato con saggezza filosofica e romantica.
L'universalità del Tempo, del Destino, della Follia, della Memoria e dell'Oblio.
L'unicità e il suo doppio, racchiusi in un unico punto, ineffabile: l'Aleph, la rivelazione, immagine intima ed incomunicabile.
Un misterioso universo metafisico, denso e rarefatto, sopeso tra realtà e finzione, tra la norma e l'assurdo, tra l'ordine e il caos.
Diciassette storie, diciassette emozioni. Tutte diverse e allo stesso tempo uniche.
Se Dio sapesse scrivere, sicuramente vorrebbe assomigliare a Borges.

"Borges vede nella lingua l'unico mezzo di cui dispone l'uomo per rivelare e fissare la sua verità umana; perciò essa è per lui una costante preoccupazione... Egli vede nella parola il mezzo per carpire e limitare la vaghezza dell'emozione e dell'idea, cioè di darle realtà."
Helena Percas

"...Ogni linguaggio è un alfabeto di simboli il cui uso presuppone un passato che gli interlocutori condividono; come trasmettere agli altri l'infinito Aleph, che la mia timorosa memoria a stento abbraccia?... Forse gli dèi non mi negherebbero la scoperta d'una immagine equivalente, ma questa relazione resterebbe contaminata di letteratura, di falsità..."

Il Progetto
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