PER LA CREAZIONE DI UNA RETE SICILIANA PER L'AUTOGESTIONE REALTA
IN MOVIMENTO Dopo un lungo periodo di stasi, il movimento autogestionario
in Sicilia sta attraversando da qualche mese una fase di rinascita.
Ne sono testimonianza le due occupazioni di Olimpia 47 a Messina,
le due occupazioni del Guernica a Catania e l'attività dei box
autogestiti e l'inaugurazione di un centro di documentazione anarchico
nella facoltà di lettere di Palermo. Inoltre - per quanto riguarda
ad esempio la realtà di Messina - si sono sviluppate una serie
di esperienze che operano in settori specifici: l'Isola che c'è
(un coordinamento di artigiani di base), Kollettivamente (un collettivo
femminista), il Telefono viola (che opera anche a Catania contro
gli abusi psichiatrici). Ma questi fermenti non sono circoscritti
soltanto alle maggiori città, anche nei centri più piccoli e all'interno
dell'isola vanno sorgendo collettivi, comitati cittadini, riviste:
da Enna a Zafferana Etnea, da Caltagirone a San Biagio Platani
(AG). Ma questo è quasi sicuramente un elenco incompleto delle
realtà esistenti, che tuttavia fornisce un quadro tutt'altro che
povero. La consapevolezza che una simile ricchezza non vada sprecata,
e che essa possa essere realmente espressa e potenziata attraverso
la rottura dell' isolamento e la reciproca contaminazione ci ha
portato come C.S.O.A. "Olimpia 47" a for-mulare la proposta di
un coordinamento stabile, o meglio di una rete per l'autogestione.
Su questa proposta si sono già tenuti due momenti di discussione:
il primo a conclusione del corteo di Messina del 30 ottobre, all'interno
del nuovo C.S.O.A. "Olimpia 47", il secondo, più dettagliato,
domenica 14 novembre al centro sociale Auro di Catania. Seppur
a distanza di circa due mesi dall' ultimo incontro, riteniamo
più che mai valide le motivazioni emerse in quella sede a sostegno
di questa ipotesi e le proponiamo come prima base comune di azione
e di riflessione.
REPRESSIONE E SOLIDARIETA' Con una certa evidenza è emerso che
il motivo più urgente per un riavvicinamento ed un collegamento
delle realtà autogestionarie è sicuramente legato al crescendo
di una logica repressiva che sempre più sul nostro territorio
risulta essere l'unica risposta istituzionale ai bisogni sociali.
Dallo sgombero di Olimpia 47, a quello del Guernica, a quello
ventilato e fortunatamente rientrato dell'Experia, magistratura
e forze dell'ordine hanno dimostrato una rinnovata solerzia ed
attenzione nei confronti dei centri sociali. E' poi quasi superfluo
ricordare che l'ondata repressiva non è limitata alle nostre più
o meno anguste mura, ma si estende dagli sgomberi di case, anche
nei centri storici - quartiere dell'Antico Corso a Catania e quartiere
del Tirone a Messina - alle cariche contro le manifestazioni in
difesa del posto di lavoro, fino alle violenze individuali perpetrate
ogni giorno nelle nostre strade. Se questa re-iterata violenza
ha prodotto una minima risposta da parte nostra e una rinnovata
disponibi-lità agli spostamenti in solidarietà alle realtà minacciate,
vogliamo comunque sottolineare: · che le forme di solidarietà
sono tuttora insufficienti sia dal punto di vista numerico che
qualitativo · che esse vanno estese a tutti quei settori di classe
- occupanti di case, operai e disoccupati immigrati... - che non
sono immediatamente legati ai nostri interessi difensivi verso
gli spazi che occupiamo, ma con cui è necessario intensificare
le relazioni e gli scambi se vogliamo che la nostra presenza sul
territorio abbia un senso che vada oltre l'erogazione di servizi
a basso costo.
OLTRE LA REPRESSIONE Il dibattito ha chiarito con ogni evidenza
che un legame fondato soltanto sulle emergenze repressive sarebbe
progettualmente povero e fragile. La nostra azione comune sarebbe
inoltre - come in parte è stata - determinata dai tempi e dai
modi del potere e dei suoi servi. Occorre invece, pur mantenendo
i momenti di mobilitazione in risposta agli attacchi del sistema,
superare la logica dell'emergenza per poter agire con tempi, spazi,
modi e priorità che saremo noi liberamente a scegliere ogni volta.
Questo ci potrebbe permettere: q di creare e sviluppare percorsi
- anche molteplici e differenziati per quanti sono i possibili
settori di intervento - che abbiano vita propria e siano indipendenti
anche dalla so-pravvivenza fisica degli spazi. q di passare da
una logica di difesa ad una di attacco in modo da essere noi,
giorno dopo giorno , con le mille forme che la nostra fantasia
ci consentirà, a mettere a dura prova le strutture e i luoghi
del potere, a rivelarne le contraddizioni, a creare nuovi fronti
di lotta.
