articolo
d'archivio di Girodivite mensile delle città invisibili |
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Girodivite - n° 61
/ febbraio 2000
Tòh chi si rivede, l'Inquisizione...
di S.F. - Recensione a: La lingua e il boia / Benito La Mantia. - Ragusa
: Punto L, 2000. - Lit. 15.000. Vedi anche scheda bibliografica.
Sull'Inquisizione ci era capitato di leggere alcuni mesi fa
un piccolo (98 pagine) prezioso volumetto, edito nel 1991 dalla
casa editrice catanese CUECM, L'Inquisizione in Sicilia di Henry
Charles Lea, introduzione di Santi Correnti, traduzione di Terry
Delle Lande. Vi si parlava delle vicende dell'Inquisizione in
terra di Sicilia, l'azione "riformatrice" di Caracciolo che pose
termine alla faccenda facendo tra l'altro bruciare gran parte
della documentazione con il nobile scopo di evitare il perpetuarsi
della brama di vendetta da parte delle famiglie delle vittime
- riguardo ai vari delatori e denunciatori e soprattutto riguardo
ai potenti destinatari dei beni delle vittime che venivano per
prima cosa sequestrate e ridestinate in modo spartitorio. E' poi
stata la volta di un corposo romanzo storico (656 pagine), Q,
"caso letterario" anche per il vezzo dell'autore di voler utilizzare
un alias "anonimo" della cultura cyber, quello di Luther Blissett,
edito da Einaudi nel 1999. Qui la "scena" si allargava al paesaggio
germanico e olandese, l'epoca degli scontri ideologici e sociali
tra Riformati e i devoti e interessati conservatori della Chiesa
Cattolica e romana. Nel romanzo vi appariva citatissimo il nome
di un grande inquisitore, quel Gian Pietro Carafa che divenne
poi terribilissimo papa con il nome di Paolo IV. Ritrovo ora la
presenza di Carafa in un saggio storico, apparso nel gennaio 2000
per i tipi di Punto L, casa editrice anarchica ragusana. Ne è
autore uno storico, Benito La Mantia, che ha compiuto oneste ricerche
d'archivio per ricostruire la vicenda che vede protagonista un
letterato, Niccolò Franco. Franco era nativo di Benevento (1515),
passò giovane prima a Napoli poi a Venezia dove fu alle dipendenze
di Pietro Aretino. All'epoca si faceva il mestiere d'intellettuale
o potendo disporre di proprio per origini familiari, oppure grazie
al mecenatismo di nobili e prìncipi in cambio di servigi cortigiani
(Ariosto ne fu tipico esempio). Con Aretino si avvia una prova
d'indipendenza d'intellettuale, quella che lo pone sulla strada
del giornalismo. Aretino mette insieme una azienda della produzione
letteraria che ha il fine anche di rendere lucrativo il mestiere
di chi può diffondere informazioni riguardo a ricchi e aristocratici,
le loro attività illegali dal punto di vista morale o di legge:
chi non voleva la diffusione di tali materiali compromettenti
bastava che pagasse. Aretino fu un maestro di questo tipo di giornalismo
letterario. Franco imparò il mestiere da Aretino, arrivò a divenirne
segretario ma poi volle mettersi in proprio. Aretino non glielo
perdonò, mandò un paio di sicari per farlo fuori, lui riuscì a
sfuggire rimanendo tuttavia sfregiato ma capì che Venezia non
era ormai per lui ambiente adatto e emigrò. Si mise alle dipendenze
di vari signorotti italici, per approdare infine a Roma. Sono
anni decisivi per la storia della Chiesa cattolica. Gli anni del
lunghissimo concilio di Trento (iniziato nel 1545, ebbe termine
nel 1563 dopo alterne vicende), dell'attività della Congregazione
cardinalizia per esercitare il sant'Uffizio dell'Inquisizione,
voluta da Paolo III nel 1542, dell'istituzione nel 1559 (sotto
Paolo IV) dell'Indice degli autori e dei libri proibiti. Nel 1568
sono pubblicati il Catechismo e il Breviario, strumenti della
controffensiva cattolica paolina. Altro dato non secondario: secondo
alcune valutazioni odierne, tra il 1560 e il 1630 morirono sul
rogo, accusate di stregoneria, circa 20 mila persone. Franco fu
un poligrafo, scrisse davvero di tutto: si ricordano la sua raccolta
di cento epigrammi latini intitolata Hisabella (1535), lettere,
un romanzo di tipo boccacciano (Filena), e la serie di rime e
prose contro Aretino (Pistole vulgari, 1539; Dialoghi piacevoli,
1539; Sonetti contro Aretino, 1541; Priapea, 1541). In poesia
fu quelle che oggi viene chiamato un "antipetrarchista", appartenente
cioè a quel filone produttivo che si staccava in vario modo ai
modi della verseggiatura "ufficiale" e inoffensiva dell'epoca.
