segnali dalle città invisibili
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La città ideale

a cura di Angelo Luca Pattavina

"Una maniera facile per far la conoscenza di una città è quella di cercare come vi si lavora, come vi si ama, come vi si muore".
Prendo spunto da questo folgorante pensiero di Albert Camus, trovato in una delle sue opere più famose, "La peste", per portarvi in un breve viaggio all'interno della mia città natale: Lentini.
Come si lavora a Lentini? Di cosa si vive? Un tempo, neanche troppo lontano a dire il vero, la risposta sarebbe stata scontata: di arance. Lentini città delle arance. Oggi, purtroppo, e non solo a Lentini, il settore agrumicolo è in caduta libera, senza che nessun altra occupazione abbia preso il posto lasciato vacante, se si esclude il proliferare di aziende agrituristiche che in questi anni si sono ritagliate il loro posto nel panorama geo-economico di tutto il comprensorio della piana di Catania.
Forse c'è una centrale termoelettrica nel futuro di questa piccola città di provincia, ma il carico di dubbi e preoccupazioni che un investimento del genere comporta supera sin da adesso i vantaggi che ne potrebbero derivare.
Personalmente credo che la vera chimera resta sempre e comunque quella di riuscire a dare credito e sviluppare un settore, come quello turistico, che ha potenzialità storico-culturali-paesaggistiche non indifferenti; basta pensare ai siti archeologici non valorizzati a dovere, al museo chiuso e lentamente depauperato dei suoi pezzi migliori, al centro storico abbandonato a se stesso, e a tutta una serie di indifferenze politiche e sociali che nel tempo hanno diminuito piuttosto che aumentare il valore e la visibilità della città, degradandola a rango di un vero e proprio "paese" .
E alla fine, quando non cela si fa più, si emigra.

Come si ama a Lentini?
In questo la tradizione si intreccia con la modernità. Così è possibile che nello stesso luogo convivano gli amori sentimentali con gli amori puramente sessuali. Da un lato le coppie che "fuggono" perchè le famiglie non condividono la gioia dei figli, dall'altro le coppie che invece "si incontrano" per condividere gioie senza figli. Due cuori e una capanna per sempre contro una bella villa per una notte soltanto. A buon intenditore poche parole.
Certi assurdi costumi resistono. Finita l'epoca dei matrimoni combinati per interessi, è ancora d'uso preparare la "dote" per il futuro matrimonio della figlia ("femmina"); perchè sposarsi è d'obbligo, non si accettano deroghe.
C'è, infine, una visione ancora estremamente maschilista dell'amore, per cui la parità dei diritti tra uomo e donna suona più come uno scandalo che come un dettato costituzionale inviolabile.
Lentini purtroppo è anche questo. E sottolineo "anche". E pure "purtroppo".

Come si muore a Lentini?
Credo che questo sia ciò che rende immutabile una civiltà.
Nel suo piccolo, Lentini conserva stabile nel tempo una tradizione pseudocristiana della morte, con tutto il suo armamentario di dolori ostentati, di ipocrite costernazioni ripetute all'infinito, di carte da lutto comprese di foto, di sepolture in simulacri ben vistosi, di abiti neri da portare per il resto dei giorni da vivere, e tutto ciò che possa rendere dignitosa una morte che avrebbe solo bisogno di essere rispettata silenziosamente.
A Lentini si muore, ma neanche la morte sfugge alla dura legge degli interessi economici di chi "prospera" sul dolore degli altri. In tutto il mondo ci sono persone che muoiono, e in tutto il mondo ci sono persone che si occupano "professionalmente" della morte. L'unica differenza tra Lentini e il resto del mondo è che nel resto del mondo sono i "professionisti" ad essere contattati dai familiari dei defunti e non viceversa. A Lentini (ma credo in tutte le piccole realtà) accade il contrario. Mistero della morte.

Questa è la mia città. O quantomento questo è quello che caratterizza Lentini come piccola città della Sicilia orientale. Poi, si sa, tutto il mondo è paese. Solo che Lentini lo è di più. Ed io, per certi versi, penso di esserne fiero.

Il Progetto
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