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articolo d'archivio di Girodivite mensile delle città invisibili

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Girodivite - n° 61 / febbraio 2000

Sessantanove morto che parla!

di SF. - Recensione a: La FIAT in mano agli operai : L'autunno caldo del 1969 / Diego Giachetti, Marco Scavino. - Biblioteca Franco Serantini, 1999. - ISBN 88-86389-52-3 [Lit. 30.000]. - Con scheda bibliografica.

Quello di Giachetti e Scavino è forse il libro più documentato pubblicato su un periodo cruciale della nostra storia sociale recente. La stagione di intense lotte sociali, presto chiamate "autunno caldo", su cui è stato attuato un piano reale di rimozione. Chiunque chieda a un qualsiasi ragazzo/a oggi ventenne di dire cosa è stato l'autunno caldo o che cosa sia lo Statuto dei lavoratori è difficile ottenga risposta. Mentre la parte governativa e politica ufficiale celebra i cento anni della FIAT, e il partito di governo il suo primo congresso ufficiale al Lingotto di Torino (DS, gennaio 2000), la ricostruzione di Giachetti e Scavino rivendica le ragioni e i dati di un'altra storia. Una storia che è anche storia di un "miracolo": quello di una fabbrica che non era solo una fabbrica, ma un vero Stato nello Stato, la Fiat di Valletta che aveva eliminato qualsiasi presenza sindacale seria al proprio interno e avviato per i propri bisogni uno dei più grossi fenomeni di esodo interno conosciuti nella storia contemporanea (l'emigrazione dal Sud al Nord), al cui interno all'improvviso sorgono lotte e rivendicazioni di tipo sindacale, che si saldano a lotte e rivendicazioni esterne e tutte insieme rischiano di travolgere non solo il sistema padronale ma anche quello sindacale e dei rappresentanti storici operai. La Fiat non era solo "la" fabbrica fordista per eccellenza, in Italia, contrapposta anche ideologicamente al tentativo di "terza via" di Adriano Olivetti, ma un vero Stato, con regole e gerarchie proprie separate dal resto della realtà italiana e dalla stessa Confindustria. Lo mostra la sua organizzazione interna, la propria strutturazione urbana, il costituirsi persino di una propria polizia e di un proprio servizio segreto. Basti pensare al sistema con cui veniva reclutata la manodopera, attraverso un processo di selezione dei giovani provenienti dal Sud utilizzando schede informative fornite da esponenti locali dei partiti ritenuti più affidabili - Dc ma anche Msi: per la Sicilia, scoprirà nel suo numero dell'ottobre 1973 la rivista "Controinformazione", i missini Giuseppe Palmeri (catanese), Salvatore Neri (area siracusana), Luigi Ferrari (ennese), Pirilli e Mellina (nel messinese) ecc. -. Con la capacità di imporre scelte strategiche economiche a livello governativo che avranno effetti di lunga durata sulla nostra vita collettiva: si pensi al programma di costruzione delle autostrade - con il mutamento che hanno apportato nel paesaggio e nelle modalità di spostamento degli italiani, con i piani faraonici portati avanti dai modernizzatori dell'epoca (Amintore Fanfani passerà alla storia per la "curva Fanfani", la deviazione fatta fare all'autostrada per poter passare vicino ad Arezzo sua città natale) -, ma anche alle scelte nel settore della fornitura di armi per l'esercito o la stessa scelta nuclearista - la Fiat era licenziataria per conto di uno degli oligopolisti americani del settore. All'interno di un sistema di ferro, funzionava la fabbrica "fordista" e vallettiana della cui realtà il libro dà testimonianza: ricorda un operaio alla lastroferratura di Lingotto, nel 1966: "Si usciva dalla fabbrica con i vestiti tutti bucati, perché quelle minuscole palline di fuoco saltavano dovunque e per quanto avessimo gli occhiali, per quanto uno si coprisse, quelle ti arrivavano in faccia, sui polsi, sulle caviglie, fino in pancia... e facevano male. Quando dovevo saldare dei piccoli particolari sulle scocche, per quanto avessi i guanti, finivo col 'saldarmi' le dita". E nel 1969, alla pomiciatura di Mirafiori: "Lavoravamo con l'acqua fin sopra le ginocchia e quando dovevano andare al gabinetto la facevamo lì, tanto, acqua più acqua meno..." (p. 16). Il saggio è diviso in due parti, "L'autunno caldo", più attento alla ricostruzione, e "Un tentativo di interpretazione" (a opera soprattutto di Scavino) che pone alcune questioni di dibattito: "una 'nuova' classe operaia?", "culture politiche a confronto", "la questione dei delegati", "il 69 come fattore di crisi". Probabilmente è questa la parte che si presta maggiormente alla discussione. Il quadro complesso della società italiana dell'epoca, dove le diverse tensioni alla modernizzazione tendenti a porre desideri e bisogni altri si ponevano accanto a forti elementi di conservazione e di arretramento. In questo modo la conflittualità interna alla fabbrica per il salario, per l'ambiente, i tempi e l'organizzazione del lavoro si sono trovati a saldarsi con gli effetti dello sviluppo diseguale che la società italiana aveva conosciuto negli anni Cinquanta. Gli studenti e la "contestazione" certamente, il desiderio di una più vera identità di classe, il bisogno di auto-rappresentazione e auto-organizzazione con cui scavalcare il blocco del sistema politico. Bisogni e sogni "dal basso" che si concretizzano in forme di contestazione permanente al sistema, nella vita quotidiana. E che certamente il riformismo moderato (Carlo Donat Cattin) non sarebbe stato in grado di soddisfare. A introdurre una variante decisiva ci pensò la strage di piazza Fontana (12 dicembre 1969) a Milano: la strategia della tensione servì, fino all'autunno del 1980 (la "marcia" dei 40 mila a Torino), a radicalizzare le posizioni su un terreno di scontro non più solo politico o sociale ma militare. I limiti di spazio ci impediscono di analizzare oltre. Ci piace ricordare un passo di Fernando Pessoa: "Prima di noi sugli stessi albereti / è passato il vento, quando c'era vento, / e le foglie non parlavano / in maniera diversa da oggi". Negli anni Settanta molto vento è passato, a un certo punto il vento è parso diventare tempesta per poi diventare brezza e calma piatta. Una calma minacciosa, smemorata. E' anche attraverso la lettura di libri come La FIAT in mano agli operai che abbiamo la possibilità di ricordare e di ritrovare alcuni dei motivi della nostra storia collettiva.

Argomenti di questa pagina:
Italia, storia 1969, autunno caldo, sindacato
 

 


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