Ne scrisse tra l'altro un opuscolo, Il petrarchista (1539), interessante
appunto per le prese di posizione contro il petrarchismo dominante.
Per qualità letteraria non fu all'altezza del ben più dotato Aretino.
E oggi probabilmente la sua importanza all'interno della storia
italica sarebbe limitata alle alterne vicende della manualistica
letteraria - più o meno sensibile a privilegiare tutori dell'ordine
o eccentrici in odor di eversione o rimarcarne moralisticamente
le attitudini ricattatorie e calunniatrici - se Franco non fosse
incorso nelle maglie dell'Inquisizione, e la sua vicenda assumere
tanta più importanza quanto più si consideri che di tutta la documentazione
d'archivio riguardante i processi dell'Inquisizione in Europa
noi possediamo le carte riguardanti cinque soli processi - tra
cui queste del Franco. Dello stesso famoso processo a Giordano
Bruno (finito al rogo nel 1600) ci è pervenuto il solo riassunto
finale (ritrovato e pubblicato negli Archivi vaticani da monsignor
A. Mercati nel 1942, poi ripubblicato e integrato con altra documentazione
proveniente dall'Archivio del Sant'Uffizio da Luigi Firpo ne Il
processo di Giordano Bruno, 1948) che gli inquisitori erano tenuti
a stilare al termine del processo, con la terminale consegna dell'imputato
al braccio secolare e l'ipocrita invito a che non gli venisse
torto capello - come d'uso. Franco finì impiccato a Roma nel 1570
a causa dei suoi scritti. Una vicenda in cui sfortuna e vicende
della politica e della religione storica si intrecciano. A Roma
Franco si arrabattava come poteva, servendo le varie famiglie
dei potenti. Si dedicava tra l'altro anche alle pasquinate, e
alla diffusione di materiale infamatorio e esaltatorio, a seconda
di chi lo pagava. Era finito anche in prigione, a causa dei Priapea
con cui dileggiava in maniera oscena Paolo III Farnese, ma dopo
una buona strigliata era stato rimesso in libertà. Ancora Carafa
regnante, aveva raccolto un bel po' di sonetti scritti da lui
ma anche di vari suoi amici, tutti di tono anti-carafiano. All'indomani
della morte di Carafa il popolo romano era insorto e aveva bruciato
tra l'altro il Palazzo dell'Inquisizione che proprio Carafa aveva
fatto erigere. Solo che poi i capi della rivolta erano stati giustiziati
dal successore di Carafa, un Medici, Giovanni Angelo che prese
il nome di Pio IV, famiglia avversa ai Carafa ma che ristabilì
l'ordine - provvedendo del resto a impiccare Carlo e Giovanni
Carafa, il primo accusato di malversazioni il secondo per l'assassinio
della moglie. I due erano tra i tanti nipotini di Carafa, che
questi aveva beneficiato in maniera esagerata - Carlo Carafa era
tra l'altro un ex soldato di ventura fatto improvvisamente cardinale
e messo a capo della politica internazionale della Chiesa con
risultati disastrosi. Il successore del Medici nel 1566 fu il
pupillo del Carafa, Antonio Michele Ghislieri, che prese il nome
di Pio V - e che sarà santizzato nel 1712. Con lui, ex grande
inquisitore, la repressione tornò a estendersi. La casa di Franco
fu perquisita, gli furono trovati i documenti compromettenti.
Franco prima negò poi, sottoposto più volte a tortura, cercò di
limitare i danni dando nomi di intellettuali morti da tempo oppure
lontani e non perseguibili della furia inquisitoriale quali coautori
di quelle rime. Si comportò meglio che poteva. Fu, come dicevamo,
impiccato.
Ultime annotazioni: è importante che questo libro sia edito
oggi, in anno "giubilare". La presentazione del libro è avvenuta
a Catania il 2 febbraio a cura della federazione anarchica siciliana
(FAS), al centro sociale occupato Experia - anche questo mi sembra
da sottolineare positivamente, nel pieno dei festeggiamenti catanesi
per la patrona Agata. Mentre le televisioni ci dicono dei malumori
papali riguardo alla programmata manifestazione gay a Roma, e
dall'Austria proviene la notizia del nuovo governo in cui si ritrovano
assieme esponenti del partito cattolico e del partito dell'estrema
destra neonazista.
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Argomenti di questa pagina:
Inquisizione, cattolicesimo, Benico La
Mantia, Niccolò Franco.
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Released online: February, 2000
******July,
2000
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