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Lettera aperta da Arcore
di STEFANO BENNI

Dal cavalier Silvio Berlusconi riceviamo questa lettera che volentieri pubblichiamo.

GENTILE direttore, leggo su molti giornali a me avversi, particolarmente il suo, che in caso di mia vittoria la democrazia verrebbe stravolta, e che io sarei intenzionato ad apportare cambiamenti illiberali nelle istituzioni del paese. Mi consenta di precisare come niente di questo sia vero, poiché l'Italia che ho in mente sarà l'Italia di tutti e non soltanto di uno solo, per quanto il migliore, il più ricco e il più competente in ogni settore. I cambiamenti che porterò in caso di mia eventuale quanto sicura vittoria sono poderosi ma moderati. Per prima cosa bisognerà riformare la giustizia che ora come ora è totalmente controllata dagli attivisti comunisti. Una volta sostituito Caselli con Dell'Utri, non per vendetta dell'ingiusta persecuzione da me subita, ma per un necessario principio di equità, dovrò esiliare dal paese la componente rossa dell'apparato giudiziario, vale a dire la Corte Costituzionale, i tribunali militari, le procure e circa mezzo milione di magistrati e avvocati. Come ho detto in un mio recente fotomontaggio al meeting delle casalinghe italiane, per me la famiglia è sacra e indivisibile, o almeno divisibile solo per due. Perciò i magistrati dovranno portare via con sé i parenti fino al terzo grado. Mi corre l'obbligo di dire che anche nelle scuole bisognerà riparare i danni portati da anni e anni di egemonia della cultura bolscevica. Le faccio ad esempio notare che, su tutte le carte geografiche delle aule italiane, la Russia è molto più grande dell'Italia. Basterebbe questa falsificazione ideologica per essere d'accordo con lo sdegno di Storace. Bisognerà cambiare i libri di testo, ma soprattutto gli insegnanti che, tradendo il loro mandato didattico, si sono prestati all'indottrinamento stalinista. Sarà un utile monito licenziarne un milione. Grazie alla bozza di riforma scolastica BiffiFormigoniBossi, con le sedici ore settimanali di religione e le scuole private di mistica padana, agli alunni italiani verrà restituita la possibilità di un'educazione liberale e moderna. Non a tutti gli scolari evidentemente, poiché non tollereremo che giovani agitprop intrisi di cultura leninista e pirandelliana, nonché frequentatori abituali di centri sociali, abbiano a inquinare il sereno svolgimento delle lezioni. Parimenti non verrà ammesso chi non supererà l'esame iniziale di Internet Impresa e Inglese, che consisterà nel vendere in meno di sei ore un computer a un turista americano. Mi corre nuovamente l'obbligo di dire che, per un impegno preso nei confronti dei miei alleati, neanche i bambini extracomunitari potranno frequentare le nostre scuole. Questo soprattutto per motivi umanitari: cosa farebbero in Italia da soli, visto che per rendere le città più sicure espelleremo i loro genitori? Certamente non li manderemo via tutti, ma solo il novantadue per cento potenzialmente pericoloso (sondaggio di Retequattro su un campione di centododici telefonate a Borghezio). A questo punto lei vede già delinearsi il volto nuovo del paese che ho in mente: con l'espulsione di giudici, insegnanti, bidelli, studenti sovversivi ed extracomunitari la popolazione italiana sarà ridotta dagli attuali cinquantacinque milioni a meno di quaranta, con notevoli vantaggi per il traffico, le file agli sportelli pubblici, e il reperimento di alloggi. Ovviamente, ne convenga, non potremo lasciare un settore delicato come l'informazione in mano agli attivisti rossi seminatori d'odio. La Rai verrà ricondotta al suo ruolo di servizio pubblico e sarà trasformata in un grande parcheggio. Verranno inoltre chiusi trentasei giornali, venendo incontro alle legittime esigenze di spazio degli edicolanti. Mi corre il piacevole obbligo di dire che saranno naturalmente esiliati gli autori di satira, i comici ad eccezione di quelli Mediaset, e gli intellettuali compromessi col passato regime, ma poiché sappiamo essere tolleranti, considereremo