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articolo d'archivio di Girodivite mensile delle città invisibili

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Girodivite - n° 61 / febbraio 2000

Il coordinamento dei siciliani

comunicato dal Coordinamento dei centri sociali siciliani

PER LA CREAZIONE DI UNA RETE SICILIANA PER L'AUTOGESTIONE REALTA IN MOVIMENTO Dopo un lungo periodo di stasi, il movimento autogestionario in Sicilia sta attraversando da qualche mese una fase di rinascita. Ne sono testimonianza le due occupazioni di Olimpia 47 a Messina, le due occupazioni del Guernica a Catania e l'attività dei box autogestiti e l'inaugurazione di un centro di documentazione anarchico nella facoltà di lettere di Palermo. Inoltre - per quanto riguarda ad esempio la realtà di Messina - si sono sviluppate una serie di esperienze che operano in settori specifici: l'Isola che c'è (un coordinamento di artigiani di base), Kollettivamente (un collettivo femminista), il Telefono viola (che opera anche a Catania contro gli abusi psichiatrici). Ma questi fermenti non sono circoscritti soltanto alle maggiori città, anche nei centri più piccoli e all'interno dell'isola vanno sorgendo collettivi, comitati cittadini, riviste: da Enna a Zafferana Etnea, da Caltagirone a San Biagio Platani (AG). Ma questo è quasi sicuramente un elenco incompleto delle realtà esistenti, che tuttavia fornisce un quadro tutt'altro che povero. La consapevolezza che una simile ricchezza non vada sprecata, e che essa possa essere realmente espressa e potenziata attraverso la rottura dell' isolamento e la reciproca contaminazione ci ha portato come C.S.O.A. "Olimpia 47" a for-mulare la proposta di un coordinamento stabile, o meglio di una rete per l'autogestione. Su questa proposta si sono già tenuti due momenti di discussione: il primo a conclusione del corteo di Messina del 30 ottobre, all'interno del nuovo C.S.O.A. "Olimpia 47", il secondo, più dettagliato, domenica 14 novembre al centro sociale Auro di Catania. Seppur a distanza di circa due mesi dall' ultimo incontro, riteniamo più che mai valide le motivazioni emerse in quella sede a sostegno di questa ipotesi e le proponiamo come prima base comune di azione e di riflessione.

REPRESSIONE E SOLIDARIETA' Con una certa evidenza è emerso che il motivo più urgente per un riavvicinamento ed un collegamento delle realtà autogestionarie è sicuramente legato al crescendo di una logica repressiva che sempre più sul nostro territorio risulta essere l'unica risposta istituzionale ai bisogni sociali. Dallo sgombero di Olimpia 47, a quello del Guernica, a quello ventilato e fortunatamente rientrato dell'Experia, magistratura e forze dell'ordine hanno dimostrato una rinnovata solerzia ed attenzione nei confronti dei centri sociali. E' poi quasi superfluo ricordare che l'ondata repressiva non è limitata alle nostre più o meno anguste mura, ma si estende dagli sgomberi di case, anche nei centri storici - quartiere dell'Antico Corso a Catania e quartiere del Tirone a Messina - alle cariche contro le manifestazioni in difesa del posto di lavoro, fino alle violenze individuali perpetrate ogni giorno nelle nostre strade. Se questa re-iterata violenza ha prodotto una minima risposta da parte nostra e una rinnovata disponibi-lità agli spostamenti in solidarietà alle realtà minacciate, vogliamo comunque sottolineare: · che le forme di solidarietà sono tuttora insufficienti sia dal punto di vista numerico che qualitativo · che esse vanno estese a tutti quei settori di classe - occupanti di case, operai e disoccupati immigrati... - che non sono immediatamente legati ai nostri interessi difensivi verso gli spazi che occupiamo, ma con cui è necessario intensificare le relazioni e gli scambi se vogliamo che la nostra presenza sul territorio abbia un senso che vada oltre l'erogazione di servizi a basso costo.

OLTRE LA REPRESSIONE Il dibattito ha chiarito con ogni evidenza che un legame fondato soltanto sulle emergenze repressive sarebbe progettualmente povero e fragile. La nostra azione comune sarebbe inoltre - come in parte è stata - determinata dai tempi e dai modi del potere e dei suoi servi. Occorre invece, pur mantenendo i momenti di mobilitazione in risposta agli attacchi del sistema, superare la logica dell'emergenza per poter agire con tempi, spazi, modi e priorità che saremo noi liberamente a scegliere ogni volta. Questo ci potrebbe permettere: q di creare e sviluppare percorsi - anche molteplici e differenziati per quanti sono i possibili settori di intervento - che abbiano vita propria e siano indipendenti anche dalla so-pravvivenza fisica degli spazi. q di passare da una logica di difesa ad una di attacco in modo da essere noi, giorno dopo giorno , con le mille forme che la nostra fantasia ci consentirà, a mettere a dura prova le strutture e i luoghi del potere, a rivelarne le contraddizioni, a creare nuovi fronti di lotta.

