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articolo d'archivio di Girodivite mensile delle città invisibili

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Girodivite - n° 59 / dicembre 1999 - Danilo Dolci

Una intervista


COLLOQUIO CON L'AUTORE

a cura di Pennisi

La tua concezione della poesia aborre la vivisezione dei generi nella poetica tradizionale e maggiormente la settorialità dei saperi nel processo della conoscenza scientifica. Sappiamo dai tuoi libri come ti è necessario il contributo di civiltà ed esperienza dei semplici, anche analfabeti.
Mi puoi accennare ad una occasione o momento storico in cui la poesia ha potuto coralmente concretarsi e manifestarsi?

La vita, essenzialmente, è una.
Poesia è costruire vita coi più diversi modi e le più varie materie. Come parole, musica e la danza per secoli si sono espresse insieme (e ancora talora sono fuse, sovente pur nei giochi dei bambini in ogni regione del mondo) così in certe zone in certi tempi si sono maturati collettivi capolavori. Venezia nel seicento-settecento è indicativa. Al Ponte di Rialto, nel mercato di frutta e verdura vi erano le ceste della musica: non si ascoltava, si faceva musica. Vi erano 17 stamperie di musica, il canto e il flauto (dolce) diffusi nelle case, ognuna bella a creare lo scenario di un campiello, e con gli altri campielli una città miracolo: tra i musicisti eccelsi Vivaldi era tenuto per contratto a comporre ogni due settimane, nuovo, un concerto; pittori e scultori cercavano scoprire nuovi aspetti del vivere; gli esperti all'Arsenale collaboravano con Galileo (che abitava nella vicina Padova) a costruire lenti e telescopi per le ricerche, ovunque, nel profondo cielo, per discoprire il cosmo. Galileo, stimato dalla gente "esimio potatore" nel suo orto. Determinante al crescere di ogni arte, come anche in Firenze, il contributo del popolo che andava in processione a celebrare il capolavoro riconosciuto. A Venezia il linguaggio popolare non raramente ancora è poetico. Questo è solo un esempio, pur eccelso.
Anche oggi è possibile ammirare i giardini buddisti nell'Oriente o gli odierni villaggi costruiti poeticamente in Finlandia, a Toronto e anche altrove.

 

Come si è sviluppata specificamente e praticamente nel tempo la tua interazione-collaborazione con poeti, filosofi, storici, biologi, scienziati, economisti, cultori della città, politici delle più diverse estrazioni democratiche, semplici impegnati nella ricerca più complessa, e in che misura è per te possibile una interdipendenza trasversale del sapere?

Come da Partinico si sia cercato di far crescere, e ancora stia crescendo via via attorno in Sicilia, in Italia, nel mondo, un vivo tessuto maieutico, pur molto acerbo ancora, so poco. La coscienza della mia ignoranza promuovendo domande, ha certamente suscitato ricerca in chi provava a rispondere. All'inizio, e pure in seguito, in ogni ambiente. Talora chi cercava intensamente, riconoscendosi nell'esperienza nostra scriveva (come Aldo Capitini), o veniva a trovarci per sapere e per collaborare (come Aldous Huxley, Erich Fromm, Johan Galtung, Tommaso Fiore, Carlo Levi, Bruno Zevi, Lucio Lombardo Radice, Paolo Alatri, Lamberto Borghi, Gastone Canziani, Clotilde e Maurizio Pontecorvo, Paolo Sylos Labini, Paulo Freire, George Friedman, Bogdan Suchodolsky), o arrivava solidale se eravamo in pericolo (Franco Alasia, Guido Calogero, Elio Vittorini, Norberto Bobbio, Piero Calamandrei, Cesare Zavattini, Eric Descoeudres), o mi invitava nel suo laboratorio per confrontare metodi e ipotesi (Noam Chomsky, Ross Waller, Gunnar e Alva Myrdal, Joan Robison, Piero Sraffa, Denis Mac Smith, Mario Luzi, Andrea Zanzotto, Lorenzo Milani, Andrea Canevaro, Luca Cavalli Sforza, Leopold Senghor, Scott Kennedy, Bertrand Russell, L'Abbè Pierre, Martin Niemö ller, Jacques Vonèche con Jean Piaget, Lewis Mumford, Edward Kardely, il Pandit Nehru). Per quanto ho potuto e saputo, ho cercato nel tempo di connettere l'esperienza di questi straordinari eppure semplici ricercatori, anche tra loro.
Quali erano i nuclei dei comuni interessi? Forse:

        - come valorizzare creature e ambienti;

- come trovare le strutture autentiche, le più valide al crescere                  comune;

- come focalizzare il combinarsi dei sistemi clientelari-mafiosi, violenti e parassitici;

        - come provare l'efficacia dei conflitti nonviolenti.