regime soltanto gli anni dopo il 1945. Questi interventi porteranno la popolazione italiana a trentaquattro milioni con ulteriori vantaggi per la viabilità e gli investimenti immobiliari. Ma la grande riforma moderata e moralizzatrice non si fermerà qui: nel paese non potranno restare i divorziati i conviventi e i separati, a eccezione di quelli con reddito sopra il miliardo. Parimenti ho promesso a Fini e Bossi che anche gli omosessuali verranno espatriati, con la sola eccezione di quelli che lavorano nella moda, perché sappiamo essere al tempo stesso magnanimi ed eleganti. La baronia dei medici rossi dovrà pagare la sua inefficienza e le cliniche private Mediaset sostituiranno gli ospedali pubblici. Ci saranno telecamere in tutte le corsie e nella trasmissione "La Grande Cistifellea" i telespettatori potranno scegliere in diretta chi operare e chi no, con grande risparmio della spesa pubblica. Dovranno lasciare l'Italia i rappresentanti delle professioni notoriamente orientate a sinistra e cioè gli idraulici, i sindacalisti, le mondine i panettieri e gli epistemologi. Questi necessari provvedimenti ridurranno la popolazione italiana a diciotto milioni. Mi corre l'obbligo di dire che da questi dovremo toglierne la metà, e cioè nove milioni di vecchi che gravano improduttivamente con le loro pensioni sul reddito dei lavoratori. Parimenti espelleremo quei simpatizzanti di destra pronti a trasformismi montanelliani o a inchieste approfondite come Borsellino, o a dire la loro come Ferrara. Non vogliamo serpi in seno, e dopo questa necessaria bonifica la popolazione sarà di soli otto milioni, quasi tutti lombardi. Di questi otto solo la metà passerà la visita medica, perché non possiamo permetterci dei cittadini sempre a casa con acciacchi e malattie, una nazione è come una buona azienda. Lei comprenderà inoltre come dopo cinquant'anni di dominio fanfanianbolscevico sia nato qualche legittimo risentimento, ragion per cui dovrò rispettare le liste di proscrizione consegnatemi dai miei alleati. Nel mio generale ispirarmi a un interesse collettivo, mi conceda un piccolo momento di sfizio personale: espellerò tutti gli uomini con chiome troppo abbondanti, gli interisti superstiti e quelli che non hanno rinnovato l'abbonamento alla Pidue. Resta mezzo milione di italiani. Tolte le spie russe, i sangue misto e quelli che si chiamano Palmiro, restiamo in centomila. Via anche tutti quelli che hanno il cognome composto da due nomi (caro Ezio Mauro non lo prenda come un fatto personale, è un'esigenza di chiarezza anagrafica). Via tutti quelli che dicono che non so raccontare le barzellette, quelli che sanno troppo del mio passato, e i fratelli Cervi. Restiamo in sedici. Mi spieghi a questo punto, direttore, lei e i suoi apocalittici colleghi, come faremo in sedici a attentare alla democrazia? Mi sembra che questo ragionamento sia di una logica stringente e garantisca la mia democraticità, smentendo tutti quelli che mi ritengono un megalomane pazzo come Caligola o Carla Calla o Elio Gabalo. Anzi, via dall'Italia anche questi tre individui dai nomi strani. E via anche l'infido Bossi e il servile Fini e il noioso Casini e Fede e Previti e gli altri cortigiani, mi son stufato di tenerli a libro paga. In quanto alla mia famiglia, l'ho già nascosta su un'isola segreta per paura dei comunisti, l'Italia sta per essere disinfestata, ma ne è piena. Per ultimo caccerò il mio visagista e finalmente resteremo soli, io e l'Italia, un paese tutto per me. Io Silvio, un uomo solo al comando! E quel giorno finalmente potrò fare tutto quello che voglio, preparerò un colpo di stato, mi deporrò e mi incoronerò imperatore. E che gli altri si provino a fermarmi! Questa è la miglior risposta ai bolscevichi, alle toghe rosse, ai satiri, alle mondine, agli exdipendenti e a tutti quelli che mi danno del fascista e dicono che sarei da ricoverare. Con i migliori auguri per gli ultimi numeri del suo giornale.

Firmato: Elio Gabalo Tamerlano Nazareno Silvio Berlusconi


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