AL CENTRO DEL MEDITERRANEO Da sempre la nostra isola, in virtù della sua posizione geografica che ne fa il centro del Mediterraneo, e', da un lato soggetta alle dominazioni delle potenze che hanno interessi sull' area, dall'altro, luogo di incontro e di scambio tra culture, razze, religioni diverse. Con questa duplice valenza, ancora oggi, dobbiamo necessariamente confrontarci. Da un lato la Sicilia è stata trasformata in una enorme portaerei americana per il controllo del fianco-sud della NATO. Prima con la base di Comiso, poi con quelle di Sigonella e Trapani. Dall'altro gli squilibri creati dall'imperialismo occidentale ne fanno la porta dell'Europa per migliaia di migranti in cerca di una vita più dignitosa. Lo stato italiano, avamposto dell'Europa di Schengen, risponde alla disperazione di questi uomini e queste donne bloccando (talvolta affondando) i gommoni, regolando i flussi migratori con leggi come la Turco-Napolitano e istituendo veri e propri lager che sono i C.P.T. (centri di permanenza temporanea). Si apre dunque per noi un ampio fronte di lotta: - antimperialista, contro le installazioni NATO sulla nostra terra. - antirazzista, per la chiusura dei lager di stato, la difesa dei diritti degli immigrati, l' apertura delle frontiere e la creazione di momenti e spazi multiculturali che sviluppino la naturale vocazione di crocevia delle genti che la nostra isola ha sempre avuto. Occorrerà inoltre approfondire la specificità del territorio siciliano dal punto di vista econo-mico, sociale e culturale, senza perdere di vista, anzi rafforzando il collegamento con quelle lotte che il movimento porta avanti a livello nazionale ed internazionale, cui una rete regionale potrebbe fornire un riferimento più concreto. Rispetto alla nostra particolare ubicazione potrebbe risultare interessante l'idea di prendere contatti con le realtà antagoniste presenti nel bacino del Mediterraneo (Spagna, Grecia, paesi nord-africani).

RETE REALE E RETE VIRTUALE Ciò che caratterizza le realtà che hanno dato vita a questa ipotesi di coordinamento e le altre che operano sul territorio siciliano e con cui vorremmo confrontarci è la più assoluta eterogeneità rispetto alle appartenenze e ai percorsi politici, ai metodi di lotta, ai settori specifici di intervento (intervento nei quartieri, antipsichiatria, alfabetizzazione telematica). Questo vale anche rispetto alla connotazione stessa delle strutture, poiché oltre ai centri so-ciali autogestiti (fra l'altro anch'essi sono in parte occupati, in parte in affidamento), si vogliono collegare comitati cittadini, collettivi, redazioni di riviste, centri di documentazione... e quant' altro abbia come minimo comune denominatore l'autorganizzazione, il rifiuto della delega, l'autogestione, l'autoproduzione. Un simile panorama esclude, già a priori, qualsiasi forma di organizzazione rigida, monolitica, coercitiva ed impone invece criteri di massima autonomia decisionale da parte delle singole realtà, la cui precedente azione specifica non dovrà essere assolutamente condizionata dalla adesione. La partecipazione di ognuno dovrà essere dettata soltanto dalla consapevolezza dell'utilità di una reciproca collaborazione e solidarietà. La necessità e l'auspicabiltà di una struttura orizzontale e non gerarchica ci ha fatto pensare più che all'ipotesi classica di coordinamento, a quella di una rete per l'autogestione dove non esista un centro decisionale o una linea da seguire, ma dove ognuno abbia un'importanza centrale rispetto a tutti gli altri. Una simile struttura/non-struttura potrebbe permettere di vivere la nostra eterogeneità come ricchezza e non come fonte di conflitto e fare della contaminazione una prassi che potrebbe anche rimettere in discussione le nostre certezze. L'idea di "mettersi in rete" potrebbe senz'altro ricevere un supporto concreto dallo sviluppo di una rete telematica su tutto il territorio siciliano, e a questo proposito l'esperienza del Freaknet Lab, all'interno del c.s.a. Auro, con il recupero di computer in disuso, l'uso di sistemi alternativi come Linux, l'alfabetizzazione telematica e la possibilità data agli immigrati di mettersi in contatto, a costo zero, con i propri paesi, può servire da esempio-guida. Riteniamo inoltre di fondamentale importanza la creazione di una rete specialmente per tutte quelle realtà isolate, con alcune delle quali abbiamo già preso i contatti, che potrebbero così collegarsi con tutte le altre e venire a conoscenza di progetti ed eventi che attualmente sono loro preclusi.

ALCUNE PROPOSTE In conclusione dell'assemblea di Catania sono emerse alcune proposte di lavoro co-mune: - un foglio di collegamento, su cui ogni realtà può avere un proprio spazio e fare conoscere le proprie riflessioni e proposte; - un campeggio estivo anti-NATO, che serva sia come momento di confronto che come punto di partenza per una ripresa di un'attività antimperialista in Sicilia e sia esteso almeno alle altre realtà meridionali che si sono attivate in questo settore.

Argomenti di questa pagina:
Sicilia, centri sociali
 

 


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