AL CENTRO DEL MEDITERRANEO Da sempre la nostra isola, in virtù
della sua posizione geografica che ne fa il centro del Mediterraneo,
e', da un lato soggetta alle dominazioni delle potenze che hanno
interessi sull' area, dall'altro, luogo di incontro e di scambio
tra culture, razze, religioni diverse. Con questa duplice valenza,
ancora oggi, dobbiamo necessariamente confrontarci. Da un lato
la Sicilia è stata trasformata in una enorme portaerei americana
per il controllo del fianco-sud della NATO. Prima con la base
di Comiso, poi con quelle di Sigonella e Trapani. Dall'altro gli
squilibri creati dall'imperialismo occidentale ne fanno la porta
dell'Europa per migliaia di migranti in cerca di una vita più
dignitosa. Lo stato italiano, avamposto dell'Europa di Schengen,
risponde alla disperazione di questi uomini e queste donne bloccando
(talvolta affondando) i gommoni, regolando i flussi migratori
con leggi come la Turco-Napolitano e istituendo veri e propri
lager che sono i C.P.T. (centri di permanenza temporanea). Si
apre dunque per noi un ampio fronte di lotta: - antimperialista,
contro le installazioni NATO sulla nostra terra. - antirazzista,
per la chiusura dei lager di stato, la difesa dei diritti degli
immigrati, l' apertura delle frontiere e la creazione di momenti
e spazi multiculturali che sviluppino la naturale vocazione di
crocevia delle genti che la nostra isola ha sempre avuto. Occorrerà
inoltre approfondire la specificità del territorio siciliano dal
punto di vista econo-mico, sociale e culturale, senza perdere
di vista, anzi rafforzando il collegamento con quelle lotte che
il movimento porta avanti a livello nazionale ed internazionale,
cui una rete regionale potrebbe fornire un riferimento più concreto.
Rispetto alla nostra particolare ubicazione potrebbe risultare
interessante l'idea di prendere contatti con le realtà antagoniste
presenti nel bacino del Mediterraneo (Spagna, Grecia, paesi nord-africani).
RETE REALE E RETE VIRTUALE Ciò che caratterizza le realtà che
hanno dato vita a questa ipotesi di coordinamento e le altre che
operano sul territorio siciliano e con cui vorremmo confrontarci
è la più assoluta eterogeneità rispetto alle appartenenze e ai
percorsi politici, ai metodi di lotta, ai settori specifici di
intervento (intervento nei quartieri, antipsichiatria, alfabetizzazione
telematica). Questo vale anche rispetto alla connotazione stessa
delle strutture, poiché oltre ai centri so-ciali autogestiti (fra
l'altro anch'essi sono in parte occupati, in parte in affidamento),
si vogliono collegare comitati cittadini, collettivi, redazioni
di riviste, centri di documentazione... e quant' altro abbia come
minimo comune denominatore l'autorganizzazione, il rifiuto della
delega, l'autogestione, l'autoproduzione. Un simile panorama esclude,
già a priori, qualsiasi forma di organizzazione rigida, monolitica,
coercitiva ed impone invece criteri di massima autonomia decisionale
da parte delle singole realtà, la cui precedente azione specifica
non dovrà essere assolutamente condizionata dalla adesione. La
partecipazione di ognuno dovrà essere dettata soltanto dalla consapevolezza
dell'utilità di una reciproca collaborazione e solidarietà. La
necessità e l'auspicabiltà di una struttura orizzontale e non
gerarchica ci ha fatto pensare più che all'ipotesi classica di
coordinamento, a quella di una rete per l'autogestione dove non
esista un centro decisionale o una linea da seguire, ma dove ognuno
abbia un'importanza centrale rispetto a tutti gli altri. Una simile
struttura/non-struttura potrebbe permettere di vivere la nostra
eterogeneità come ricchezza e non come fonte di conflitto e fare
della contaminazione una prassi che potrebbe anche rimettere in
discussione le nostre certezze. L'idea di "mettersi in rete" potrebbe
senz'altro ricevere un supporto concreto dallo sviluppo di una
rete telematica su tutto il territorio siciliano, e a questo proposito
l'esperienza del Freaknet Lab, all'interno del c.s.a. Auro, con
il recupero di computer in disuso, l'uso di sistemi alternativi
come Linux, l'alfabetizzazione telematica e la possibilità data
agli immigrati di mettersi in contatto, a costo zero, con i propri
paesi, può servire da esempio-guida. Riteniamo inoltre di fondamentale
importanza la creazione di una rete specialmente per tutte quelle
realtà isolate, con alcune delle quali abbiamo già preso i contatti,
che potrebbero così collegarsi con tutte le altre e venire a conoscenza
di progetti ed eventi che attualmente sono loro preclusi.
ALCUNE PROPOSTE In conclusione dell'assemblea di Catania sono
emerse alcune proposte di lavoro co-mune: - un foglio di collegamento,
su cui ogni realtà può avere un proprio spazio e fare conoscere
le proprie riflessioni e proposte; - un campeggio estivo anti-NATO,
che serva sia come momento di confronto che come punto di partenza
per una ripresa di un'attività antimperialista in Sicilia e sia
esteso almeno alle altre realtà meridionali che si sono attivate
in questo settore.
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Sicilia, centri sociali
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