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Giro86
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La città ideale
a cura di Angelo Luca Pattavina
"Una maniera facile per far
la conoscenza di una città è quella
di cercare come vi si lavora, come vi si ama,
come vi si muore".
Prendo spunto da questo folgorante pensiero di
Albert Camus, trovato in una delle sue opere più
famose, "La peste", per portarvi in
un breve viaggio all'interno della mia città
natale: Lentini.
Come si lavora a Lentini? Di cosa si vive? Un
tempo, neanche troppo lontano a dire il vero,
la risposta sarebbe stata scontata: di arance.
Lentini città delle arance. Oggi, purtroppo,
e non solo a Lentini, il settore agrumicolo è
in caduta libera, senza che nessun altra occupazione
abbia preso il posto lasciato vacante, se si esclude
il proliferare di aziende agrituristiche che in
questi anni si sono ritagliate il loro posto nel
panorama geo-economico di tutto il comprensorio
della piana di Catania.
Forse c'è una centrale termoelettrica nel
futuro di questa piccola città di provincia,
ma il carico di dubbi e preoccupazioni che un
investimento del genere comporta supera sin da
adesso i vantaggi che ne potrebbero derivare.
Personalmente credo che la vera chimera resta
sempre e comunque quella di riuscire a dare credito
e sviluppare un settore, come quello turistico,
che ha potenzialità storico-culturali-paesaggistiche
non indifferenti; basta pensare ai siti archeologici
non valorizzati a dovere, al museo chiuso e lentamente
depauperato dei suoi pezzi migliori, al centro
storico abbandonato a se stesso, e a tutta una
serie di indifferenze politiche e sociali che
nel tempo hanno diminuito piuttosto che aumentare
il valore e la visibilità della città,
degradandola a rango di un vero e proprio "paese"
.
E alla fine, quando non cela si fa più,
si emigra.
Come si ama a Lentini?
In questo la tradizione si intreccia con la modernità.
Così è possibile che nello stesso
luogo convivano gli amori sentimentali con gli
amori puramente sessuali. Da un lato le coppie
che "fuggono" perchè le famiglie
non condividono la gioia dei figli, dall'altro
le coppie che invece "si incontrano"
per condividere gioie senza figli. Due cuori e
una capanna per sempre contro una bella villa
per una notte soltanto. A buon intenditore poche
parole.
Certi assurdi costumi resistono. Finita l'epoca
dei matrimoni combinati per interessi, è
ancora d'uso preparare la "dote" per
il futuro matrimonio della figlia ("femmina");
perchè sposarsi è d'obbligo, non
si accettano deroghe.
C'è, infine, una visione ancora estremamente
maschilista dell'amore, per cui la parità
dei diritti tra uomo e donna suona più
come uno scandalo che come un dettato costituzionale
inviolabile.
Lentini purtroppo è anche questo. E sottolineo
"anche". E pure "purtroppo".
Come si muore a Lentini?
Credo che questo sia ciò che rende immutabile
una civiltà.
Nel suo piccolo, Lentini conserva stabile nel
tempo una tradizione pseudocristiana della morte,
con tutto il suo armamentario di dolori ostentati,
di ipocrite costernazioni ripetute all'infinito,
di carte da lutto comprese di foto, di sepolture
in simulacri ben vistosi, di abiti neri da portare
per il resto dei giorni da vivere, e tutto ciò
che possa rendere dignitosa una morte che avrebbe
solo bisogno di essere rispettata silenziosamente.
A Lentini si muore, ma neanche la morte sfugge
alla dura legge degli interessi economici di chi
"prospera" sul dolore degli altri. In
tutto il mondo ci sono persone che muoiono, e
in tutto il mondo ci sono persone che si occupano
"professionalmente" della morte. L'unica
differenza tra Lentini e il resto del mondo è
che nel resto del mondo sono i "professionisti"
ad essere contattati dai familiari dei defunti
e non viceversa. A Lentini (ma credo in tutte
le piccole realtà) accade il contrario.
Mistero della morte.
Questa è la mia città.
O quantomento questo è quello che caratterizza
Lentini come piccola città della Sicilia
orientale. Poi, si sa, tutto il mondo è
paese. Solo che Lentini lo è di più.
Ed io, per certi versi, penso di esserne fiero.
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