NOVITA' DISCOGRAFICHE. IN DUE CD, UN RECUPERO DELLE CANZONI
POPOLARI E DI LOTTA
Storie d'Italia in musica e parole
Mauro Palmas propone "A volte ritornano", con la voce di Elena
Ledda. Materiali sonori inediti per i Franti
- GUIDO FESTINESE -
L a memoria, notoriamente, è merce
deperibile e fastidiosa. La rincorsa beota all'up-to-date, all'aggiornamento
senza fastidiosi criteri di giudizio rende meglio, avvolge in
una confortante cappa di oblio, dilata un presente asfittico e
normale. Chissà quanti pacchi dono musicali, in
questo periodo, andranno a confortare il gran ballo della rimozione
sotto l'albero natalizio. Si sprecheranno, siamo certi, le etichette
adesive sulla fine del millennio, sul futuro che avanza,
sul tempo reale veloce come un clic sulla tastiera. Nel minestrone
istantaneo ogni ghirigoro sul pentagramma sarà confortato
della qualifica di evento. Purché non rammenti la
storia vera, quella di chi ha pochi approdi alla star-system,
la memoria lunghissima, il senso della storia, insomma.
In controtendenza voluta e rivendicata, ecco due suggerimenti
per far buona lezione di storia e di musica assieme, in nome di
una memoria per nulla disposta a concedere spazi ai miasmi revisionistici.
Il caso ha voluto che le due lezioni in compact disc buone per
tutte le generazioni siano uscite nello stesso momento, l'una
quasi il prologo all'altra. E non si creda, in entrambi i casi,
che i conti col passato significhino approssimazione musicale.
Tutt'altro.
Iniziamo con il magnifico viaggio in dodici tappe nella nostra
altra storia voluto da Mauro Palmas, e registrato in terra
di Sardegna con l'aiuto della voce incantata e terrigna di Elena
Ledda. A volte ritornano (sottotitolo: "cento anni di speranze
italiane nel canzoniere popolare") è una delle più
riuscite operazioni a tutt'oggi tentate di racchiudere in nuove
musiche il drammatico controcanto popolare alle lotte sociali
che hanno attraversato la penisola dal tempo delle camicie rosse
di Garibaldi a quello di chi il nome di Garibaldi ha assunto con
fierezza per denominare le proprie brigate di combattenti della
libertà contro nazisti e repubblichini. Non si tratta né
di supponenza, né di nostalgia, non c'è ombra di
retorica né pedanteria filologica, in questo piccolo ma
luminoso esempio di libro di storia alternativo costruito con
le canzoni, la storia che non è finita nelle versioni ufficiali.
Oltre a Elena Ledda, Mauro Palmas ha voluto nelle registrazioni
Simonetta Soro, voce, Maurizio Geri, voce e chitarra, Gabriele
Mirabassi, clarinetto di radiosa efficacia, Silvano Lobina, basso,
Alberto Pisu, batteria, Serge Desaunuy: un cast a mezza strada
fra folk music e jazz creativo, in modo da costruire sull'antico
tessuto melodico insospettabili ricchezze di accenti, aperture
luminose, soluzioni sonore tanto dirette quanto sorprendenti.
Un caso per tutti: l'incredibile versione di Bella ciao
che chiude la raccolta, scaturendo da un rutilante impasto di
swing sulle corde, come il jazz gitano che suonava Django Reinhardt
nell'Europa abbrutita da altre intolleranze. Il brano più
antico, Cassisia agghia 'intu, un canto dei primi del '700
è nato durante la guerra di successione spagnola, cui la
creatività popolare ha regalato una succosa integrazione
che rovescia il senso originario di fatalismo indifferente: non
è importante che trionfi Filippo V o Carlo Imperatore,
Marx ha insegnato che è necessario sconfiggerli tutti,
i tiranni. E ritroviamo in nuova veste Otto ore e Italia
bella mostrati gentile, ma anche la straziata verve antimilitarista
sulla mattanza della Grande guerra di Gorizia. Se qualcuno
vuol fare esercizio di memoria recente, può rammentare
che nel '64, al Festival di Spoleto, quando il Nuovo canzoniere
italiano intonò Gorizia scattò una denuncia
di due solerti ufficiali per essere, quella canzone, "lesiva dell'onore
italiano".
Chissà quante occasioni di "lesione dell'onore italiano"
troverebbero i due militari oggi ad ascoltare la seconda chicca
della memoria da mettere sotto l'albero, un cofanetto rosso fuoco
di elegante povertà che fascia tre cd e un libretto, e
reca la scritta Franti. Non classificato 1978/1987/1999.
Tutto, ma proprio tutto quello che esiste di registrato per testimoniare
l'intera e cruciale esperienza del più combattivo e ragionato
gruppo musicale antagonista nato in Italia. A prezzo speciale,
30mila lire, ricavato interamente devoluto alla sopravvivenza
di A/Rivista anarchica, tribuna non solo della parte anarchica
dei movimenti, ma di ogni istanza realmente libertaria e antiautoritaria.
Fondi neri nel senso letterale, siete avvertiti. "Franti
sei tu ogni volta che dalle macerie costruisci un nuovo spazio
di libertà", raccontano le note: e i primi assaggi di spazi
di libertà di quel gruppo raccontano di cantine riassettate
alla meglio, di ultimi fuochi dei Circoli del proletariato giovanile,
di resistenza a oltranza negli anni dell'arroganza e delle Milano
da bere, dell'intelligenza politica dei "messaggi in bottiglia"
lanciati anche nel buio, trovando nuova sponda nell'area magmatica
dei "nuovi" centri sociali, dei cani sciolti, dei punx anarchici
e telematici. Da Pavese e Che Guevara a Marcos e Hakim Bey, insomma:
un altro modo per cantare Bella Ciao, mille modi per mescolarsi
"con tutti quelli che strenuamente vogliono la luna". Impossibile
dar conto della ricchezza di situazioni (spesso catturate con
un registratore a cassette in case di compagni, o negli studi
di Radio Popolare, o in concerti) e del labirinto di musiche che
Franti ha incrociato nella propria storia. Le cover di Robert
Johnson papà del blues, i ricordi di Lou Reed, Bob Dylan
e Linton Kwesi Johnson, le dediche a Demetrio Stratos, i lampi
intelligenti e rabbiosi di un nuovo "canzoniere popolare" che
ha fatto tesoro del free jazz nero e assertivo, del "rock in opposition"
europeo, della cruda e non mediata comunicazione diretta del punk.
Un ventennio senza smemoratezze. Su tutto, la voce immensa e gentile
di Lalli, un monito di saggezza che per fortuna anche noi del
Manifesto abbiamo raccolto. "Non si tratta di grande arte, ma
di una grande forza e di un grande cuore per andare avanti", dice
Franti semplicemente. Per chi si vuol mettere alla ricerca di
quest'onda di memoria: droli
inrete.it (per A volte ritornano) e marcpan
tin.it (per Franti).
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