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articolo d'archivio di Girodivite mensile delle città invisibili

Pena di morte: che almeno non sia una lotteria - The Economist, 15 giugno 2000 - In America per la prima volta da oltre vent’anni la pena di morte e’ oggetto di discussione pubblica e dibattito che coinvolge gli stessi candidati alla presidenza federale. Dopo ‘Time’ e ‘Newsweek’ tocca quindi all’Economist prendere posizione sul tema e fare il punto sulle motivazioni che spingono gli americani a schierarsi per i due terzi a favore della pena capitale. In America ci sono 17.000 omicidi all’anno: la societa’ considera la pena di morte la difesa piu’ efficace contro il dilagare della criminalita’. E’ una posizione ragionevole? Di fronte a questo interrogativo l’approccio dell’Economist e’ radicale e pragmatico al tempo stesso: da una parte infatti il settimanale londinese dichiara esplicitamente la sua avversione di fondo alla pratica dell’omicidio di stato e il suo disagio nel vedere gli Usa procedere su questo versante in compagnia assolutamente poco raccomandabile: piu’ che negli Stati Uniti infatti lo stato ammazza solo in Cina, in Iran, in Arabia Saudita ed in Congo. Dall’altra pero’ l’Economist segue il suo stile consueto e analizza con lucidita’ e freddezza le opzioni che potrebbero rendere la pena di morte se non altro meno casuale, meno simile ad una tragica lotteria, piu’ rispondente a criteri di giustizia e meno esposta alla fatale possibilita’ dell’errore giudiziario. Dunque: dal 1976 (anno della reintroduzione della pena capitale) negli Usa sono state condannate a morte 640 persone; nello stesso tempo 87 persone gia’ condannate e ospitate per anni nei bracci della morte sono state invece riconosciute innocenti in extremis e di conseguenza rimesse in liberta’. Secondo l’Economist si tratta di una percentuale scandalosamente alta che obbliga a chiedersi quanti siano stati nello stesso periodo gli innocenti mandati a morte. Di fronte a questa debacle della giustizia oltre che della civilta’ sarebbero due i rimedi possibili: la prova del Dna per tutti (oggi la garantiscono solo lo stato i New York l’Illinois), e la garanzia di essere difesi da avvocati indiscutibilmente all’altezza (con un fondo statale per la difesa dei ‘candidati’ alla pena di morte). Il che non rappresentera’ la soluzione al problema, ma certo offrira’ una sorta di ‘limitazione del danno’. La pena di morte secondo The Economist*di Raffaele Oriani ******July, 2000
 
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