All'inizio venivano d'estate molti giovani per sapere e anche ad aiutarci (Alberto Piazza, Guido Neppi Modena, Paolo Ceccarelli, Vito Ferro, Alberto L'Abate, Raimondo Catalano) che ora sono stimatissimi professori universitari o presidi di facoltà.

Fondamentale, da oltre dieci anni, ci è stata la continua e qualificata collaborazione di Germano Bonora da Agropoli, di Nino Mangano dell'Università di Messina, degli amici svizzeri facenti capo al gruppo di Basilea, e poi, via via, dei gruppi attivi di Palmi Calabro, Lucca-Pisa, Acireale-Santa Venerina, Vignola-Modena, Parma-Collecchio, Cortandone-Asti-Torino, Firenze-Prato, Calenzano-Firenze, Pontedera-Pisa, Villanovaforru-Cagliari, Barga, Barcellona e Brolo, Rimini e San Marino.

Nel frattempo tutte le iniziative promosse nella Sicilia occidentale, soprattutto le cooperative, si sono autogestite (non ero venuto in Sicilia per sostituirmi all'iniziativa locale) e sono sanamente cresciute. Unici fallimenti, finora, le iniziative affidate alle istituzioni (il Comune di Partinico e Trappeto).

 

Ha l'impoetico della realtà odierna probabilità di metamorfosi e assimilazione in una visione nuova del mondo anche per l'aspetto civico-territoriale?

Nei paesi e nelle cittadine che attorniano il nostro Golfo di Castellamare si sta approfondendo un tentativo di strutturazione organica per l'interessamento degli amministratori e dei sindacalisti di tutta la zona, con l'apporto tecnico-scientifico di Giuseppe Nobile.
I più esperti sociologici e "cultori della città" nel mondo ormai convengono sulla necessità di valorizzare strutture essenzialmente maieutiche per ottenere la crescita più sana di territori e popoli. Bruno Zevi ha condotto una battaglia lunga e complessa, artisticamente qualificata e coraggiosa in questo ambito. (Si esprime paradossalmente, spesso? Ha sostenuto un Pannella sempre più alla deriva? Sì, ma è pur stato collaboratore intimo di Frank Loyd Wrigt, il maggiore architetto del secolo, e fine interprete dei più autentici).
Ervin Laszlo e Mauro Ceruti hanno rilevato recentemente che, dal punto di vista della scienza della complessità, "la struttura maieutica è semplicemente necessaria".

Da anni ricerchi con educatori, poeti e scienziati, promuovendo incontri e seminari in tutto il mondo (documentati in "Comunicare, legge della vita", Lacaita 1995), come strutture e processi maieutici esperiscono un nuovo modo di pensare e di rapportarsi agli altri creativamente.
Nell'epoca in cui dominio e trasmissione ci violentano tentando disumanizzarci, credi possibile sensibilizzare ognuno alla urgente esigenza di educarsi a comunicare e a concepire il progresso come integrato con la valorizzazione ambientale, in un auspicabile rapporto poetico con il mondo?

E' interessante notare come le ormai cinque edizioni di "Comunicare, legge della vita" ormai rappresentino l'approfondirsi-ampliarsi di un fronte maieutico che, quando abbiamo avviato 16 anni fa l'iniziativa con Noam Chomsky, Paulo Freire e Mario Luzi, sembrava del tutto utopica. La distinzione fra il potere e il dominio, il trasmettere e il comunicare, la pratica e l'esperienza, da vari centri del mondo - sia pure sempre troppo lentamente rispetto le tragedie in cui viviamo -, si avvia a concretarsi sempre più nitidamente.
Il maturare della conoscenza, della coscienza del mondo, avviene lentamente: nella misura in cui la gente può sperimentare, può svegliarsi a scegliere. E' difficile, ma non impossibile. Si tratta nientemeno di smascherare e rovesciare le abitudini e i vizi millenari del dominio verso le necessarie strutture maieutiche.
Devo confessare un rimpianto, un'autocritica. Poichè ho sempre pensato che resistere alle difficoltà è arduo ma resistere al successo è molto più arduo, in molti casi non ho alimentato, quasi per pudore, il corrispondere con persone che pur molto contribuivano al riconoscimento del nostro, del mio lavoro. E ora quasi con rimorso penso a loro: Paolo Alatri, ad esempio, Giancarlo Vigorelli, Aldo Visalberghi, Carlo Bo, Giacomo Manzù, Bruno Munari, Jerre Mangione. Ma soprattutto a Romano Bilenchi, Italo Calvino , Norman Cousins, Zeth Abrahamsson, Ignazio Silone.

 


Released online: December, 1999

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